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L’evoluzione del libro e l’emancipazione delle persone cieche

Pieter Bruegel il Vecchio, "La parabola dei ciechi"

Pieter Bruegel il Vecchio, “La parabola dei ciechi”, 1568 circa, Napoli, Museo di Capodimonte

Dall’utilizzo in Occidente nel 1455 della stampa a caratteri mobili di Gutenberg, Google ha stimato che al 2010 siano stati stampati approssimativamente 130 milioni di libri diversi. Per più di quattro secoli l’unico vero medium di massa è stata la “parola stampata”.
I sistemi di scrittura nella storia del genere umano, almeno delle civiltà che conosciamo, sono tanti. Lasciare una memoria scritta è stata da sempre sentita come un’esigenza per tramandare la conoscenza ai posteri. Dal sistema cuneiforme dei Sumeri del 4000 avanti Cristo. al papiro degli Egizi del 2400 a.C., alla pergamena ricavata dalla pelle degli animali risalente al 200 a.C., ai codici romani, dove i cristiani trascrivevano preghiere e testi sacri.
Sebbene l’invenzione della carta risalga al 105 dopo Cristo in Cina, il primo vero libro stampato è dell’800 d.C. (sempre in Cina), dove viene inventato il primo processo di stampa con blocchi di legno. L’arte cinese, intanto, si evolve in un sempre più raffinato procedimento di stampa.
Chi perfeziona e porta questo sistema in Europa è, come detto, l’orafo tedesco Johannes Gutenberg. Il primo libro stampato con la nuova macchina è la Bibbia di Gutenberg, che vede la luce il 23 febbraio 1455 con una tiratura di 180 copie.
Dopo questo rapido excursus nella storia del libro, la domanda che nasce in riferimento alle persone cieche è: quando esse quando iniziano a fruire autonomamente della “parola stampata”?

Il Braille è stato sicuramente lo spartiacque tra il prima e il dopo: l’emancipazione delle persone cieche è iniziata da lì. Prima del Braille, i ciechi, quelli dei ceti alti, aristocratici o benestanti, non potevano fare altro che avvalersi della parola letta o detta da terzi. La tradizione orale era alla base della cultura dei pochissimi ciechi che potevano permettersela. Gli altri “orbi” erano destinati a una vita grama, di sacrifici e di elemosina.
Il più famoso mendicante cieco della storia della letteratura è Omero. Nell’antica Grecia la cecità era considerata una condizione necessaria per ricevere doni sovrannaturali dagli Dei. Dopo la Riforma Protestante del 1517, la concezione greca del cieco viene rovesciata, tanto che nella letteratura dell’epoca gli uomini senza vista sono vittime di scherzi oppure addirittura bruciati al rogo.

Dobbiamo dunque arrivare all’Ottocento per assistere a una vera e propria “rivoluzione culturale dei ciechi”. Infatti, non vi è dubbio che il Braille abbia causato una rivoluzione sociale e morale tra i ciechi di tutto il mondo. Prima di Louis Braille, per i ciechi i libri erano un orizzonte irraggiungibile, se non con la mediazione degli occhi e della voce di terzi o con la buona volontà di qualche benefattore che escogitava soluzioni bizzarre per pochi.
La diffusione del Braille è un processo che interessa quasi tutto l’Ottocento e il primo Novecento. Il primo libro in Braille viene realizzato nel 1827, ma il sistema comincia lentamente a diffondersi nella seconda metà dell’Ottocento, dopo la morte di Louis Braille avvenuta nel 1852. I libri in Braille vengono per lo più ricopiati a mano e utilizzati all’interno degli istituti dove sono ospitati giovani allievi ciechi. La cultura per le persone cieche resta pertanto confinata e selezionata all’interno di questi istituti.
In quegli stessi anni, per gli aristocratici o per i ceti più abbienti, chi perde la vista si avvale ancora delle letture ad alta voce da parte di persone remunerate allo scopo. È solo dal Novecento che iniziano a nascere le prime istituzioni per ciechi, che forniscono in prestito i libri Braille delle loro biblioteche. Queste biblioteche speciali sono di utilità per tutti i ciechi abili a leggere il Braille, pochi, però, rispetto a tutti gli altri che, nonostante i tempi, vivono ancora di elemosina e di umiltà. Tuttavia, per la diffusione della cultura, le difficoltà sono evidenti, dato che questi enti non sono diffusi capillarmente su tutto il territorio come le biblioteche comuni. Altresì i libri Braille restano oggetti preziosi da prestare e restituire.

