“Mettersi nelle scarpe degli altri”: l’empatia da ascoltare

Fino al 28 settembre la FEM (Fondazione Empatia Milano) porta in una piazza del nel capoluogo lombardo una maxi installazione dell’artista Clare Patey, una gigantesca scatola di scarpe dove, come in un negozio, scegliere e indossare un paio di calzature per camminare “nelle scarpe degli altri” ascoltandone le storie. Chi partecipa, quindi, può empatizzare con chi è “diverso” o lontano da sé e grazie all’ascolto della voce guida, vivere un’esperienza che consenta un atteggiamento di maggiore consapevolezza e minori pregiudizi

Gigantesca scatola di scarpe allestita a Milano in Piazza XXV Aprile

La gigantesca scatola di scarpe allestita a Milano in Piazza XXV Aprile

Fino al 28 settembre la FEM (Fondazione Empatia Milano), insieme a Levi’s®, con il contributo della Fondazione di Comunità Milano, porta nel capoluogo lombardo (Piazza XXV Aprile, ore 13-20) una maxi installazione dell’artista Clare Patey, una gigantesca scatola di scarpe dove, come in un negozio, scegliere e indossare un paio di calzature per camminare “nelle scarpe degli altri” ascoltandone le storie.
Si tratta di un allestimento esperienziale – una gigantesca scatola di scarpe, come detto -, dove chi entra non consuma oggetti, ma storie da ascoltare in cuffia, indossando le scarpe di chi racconta. Un modo semplice e immediato, dunque, per empatizzare con chi è “diverso” o lontano da sé. In tal modo, il fruitore, grazie all’ascolto della voce guida, può vivere un’esperienza che gli consenta un atteggiamento di maggiore consapevolezza e minori pregiudizi.
«Mettersi nei panni dell’altro – dice Petra Mezzetti, presidente della FEM -, e camminare con le sue scarpe, è un atto “rivoluzionario” che richiede il coraggio di provare a frequentare la vita di un’altra persona. Questa iniziativa esperienziale offre l’opportunità di incontrare qualcuno che potremmo non incontrare mai e in questo modo conoscere il volto di una Milano inclusiva, capace di dare ascolto alle fragilità e ai successi dei propri cittadini, e così contribuire alla crescita del senso di appartenenza a una comunità accogliente e coesa».

Le storie da ascoltare sono raccolte in trentuno audio ascoltabili (21 in italiano e 10 in inglese. Se ne legga anche a questo link) e contengono i racconti di persone che testimoniano la loro vita di ordinaria e quotidiana fatica nella città di Milano, ma non soltanto, al fine appunto di stimolare l’empatia in chi ascolta e cammina.
Sono storie di persone comuni, come quella di Leonardo, un giovane che racconta la storia di accoglienza verso il “settimo fratello”, un ragazzo con sindrome di Down che porta amore e scompiglio all’interno di una famiglia migrante, in una Milano che non c’è più. O come quella di Sebastiano, studente di 19 anni che inizia a dedicarsi al volontariato e all’assistenza dei senzatetto, offrendo bagnoschiuma e abiti puliti a chi non li possiede, sentendo in questo modo il prossimo come parte della propria vita. Ma ci sono anche alcuni racconti, nei podcast, che possono colpire data la loro vicinanza più stretta al nostro presente. Giovanni, infatti, è un giovane medico rianimatore in un grande ospedale milanese, e racconta, dal punto di vista di un operatore, l’emergenza sanitaria che tutti nel mondo stiamo vivendo e di come sia riuscito a conciliare questo lavoro con la famiglia e, soprattutto, con il carico emotivo che la pandemia ha comportato per i sanitari.
Queste sono solo alcune delle tante esperienze di vita che i volontari hanno voluto condividere con le loro scarpe, in questo evento da non perdere per chi è di Milano o per chi fosse interessato a riscoprire o sviluppare la propria empatia, un “passo” fondamentale per tornare a godere della vita con gli altri.

Ed è proprio con questo spirito che oggi, in epoca definibile come “post-pandemica” assume un nuovo e più ampio valore per ri-umanizzare il mondo questo progetto promosso dalla FEM, che ha prodotto e riadattato per l’Italia l’iconica opera dell’artista inglese Clare Patey, direttrice dell’Empathy Museum, traducendo in un allestimento esperienziale l’espressione inglese “mettersi nelle scarpe di qualcuno” (Walk a Mile in Someone’s Shoes).

Per ogni ulteriore informazione: Laura Belloni (laura.belloni@ideavita.it).

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