Lombardia: bene quella Delibera Regionale che ha al centro il progetto di vita

«Questa Delibera pone al centro la tutela del benessere delle persone con disabilità attraverso la realizzazione del loro “Progetto di vita” e il mantenimento di un rapporto con il contesto di appartenenza»: la Federazione lombarda LEDHA accoglie con favore una Delibera approvata dalla propria Giunta Regionale, che fornisce indicazioni sul funzionamento delle Unità di Offerta Socio-Assistenziali per le persone con disabilità, in particolare gli SFA (Servizi di Formazione all’Autonomia) e i CSE (Centri Socio-Educativi), in analogia con quanto già fatto per le strutture socio-sanitarie

Particolare di persona in carrozzina in movimento cinetico«Accogliamo con favore l’adozione di questa Delibera che pone al centro la tutela del benessere delle persone con disabilità attraverso la realizzazione del loro “Progetto di vita” e il mantenimento di un rapporto con il contesto di appartenenza»: lo si legge in una nota diffusa dalla LEDHA, la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), a proposito della Delibera di Giunta n. 5320 approvata il 4 ottobre scorso dalla Regione Lombardia, che ha fornito una serie di indicazioni sul funzionamento delle Unità di Offerta Socio-Assistenziali per le persone con disabilità, in particolare gli SFA (Servizi di Formazione all’Autonomia) e i CSE (Centri Socio-Educativi), in analogia con quanto già fatto per le strutture socio-sanitarie.

«Questa Delibera – annotano dalla LEDHA – sottolinea come durante l’emergenza Covid siano emerse delle buone prassi “che hanno consentito alle persone con disabilità di fruire dei servizi diurni con modalità innovative”. A partire da questa considerazione, “si è ritenuto di avviare una riflessione sul modello di offerta di servizi nell’area disabilità, rinforzando e sostenendo, in via sperimentale, un’articolazione degli interventi maggiormente aderente alle progettualità individuali di tempo di vita delle persone”. In altre parole, la pandemia ha costretto il mondo delle Unità di Offerta Socio-Assistenziali a ripensare a nuove forme di presa in carico, uscendo dai centri – intesi come spazi fisici in cui nell’arco di un determinato numero di ore si svolge tutta l’attività delle persone con disabilità – per sperimentare nuove modalità, nuove attività progettuali da svolgere in luoghi e spazi diversi. La pandemia, pertanto, è stata un’occasione per cambiare (in meglio) il funzionamento di SFA e CSE, un cambiamento che viene ora confermato dalla Regione Lombardia: i vecchi modelli di intervento centralizzati – che richiedono orari uguali per tutti e l’allontanamento dai luoghi di vita – dovranno quindi lasciare spazio a un nuovo modello fondato sulla progettazione individuale e sull’inclusione sociale».

«Un modello – proseguono dalla Federazione lombarda – orientato più sui contenuti che sul contenitore e che preveda l’abbandono del modello scolastico per andare verso nuovi Centri Multiservizi che abbiano come cardine il progetto individuale e quindi il coinvolgimento della persona, della sua famiglia, del Comune e dell’ASST-Azienda Socio Sanitaria Territoriale (Valutazione Multidimensionale), oltre all’ente gestore del servizio. Un modello in cui si preveda, ad esempio, che le attività fuori dal Centro abbiamo una forte attenzione al contesto, perché “si tratta di restituire le persone alla propria realtà e ridare la propria realtà alle persone”. Si invitano quindi e si danno indicazioni agli enti gestori di ripensare il proprio modello di intervento, prevedendo che non tutte le persone frequentino insieme lo stesso centro, ma che vi sia una differenziazione degli orari e dei giorni di apertura, l’utilizzo di spazi complementari, sia in forma alternativa (cioè altri luoghi dove svolgere le attività del centro), ma soprattutto indicando la possibilità di utilizzare gli spazi della comunità, quali ad esempio musei, mostre, palestre».

«Da anni – concludono dalla LEDHA – chiedevamo un cambiamento di questo tipo, insieme a molte altre Associazioni impegnate nella tutela dei diritti delle persone con disabilità, un cambiamento che mettesse la persona con disabilità al centro del progetto. Per questo motivo il provvedimento varato dalla Giunta della Regione Lombardia rappresenta una novità importante: da oggi, infatti, gli SFA e iu CSE hanno l’occasione e la possibilità di offrire un servizio tagliato su misura dei desideri, dei bisogni, delle aspettative e dei progetti di vita della persona con disabilità, mettendone al centro il diritto alla vita indipendente e all’inclusione sociale». (S.B.)

Per ogni ulteriore informazione: ufficiostampa@ledha.it (Ilaria Sesana).

Please follow and like us:
Pin Share
Stampa questo articolo