Il primo magnetofono viene brevettato nel 1934. Utilizza nastri magnetici per registrare e riprodurre suoni. Inizialmente viene utilizzato per registrare concerti ed eventi politici. La registrazione a nastro si diffonde tra i ciechi a partire dagli Anni Sessanta, quando nel 1963 la Philips introduce la musicassetta e il primo registratore portatile.
In Italia, qualche anno prima si cominciavano a introdurre i Libri parlati, prima prodotti a bobina e poi in musicassetta, fino al breve passaggio da quelli in CD intorno al 2000, per arrivare all’MP3 di questi anni. È quasi un ritorno alle letture pre-Braille, con la differenza che libri in Braille e i libri parlati coesistono ora nella scelta libraria delle persone cieche.
I registratori a musicassette consentono ai ciechi del secondo dopoguerra più possibilità nello studio. Gli studenti ciechi, prima negli istituti e poi nelle scuole, ne fanno largo uso per registrare lezioni e libri di testo.

Anche se la prima sintesi vocale viene realizzata nel 1968, dobbiamo aspettare la fine degli Anni Ottanta e l’inizio degli Anni Novanta per sentire le prime voci artificiali parlare dalle scrivanie dei ciechi. A partire dagli Anni Novanta, infatti, tra i ciechi comincia a diffondersi l’uso del computer e della sintesi vocale, voce artificiale che legge tutto quanto viene mostrato a schermo. Da lì il collegamento tra lettura dello schermo e lettura di libri viene realizzato quasi immediatamente, anche grazie a un’altra tecnologia che si diffonde negli stessi anni, cioè il riconoscimento ottico dei caratteri, che consente attraverso uno scanner di acquisire il testo cartaceo dei libri a stampa comune e trasferirlo in digitale.
È in questi anni che nascono i primi servizi per ciechi di distribuzione di libri digitali, precursori degli attuali e-book. Sono anche le stesse persone cieche che condividono tra loro – a volte tramite floppy disk, altre attraverso trasferimenti via modem – file digitali di libri da loro stessi acquisiti. In un certo senso, i ciechi sono i precursori ancora una volta – prima con gli audiolibri, poi con gli e-book – dell’evoluzione del libro cartaceo al libro digitale o al libro audio, forme alternative di libro che oggi coesistono alla pari nella scena editoriale mondiale.

Il libro digitale e in generale l’informatica consentono al Braille di far sollevare i suoi puntini su un nuovo strumento elettronico: il display Braille. Anche se i display Braille sono nati quasi contemporaneamente ai primi home computer, a causa del loro costo elevato, questi dispositivi in Italia si diffondono a partire dal 1992, quando vengono inclusi nel Nomenclatore Tariffario del Servizio Sanitario Nazionale.
Da un lato chi è abituato a leggere i grandi volumi Braille perde la spazialità che trova col libro cartaceo, dall’altro guadagna la possibilità di avere un Braille riproducibile in tempo reale e all’infinito. Non solo, cominciano ad apparire anche i display Braille portatili che, oltre a rendere il Braille consultabile ovunque, consentono di prendere appunti, donando ai ciechi la libertà, al di là di una tavoletta Braille, di leggere e scrivere in autonomia anche fuori casa.
Il digitale ha contribuito anche ad ampliare la disponibilità di libri Braille cartacei. Grazie a periferiche di stampa Braille per uso domestico e professionale, il Braille su carta è diventato infatti riproducibile molto facilmente e in più copie. Anche se le prime stampanti Braille hanno visto la luce, in via sperimentale, alla fine degli Anni Sessanta, quelle che entrano nella disponibilità degli utenti privati vengono immesse nel mercato a partire dagli Anni Novanta.
Le stampanti Braille per uso industriale accelerano la loro velocità e migliorano la loro qualità, mentre il mondo informatico sviluppa software per poterne sfruttare al meglio le caratteristiche. In tal modo i libri in formato digitale diventano riproducibili in Braille all’infinito e la limitata disponibilità dei libri Braille in prestito viene abbattuta.

Oggi i ciechi possono scegliere se leggere un libro in Braille su carta, in Braille su display, a voce tramite una sintesi vocale o ancora a voce tramite gli audiolibri letti da professionisti.
Tutte le modalità di lettura, a partire dal Braille di duecento anni fa, sono nella disponibilità di tutti i ciechi, per i quali il tenore e la qualità di vita sono notevolmente migliorati. In futuro sicuramente ci saranno altre rivoluzioni di questo tipo: forse i ciechi potranno leggere e vedere le parole proiettate direttamente nella loro mente, forse la scienza farà in modo che essi possano tornare a vedere o forse sarà il sapere ad essere innestato direttamente nella memoria degli esseri umani. L’unica costante che però difficilmente cambierà scopo sarà la “parola” che, tramandata a voce, scritta a caratteri cuneiformi, in geroglifici, su pergamena, su carta in caratteri cinesi, in digitale attraverso uno schermo, in Braille mediante un display… sarà sempre l’unica portatrice per tutti gli esseri umani di umanità e sapere.

Autore e sviluppatore del software gratuito Biblos, utilizzato per stampare in Braille e in grafica tattile e diffuso in Italia e in altri Paesi. Analista programmatore non vedente ed esperto in accessibilità e usabilità, cura giornalmente un blog dedicato alla disabilità visiva all’interno del proprio sito.

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