La marcia in più dei “Belfortissimi” verso Santiago de Compostela e oltre

779 chilometri percorsi a piedi in trenta giorni per il pellegrinaggio più famoso del mondo, quello che porta a Santiago de Compostela. Quindi altri 123 chilometri, per raggiungere la “fine del mondo”, Finisterre, il “chilometro zero” del cammino, un tempo considerato il termine delle terre conosciute. È stato il viaggio post maturità di Marco, Cristiano, Davide, Adam e Manuel, i “Belfortissimi”, cinque ragazzi marchigiani amici da sempre, e Marco quei 902 chilometri se li è fatti sulla “Joëlette”, sorta di “portantina” a ruota unica! Forse davvero nulla è impossibile se lo si vuole veramente

"Belfortissimi" a Finisterre, 2021 (questa e le altre foto dell'iniziativa sono state scattate da Lorenzo Spina e Giulia Compierchio)

I “Belfortissimi” brindano al loro arrivo alla “fine del mondo”, Finisterre, il “chilometro zero” del cammino, un tempo considerato il termine delle terre conosciute (questa e le altre foto dell’iniziativa sono state scattate da Lorenzo Spina e Giulia Compierchio)

Ne avevamo presentato il progetto, su queste stesse pagine, nel maggio scorso. Poi il 22 giugno sono partiti da Saint Jean Pied de Port, ai piedi dei Pirenei, in Francia, e il 21 luglio sono giunti a Santiago de Compostela. 779 chilometri percorsi a piedi in trenta giorni per il pellegrinaggio più famoso del mondo, quello che ha come meta la Cattedrale dedicata a San Giacomo, nella regione spagnola della Galizia. Quindi un’altra “manciata” di chilometri, per arrivare ad un totale di 902 e raggiungere la “fine del mondo”, Finisterre, il “chilometro zero” del cammino, un tempo considerato il termine delle terre conosciute.

È stato il viaggio post maturità di Marco, Cristiano, Davide, Adam e Manuel, cinque ragazzi marchigiani, cresciuti insieme e amici da sempre, che in quest’avventura sono stati accompagnati dalla mamma e dal fratellino di Marco, Michela e Ludovico, da tre giovani che si sono occupati delle foto, delle riprese video e del supporto logistico, seguendoli con un furgone, e dalla Joëlette, una speciale sedia a rotelle da fuoristrada. Già, perché Marco, detto “Schiara”, è un giovane con disabilità che quei 902 chilometri se li è fatti su una sorta di “portantina” a ruota unica che consente alle persone con mobilità ridotta di affrontare itinerari sterrati impraticabili su una comune carrozzina.

L’impavido gruppo si fa chiamare Belfortissimi perché, spiegano, «i cittadini del nostro paese, Belforte, in provincia di Pesaro-Urbino, si chiamano Belfortini. Belfortissimi nasce nel 2016, nella sala consiliare, un gruppo di 25 giovani che all’epoca avevano dagli 11 ai 20 anni, uniti per fare delle cose insieme».
Tra le iniziative promosse fino ad oggi, tutte con lo scopo di rinsaldare il senso di comunità del piccolo borgo, senza dubbio questo viaggio è stata la più eclatante e ardua, anche dal punto di vista organizzativo. Una scelta inusuale come regalo per la maturità: generalmente, infatti, vengono predilette destinazioni più mondane, mentre loro hanno puntato verso Santiago «perché è il cammino più battuto e popolare».

«L’idea – raccontano – è nata con l’intenzione di far vivere a tutti un’esperienza importante, capace di arricchire il bagaglio personale di ognuno, un’impresa sportiva unica nel suo genere. Condividere un tempo insieme è ciò che ci ha spinto a partecipare, a 18 anni stare con gli amici è ciò che tutti desiderano».
Una scelta impegnativa, si diceva, perché «per guidare la Joëlette bisogna fare un corso di formazione, che noi abbiamo fatto a giugno dello scorso anno. Serve pratica, per prendere confidenza con l’ausilio e trovare il passo giusto per tutti».
Preso il ritmo sincronizzato dei quattro portatori, si è trattato di cercare le adeguate strutture ricettive, un lavoro complicato dalla pandemia, come spiega Marco: «Strutture ne esistono, ma non è stato semplicissimo. Trovare un posto accessibile, per dieci persone, sotto pandemia mondiale, è stato impegnativo. Ci siamo dovuti adattare alle circostanze del momento». Lui non è nuovo ad esperienze come questa, ma sempre sull’asfalto e a bordo di una carrozzina manuale. Si sta comodi sulla Joëlette? La risposta è rapida e sorridente: «Comodi… direi di no! Ciò non toglie che sia stata un’avventura incredibile, ce l’abbiamo messa tutta e abbiamo dato il massimo. Il momento più bello? Arrivati al km 0, sull’ Oceano. Completamente circondati dall’acqua, a perdita d’ occhio, è li che abbiamo realizzato di avercela fatta, che oltre non si poteva andare. Momenti difficili ce ne sono stati, ma li abbiamo sempre affrontati con leggerezza, ironia e riuscendo sempre a trovare soluzioni. Penso senza dubbio a O’ Cebrerio, un dislivello importante in una sentieristica per niente agevole, e le Mesetas, una piana apparentemente facile, ma lunga, sconfinata, con tanto sole. Le difficoltà erano all’ordine del giorno! Abbiamo avuto anche problemi tecnici, come cambio pasticche ai freni e cambio gomma prontamente risolti».

Sono stati dunque necessari resilienza, nervi saldi, preparazione atletica e coraggio, si capisce perché si fanno chiamare Belfortissimi, hanno una marcia in più!
L’unica parentesi di comodità è stata la traversata in traghetto da Civitavecchia a Barcellona, offerta da Grimaldi Lines. Sbarcata nella città catalana, la comitiva si è diretta verso i Pirenei ed è cominciata la storia che ci è stata raccontata.

Due parole, infine, per Michela e Ludovico: «Il ruolo principale che ricopro in questo gruppo – spiega Michela – consiste nel proporre qualche idea e vedere l’effetto che fa! Nel cammino vero e proprio, ho cercato di essere la mamma di tutti, mi sono presa cura dei ragazzi e loro hanno fatto la stessa cosa con me. Ludovico, il pellegrino più piccolo, ha tre anni ed è stato lo zaino più incredibile che potessi portare. Se ne sono innamorati tutti». «Ludovico – sottolinea Marco – è il mio fratello piccolo. È un po’ birichino a volte, ma sono un buon fratello maggiore!».

«Per ogni fine c’è sempre un nuovo inizio», avete scritto sui social per salutare chi vi ha seguiti a distanza, ma avete in mente altre esperienze simili? «Belfortissimi è un’opportunità per fare delle cose insieme. Sicuramente ci verrà in mente altro, ma per adesso abbiamo bisogno di riposarci un po’ e concentrarci sulla scuola. Poi si vedrà! Andiamo avanti consapevoli di quanto amicizia, sostegno, condivisione, impegno e gioco di squadra siano fondamentali nello sport, nella nostra avventura e nella vita».

Il cammino come metafora dell’esistenza. Non è la prima volta che una persona con disabilità affronta un viaggio all’apparenza irrealizzabile, ma averlo fatto a 18 anni insieme agli amici più cari dopo la maturità, nel bel mezzo di una pandemia mondiale, dimostra che forse davvero nulla è impossibile se lo si vuole veramente.

Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “902 chilometri a piedi e in carrozzina, l’impresa dei Belfortissimi sul Cammino di Santiago”). Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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