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Le persone con disabilità hanno diritto a fare parte attiva della nostra società

Mario al lavoro nell'"Orto Giusto"

Mario al lavoro nell'”Orto Giusto”

Ho conosciuto Elena Improta [presidente dell’Associazione Oltre lo Sguardo di Roma, N.d.R.] qualche anno fa, quando l’assessore agli Affari Sociali del Secondo Municipio di Roma attivò uno sportello di consulenza contro la violenza alle donne al quale collaborammo con le volontarie del Telefono Rosa. Andai a trovarla nel suo ufficio. Conobbi anche suo figlio Mario, allora giovane diciassettenne con una grave disabilità al quale ha dedicato la sua vita.
Da allora abbiamo collaborato a tanti progetti, a tante iniziative. Ho sempre ammirato Elena come donna, come mamma, come grande combattente per i diritti delle persone con disabilità e delle donne. Negli ultimi tempi a Roma la vedevo sempre più preoccupata per Mario, che ogni giorno diventava sempre più insofferente, manifestando la sua rabbia con atti ogni giorno gravi.

Improvvisamente Elena mi telefonò, comunicandomi la decisione di lasciare Roma con il suo compagno Andrea. Andrea ama Mario, ha sostituito il padre biologico che non ha accettato la disabilità di suo figlio, e in questi anni ha sostenuto Elena e ha affrontato insieme a lei questo cambiamento di vita.
Ho approfittato del mio periodo di riposo per andare da loro ad Orbetello (Grosseto), dove hanno creato nuclei abitativi per il co-housing (modello Legge 112/16), spazi in cui operatori specializzati si occupano dei ragazzi con disabilità.
La Casa di Mario è uno spazio abitativo bellissimo in un posto gradevole, dal cui terrazzo si può ammirare la laguna con i diversi colori che ti regala durante la giornata. Elena e Andrea mi hanno parlato della realizzazione del progetto a cui stanno lavorando. Hanno altresì creato una forte partnership con la Cooperativa Beata Veronica 1878 (presidente Stefano Russo, un papà che ha avuto una grande intuizione), che ha dato vita ad un orto, L’Orto Giusto (referente Sonia Belluardo), con la collaborazione di un vivaio che ha messo a loro disposizione il terreno.
Nell’orto, insieme agli operatori, lavorano i ragazzi con disabilità. I prodotti vengono venduti ai ristoranti della zona, ai privati, a chiunque decida di visitare questa meraviglia.

Qualche settimana fa, piena di curiosità, mi sono recata a visitare L’Orto Giusto. Sono rimasta ferma ad osservare la felicità, la laboriosità di questi ragazzi. Mario mi ha accolto sorridendo e ho visto in lui un altra persona. Due occhioni splendidi, sereni, un viso disteso. Con la sua orticoltrice è andato a cogliere le melanzane e ha iniziato a confezionare la cassetta per un noto ristorante. Si fa tutto al risparmio, le cassette vengono raccolte dai rivenditori che altrimenti le avrebbero portate in discarica. Pulite, preparate con i diversi prodotti e consegnate.
I ragazzi partecipano alla consegna, il loro lavoro è a ciclo completo. Ho preso anch’io per la mia famiglia la cassetta che è stata immediatamente soprannominata La Cassetta di Mario.

Che altro dire di questo progetto, se non chiedere più attenzione da parte dei rappresentanti delle Istituzioni? Perché non creare un tavolo al quale dovrebbero partecipare non solo il Ministero della Sanità, ma anche quello del Lavoro, quello della Famiglia e delle Pari Opportunità e i rappresentanti di Associazioni Nazionali di persone con disabilità? E anche il Ministero della Famiglia, perché se le fondamenta della nostra società sono rappresentate dalla famiglia, è la famiglia che dobbiamo sostenere, specie dove ci sono persone con disabilità.
Bandi di concorso che richiedono progetti dove queste donne e questi uomini con disabilità possano essere impegnati in lavori utili alla società e a loro stessi. Tutti dovremmo partecipare attivamente all’inserimento sociale delle persone con disabilità, ma a maggior ragione le nostre Istituzioni. Non possiamo pensare di aver risolto il problema con il riconoscimento di una pensione di invalidità, queste persone hanno diritto a fare parte attiva della nostra società.

Ringrazio personalmente e a nome di tutte le volontarie Elena e Andrea per il loro coraggio, per la loro grande preparazione e disponibilità. Li ringrazio perché aver visto Mario e i ragazzi presenti felici, sorridenti, mi ha riempito il cuore di speranza. Un video [disponibile a questo link, N.d.R.] potrà illustrare meglio delle mia parole cosa sono riusciti a realizzare tre genitori quali Stefano, papà di Leo, ed Elena e Andrea per il loro Mario e per i ragazzi della ONLUS Oltre lo Sguardo.

Presidente di Telefono Rosa. Il presente contributo è già apparso in «Famiglia Cristiana.it» e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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