Potersi liberamente relazionare con il mondo esterno

«Le nostre città – scrive Salvatore Cimmino – sono “socialmente barrierate”, impedendo di fatto alle persone con disabilità di relazionarsi con il mondo esterno. E l’aspetto più grave è che quelle barriere sociali, fisiche e culturali sono da tempo sancite dalle Leggi, che tuttavia vengono regolarmente violate, soprattutto a causa di una scarsa sensibilità sociale e culturale sulle libertà e i diritti civili. Pertanto è urgente mettere in atto politiche che rispondano con efficacia alle legittime richieste di libertà, senza più trattare le evidenti violazioni delle norme come casi isolati»

Realizzazione grafica con un crepaccio che divide una persona con disabilità da tutte le altreQuando i genitori di figli con disabilità valutano la possibilità di iscrivere i propri bambini o bambine a scuola o di ricercare la riabilitazione a loro più congeniale, spesso vanno incontro ad una serie di ostacoli e impedimenti fortemente discriminanti, che si configurano come violazione del diritto alla salute, all’istruzione, all’inclusione e alle libertà. Un dramma silenzioso che molte famiglie si portano dentro da anni e che, malgrado ciò, trova sempre pochissimo spazio sulla stampa e nel dibattito pubblico.

Ogni giorno infortuni sul lavoro, incidenti stradali e domestici, malattie rare e patologie gravi provocano disabilità permanenti. Ogni giorno i diritti delle persone colpite da questi accadimenti vengono violati. Ogni giorno le barriere sociali, fisiche e culturali ne ostacolano l’integrazione determinando emarginazione.
L’unica strada per mettere fine alla “prigionia delle disabilità” è quella di rendere accessibili e fruibili le nostre città, costruire un sistema sanitario efficiente e garantito, sostenere la ricerca scientifica al fine di dare un nome a malattie genetiche sconosciute, liberare le nuove e incredibili tecnologie dai cassetti dei principali centri di ricerca affinché divengano oggetto di programmi statali, funzionali a migliorare la qualità della vita.

Nel nostro Paese le persone con disabilità (bambini, bambine, adolescenti e adulti), non possono avere una vita regolare, intendendo con questo aggettivo la possibilità di relazionarsi con il mondo esterno: uscire di casa è sempre un’avventura, perché le nostre città sono “socialmente barrierate” e dense di ostacoli che ne impediscono le libertà. Ma l’aspetto più grave è che tali barriere sono illegali. Infatti la nostra legislazione, da decenni, combatte e previene l’emarginazione.
Tuttavia, queste norme sono del tutto violate e le cause principali di ciò vanno ricercate nella scarsa sensibilità sociale e culturale sulle libertà e i diritti civili. Pertanto, di fronte a una realtà che è quasi una regola di vita per le persone con disabilità, è diventato quanto mai urgente mettere in atto politiche capaci di rispondere con efficacia alle legittime richieste di libertà e che queste evidenti violazioni non vengano più trattate come casi isolati.

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