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Parole che descrivono il percorso emotivo di chi vive un’esperienza di ricovero

Penna che produce tante parole«La scrittura può essere un modo per raccontare se stessi, le proprie emozioni e desideri come persone». Era questo l’intento della prima edizione del concorso letterario Sempre Io, la manifestazione voluta dall’Istituto Riabilitativo Montecatone di Imola (Bologna) – la nota struttura di riferimento per la riabilitazione di persone mielolese o con grave cerebrolesione acquisita – insieme alla Fondazione Montecatone, che si è conclusa il 5 settembre scorso, in occasione della Giornata Mondiale delle Persone con Lesione al Midollo Spinale [si legga la presentazione del concorso a questo link, N.d.R.].

La cerimonia di premiazione è stata accompagnata da momenti fortemente toccanti; emozionante, in particolare, è stato il momento della lettura delle opere, fortemente apprezzate dai presenti, tanto che «la risposta della comunità di Montecatone è stata importante e significativa», dichiarano gli organizzatori del concorso, rivelando di essere già pronti per la seconda edizione di Sempre Io, che si terrà nel 2022 e in cui saranno ammesse al concorso anche le fotografie e i contenuti multimediali.
In generale, nel dare vita al premio letterario, l’obiettivo era quello di realizzare una sorta di archivio di opere e di materiali da utilizzare per la biblioteca della Fondazione Montecatone. Le storie sono state scritte da pazienti, ex degenti, familiari, operatori e volontari dell’Istituto.

Quattro le categorie in concorso: racconto, poesia, fumetto e Zirudèla (componimento in rima anche attraverso le diverse forme dialettali italiane). Ecco dunque i nomi dei vincitori: Maria Leonida Martino, Giacomo Murari e Francesco Vitale per i racconti; Valeria Luongo, Ahlam Khalaf, Filippo Brunacci e Giovanni Macrì da Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) per le poesie. Molte sono state anche le menzioni speciali assegnate.
In particolare, il primo premio per la sezione dei racconti l’ha ricevuto la citata Maria Leonida Martino, originaria di Ponza (Latina), con Un microcosmo, opera che descrive il percorso emotivo ed educativo di un familiare di un malato. Mentre con Giacomo Sempre Io, Giacomo Murari di Verona si è aggiudicato il secondo posto, per «avere tracciato molto bene il percorso emotivo di chi vive il ricovero in prima persona, con originalità, profondità e fantasia riflessiva illuminante», come si legge nelle motivazioni con cui la Giuria lo ha premiato. Infine, per la sezione delle opere in prosa, il terzo posto è andato a Francesco Vitale, originario di Isernia, operatore di servizio civile e anche degente del Montecatone per lungo periodo, per Il mio posto fisso, «una storia acuta e piena di humour che invita alla lettura».
Nella sezione delle poesie, come detto, il primo posto se l’è guadagnato Valeria Luongo, mamma avellinese di un ex paziente dell’istituto, con l’opera La speranza non muore. Al secondo posto Ahlam Khalaf, giovane donna di origini irachene tuttora ricoverata al Montecatone, con la poesia Libertà. Al terzo posto, infine, con Vorrei ricordare ma non posso, Filippo Brunacci, operatore della struttura ospedaliera di Montecatone.

Da ricordare, in conclusione, le menzioni speciali assegnate alle diverse opere. A tal proposito è degno di citazione il video realizzato dal vincitore della categoria Zirudèla, Giovanni Macrì di Barcellona Pozzo di Goffo, genitore di Roberta, paziente ricoverata da più di dieci anni nella struttura emiliana. A lei è stata dedicata la lettura in dialetto messinese del brano ’A Rinascita”.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Vito Colamarino (vito.colamarino@montecatone.com).

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