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L’Unità Spinale è un faro per i pazienti, ma Montecatone vuole cambiare passo

Filippo Preziosi

Filippo Preziosi, presidente del Comitato Consultivo Misto all’Istituto Riabilitativo Montecatone di Imola, durante il suo intervento al recente convegno di Bologna

«Per noi pazienti mielolesi l’Unità Spinale è un faro che ci traghetta da una vita all’altra: quella precedente e quella successiva al trauma, è un momento importantissimo che lascia un segno e un legame»: lo ha dichiarato Filippo Preziosi, presidente del Comitato Consultivo Misto a Montecatone, la nota struttura di Imola (Bologna) impegnata nella riabilitazione di persone mielolese o con grave cerebrolesione acquisita, durante il recente convegno Mielesione e poi… Il paziente cronico nel 20212, promosso a Bologna dallo stesso Istituto Riabilitativo Montecatone e ampiamente presentato anche su queste pagine.
Il Comitato Consultivo Misto, va detto, è sostanzialmente l’organismo atto a promuovere l’attiva partecipazione e la fattiva collaborazione tra l’organizzazione sanitaria e i cittadini-utenti.
Sempre a proposito dell’Unità Spinale, «essa è un faro – ha aggiunto Preziosi – anche per la nostra nuova vita nella società, nel lavoro, dove l’efficienza e il funzionamento di tale struttura è un prerequisito indispensabile, una sicurezza, un riferimento».

«Un riferimento che può e deve continuare nel suo processo di crescita e miglioramento», ha sottolineato durante il convegno di Bologna Giovanni Pieroni, presidente del Consiglio di Amministrazione della struttura ospedaliera di Montecatone. «Dobbiamo cambiare passo – ha proseguito – perché i bisogni futuri dei pazienti e la loro intrinseca complessità meritano un assetto diverso della governance, una riqualificazione delle strutture, un ampliamento del perimetro delle attività assistenziali e lo sviluppo di importanti linee di ricerca». Punti cardine, questi ultimi, contenuti nel Piano Strategico della Direzione Generale di Montecatone la cui attuazione è stata fortemente rallentata dall’emergenza pandemica.
«Si riparte – ha concluso Pieroni -: il progetto, la cui attuazione non è semplice, ha già trovato ampio riscontro tra le Istituzioni. Perché è chiaro che alcuni dei punti chiave, come l’integrazione con i servizi distrettuali e lo sviluppo della telemedicina, potranno essere conseguiti solo quando Montecatone sarà inserito in un contesto di rete pubblica. Ebbene, siamo convinti che proprio le Istituzioni e gli operatori ci daranno la forza per continuare il percorso che ci permetta nel breve e medio termine di raggiungere gli obiettivi».

A tali obiettivi va associato quello del costante miglioramento del comfort per i pazienti e per i loro familiari, come ha sottolineato Marco Gasparri, presidente della Fondazione Montecatone ONLUS: «Si tratta di attività – ha dichiarato – sulle quali siamo quotidianamente impegnati, proattivamente, affinché si possa vincere una sfida che spesso è molto complicata, un compito che proviamo ad assolvere con oltre un centinaio tra volontari e consulenti».
In tal senso Gasparri ha ripreso i concetti espressi da Pieroni, spiegando che la prospettiva con la quale oggi si deve guardare all’Istituto Riabilitativo Montecatone è differente rispetto a quella di una decina di anni fa, «un cambio di visione necessario per diventare 4.0 e affrontare adeguatamente la rivoluzione medico-sanitaria in corso, dove le collaborazioni tra strutture sanitarie e aziende del territorio sono sempre più vicine».

Tra gli altri “ingredienti” da inserire nella “ricetta” del futuro prossimo, la direttrice sanitaria di Montecatone, Virna Valmori, si è soffermata sulla garanzia certa al paziente di poter disporre di punti di riferimento stabili, concreti, sempre all’avanguardia. «Montecatone apripista, insomma, come lo fu alcuni anni fa – ha ricordato – quando creò un modello infermieristico di gestione del paziente cronico divenuto nel tempo un riferimento per il mondo sanitario e che, nel 2021, conserva il suo spirito innovativo ed è capace al contempo di forbire una risposta rapida ed efficace».
Secondo Valmori il futuro, posto che l’obiettivo è quello di offrire ai pazienti la migliore risposta possibile, sarà di traghettare Montecatone allo status di struttura pubblica. «Il modello privato – ha affermato infatti – sconta oggi dei limiti forti, ad esempio non può ricevere finanziamenti per la ricerca e gestire centoventi letti in Unità Spinale, che ne fanno la più grande in Italia, senza avere la forza per dare spinta alla ricerca, è un freno che va sbloccato».

A parere di Laura Calzà, infine, che dirige l’Attività Scientifica di Montecatone, «l’Istituto ha compiuto un grande sforzo per trasformare l’attività di ricerca da sporadica a quotidiana, un impegno che prosegue, nonostante non siamo in condizione di poter competere sui finanziamenti pubblici, non siamo riconosciuti come appartenenti al Servizio Sanitario Nazionale, non siamo azienda convenzionale e pertanto siamo impossibilitati ad applicare i bandi. Nonostante ciò, il programma va di pari passo con la necessità di modifica dell’assetto aziendale; diciamo che il percorso attuale va interpretato come un trampolino di lancio utile a intercettare le opportunità». (S.B.)

Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: Vito Colamarino (vito.colamarino@montecatone.com).

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