Inaccettabile quel Messaggio dell’INPS che tocca gli assegni di invalidità

Già nella giornata di oggi le delegazioni delle Federazioni FISH e FAND incontreranno la ministra per le Disabilità Stefani, per discutere di come tracciare la strada più immediata volta a superare quella che viene considerata un’inaccettabile ingiustizia normativa, relativa a quel recente Messaggio prodotto dall’INPS, secondo il quale, per avere diritto all’assegno per invalidi civili parziali (287,09 euro al mese!), erogato a persone tra i 18 e i 67 anni, con invalidità tra il 74 e il 99%, non vi deve essere alcuna attività lavorativa, neanche minima, che produca reddito

Sede dell'INPS«Ancora una volta si gettano nello sconforto le persone con disabilità e le loro famiglie, che sono state tra le più colpite in questi due anni di pandemia»: lo dichiara in una nota Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), di fronte al recente Messaggio n. 3495 prodotto dall’INPS, riguardante l’erogazione dell’assegno mensile per gli invalidi civili parziali, di cui abbiamo riferito ieri sulle nostre pagine.
Si parla, va ricordato, di quell’assegno erogato in tredici rate mensili a persone di età tra i 18 e i 67 anni, con invalidità riconosciuta tra il 74% e il 99%, che non svolgano attività lavorativa (per il 2021 l’importo mensile è di 287,09 euro e il limite di reddito personale di 4.931,29 euro).
«Quel messaggio prodotto dall’INPS – come aveva spiegato in un approfondimento il Centro Studi Giuridici HandyLex – nasce dal fatto che per un certo periodo lo svolgere un lavoro che non facesse superare il limite di reddito stabilito per l’erogazione dell’assegno era considerato al pari dell’inattività lavorativa e pertanto non precludeva l’iscrizione al collocamento. Ora invece l’INPS, sulla scorta della giurisprudenza formatasi in materia, ritiene che lo svolgimento dell’attività lavorativa, a prescindere dalla misura del reddito ricavato, precluda il diritto al beneficio. L’assegno mensile di assistenza previsto dall’articolo 13 della Legge 118/71 sarà pertanto liquidato, fermi restando tutti gli altri requisiti previsti dalla legge, solo nel caso in cui risulti l’effettiva inattività lavorativa del soggetto beneficiario».
In altre parole, quindi, per avere diritto all’assegno, non vi deve essere alcuna attività lavorativa, neanche minima, che produca reddito, e anche se inferiore ai 4.931,29 euro annui.

Su tale interpretazione restrittiva, ritenuta inaccettabile, la FISH ha chiesto e ottenuto un immediato incontro con la ministra per le Disabilità Erika Stefani, ciò che avverrà già nelle prossime ore di oggi, 20 ottobre, insieme ai rappresentanti dell’altra Federazione FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità).
«Con la ministra Stefani – spiega Falabella – discuteremo su come tracciare la strada più immediata per superare questa ingiustizia normativa, chiedendole di rappresentare la questione sia in Consiglio dei Ministri, sia in Parlamento. Servirà infatti un intervento immediato sulla stessa Legge 118/71 che cinquant’anni fa fissò i gradi di invalidità e le relative provvidenze, una norma che è alla base dell’attuale interpretazione fornita dall’INPS».

Ricordando poi come nel luglio scorso il presidente dell’INPS Pasquale Tridico, durante un incontro con la FISH si fosse impegnato in prima persona a voler migliorare i servizi per la richiesta dei benefìci da parte della persona con disabilità, oltreché a voler potenziare il processo di gestione delle prestazioni erogate (se ne legga anche sulle nostre pagine), viene sottolineato come «quelle parole vengano a dir poco smentite dal Messaggio prodotto nei giorni scorsi dall’Istituto».
«Ora più che mai – conclude Falabella – chiediamo fatti concreti, guardando anche oltre la questione dell’oggi, ritenendo infatti sempre più urgente la riorganizzazione generale del processo di accertamento dell’invalidità, che dovrà trasformarsi nella valutazione della condizione di disabilità, come previsto dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che ormai da dodici anni è una Legge dello Stato Italiano [Legge 18/09, N.d.R.]. Tutte istanze che rappresenteremo oggi alla ministra Stefani, ma anche in successive interlocuzioni con il Governo, che se resteranno inascoltate, ci porteranno a valutare altre forme di dura protesta».

Di «assurdo logico, giuridico ma anzitutto sociale», parla in un comunicato anche Nazaro Pagano, presidente dell’ANMIC (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili) e anche della citata Federazione FAND. «Un assurdo – aggiunge – che preclude a chi è disoccupato o inoccupato, ma svolge una piccola attività lavorativa, percependo un reddito bassissimo, la possibilità di percepire una prestazione economica istituita proprio per sostenere la persona con disabilità che è in cerca di un lavoro stabile e che risulta quindi completamente privo di reddito. Parliamo in realtà di un piccolo sostegno, di un assegno di soli 287 euro al mese!».
«Si punisce dunque – sottolinea ancora Pagano – chi svolge attività occasionali, precarie con un reddito inferiore a quello già previsto per la percezione dell’assegno di invalidità civile. Per questo riteniamo che il contenuto di quel Messaggio dell’INPS, oltre che illogico, sia anche socialmente iniquo, perché creerà disparità di trattamento».

L’ANMMIC, tra l’altro, evidenzia in conclusione anche quello che viene ritenuto come «un comportamento non lineare dell’INPS», alla luce del recente protocollo d’intesa sottoscritto con l’Istituto, insieme anche alle organizzazioni ENS, UICI e ANFFAS, da noi segnalato nel settembre scorso, un atto che obbliga a consultare le parti, prima di emanare disposizioni in ordine alle provvidenze economiche e alle politiche in favore delle persone con disabilità. (S.B.)

A questo link è disponibile il testo integrale del comunicato diffuso dalla FISH e a quest’altro link quello del comunicato prodotto dall’ANMIC. Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: ufficiostampa@fishonlus.it (Gaetano De Monte); tempinuovi.bg@tiscali.it (Bernadette Golisano).

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