Tecnologie e digitalizzazione: rafforzare chi supporta le persone con disabilità

Il ruolo delle équipe multiprofessionali per superare le barriere nell’accesso alle tecnologie assistive, nonché la necessità di investire nella digitalizzazione di servizi forniti alle persone con disabilità anche in àmbito sociale, il tutto regolamentando meglio l’intero settore delle tecnologie utilizzate dalle persone con disabilità: su questo si sono soffermati i rappresentanti delle Associazioni AIAS e Cromosoma 2.0, durante un’audizione al Senato, riferita a un’indagine conoscitiva sul funzionamento e la gestione dei servizi sociali, con particolare riferimento all’emergenza da Covid

Realizzazione grafica dedicata alle tecnologie assistive

Una realizzazione grafica dedicata alle tecnologie assistive (ausili)

«Molte nuove tecnologie per aumentare le autonomie delle persone con disabilità e la loro inclusione e partecipazione sono ormai disponibili, anche se si tratta di un settore in continuo sviluppo. La pandemia ha messo in evidenza non solo la loro importanza, ma anche le difficoltà di implementare percorsi di supporto alla loro scelta, acquisizione e all’uso corretto. La maggior parte dei cittadini che ne potrebbero beneficiare necessita infatti di un supporto che spesso i servizi sanitari, sociali o educativi territoriali di riferimento per le persone non sono in grado di fornire. Esistono già esperienze importanti di Centri Ausili con équipe multidisciplinari in Italia, con modelli di intervento codificati, come il Centro Ausili dell’Emilia Romagna, voluto dalla Regione e gestito dall’AIAS di Bologna, in base a un contratto con l’AUSL di Bologna, e altri Centri Ausili aderenti all’Associazione Nazionale GLIC, ma il loro ruolo andrebbe maggiormente riconosciuto e rafforzato su tutto il territorio italiano. E del resto, il Legislatore ha di fatto riconosciuto l’importanza del contributo di équipe multidisciplinari nell’àmbito del percorso che porta alla scelta e all’autorizzazione all’acquisto di ausili non tradizionali, prevendendo nei nuovi LEA [Livelli Essenziali di Assistenza, N.d.R.] un suo possibile ruolo».
Lo ha sottolineato Massimiliano Malavasi, ingegnere rappresentante dell’AIAS di Bologna (Associazione Italiana Assistenza Spastici) e dell’AIAS Nazionale, in sede di audizione al Senato, presso la Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, nell’àmbito dell’indagine conoscitiva in corso a livello nazionale, sul funzionamento e la gestione dei servizi sociali, con particolare riferimento all’emergenza epidemiologica da Covid.
Insieme a Malavasi, ha partecipato all’audizione anche Laura Lecchi, legale dell’Associazione Cromosoma 2.0, entrambi invitati in base alla loro competenza sul tema del ruolo delle tecnologie a supporto delle persone con disabilità.

Oltre poi a sottolineare l’importanza del ruolo delle équipe multiprofessionali per superare le barriere nell’accesso alle tecnologie assistive o in situazioni complesse dal punto di vista sanitario e/o sociale, Malavasi ha lanciato un ulteriore messaggio, riguardante la necessità di investire nella digitalizzazione di servizi forniti alle persone con disabilità e alle famiglie con elementi di vulnerabilità al loro interno anche nell’àmbito sociale. «Laddove la digitalizzazione nella Sanità procede abbastanza rapidamente – ha dichiarato infatti – e se è vero che il mondo della scuola durante la pandemia ha scoperto la necessità di spostare i propri servizi agli alunni e alunne con disabilita online, anche se con tutte le difficoltà del caso, l’àmbito sociale rischia di rimanere indietro nell’inventarsi nuove forme e nuovi modi di rafforzare persone e situazioni e rispondere ai bisogni sociali. Questa necessità non riguarda soltanto il mondo delle famiglie e gli adulti con disabilità ma, in un Italia che invecchia rapidamente, anche il mondo degli anziani. E pure in questo settore mancano competenze strutturate, strumenti, modelli di riferimento e investimenti nella formazione».

Dal canto suo, Laura Lecchi ha messo in evidenza la necessità di «regolamentare maggiormente tutto il settore del concepimento delle tecnologie all’interno delle vite delle persone con disabilità». Secondo la legale, infatti, «mancano regole e interventi che rendano possibile alle persone l’effettivo accesso e uso delle tecnologie all’interno della propria vita in modo appropriato e in sicurezza. Questo quadro normativo dovrebbe essere trasversale a vari àmbiti e avere come punto di partenza il diritto della persona».
«Inoltre – ha aggiunto -, servono competenze in grado di valutare tutti gli aspetti da considerare e non soltanto l’appropriatezza delle apparecchiature dal punto di vista funzionale, ma anche l’impatto sulla privacy, sulla sicurezza in tutti i sensi, sulla pertinenza e appropriatezza rispetto al contesto d’uso indipendentemente che questo sia familiare, educativo, sociale o trasversale. Lo Stato, dunque, ha bisogno di creare le giuste premesse che permettano l’uso efficace delle tecnologie da parte delle persone con disabilità e a tal proposito servono investimenti in infrastrutture tecnologiche, in servizi e in formazione affinché la “somministrazione” e l’uso efficace delle tecnologie stesse si basino anche sulla concezione di regole condivise».
«È infine essenziale – ha concluso – la necessità di unire alla competenza informatica anche quella legale, specificamente in materia di diritto delle tecnologie digitali e privacy, in modo da proporre soluzioni efficaci alla disabilità e nel contempo conformi alle norme vigenti». (S.B.)

L’audizione (non sottotitolata) può essere ascoltata a questo link. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@aiasbo.it.

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