La scelta di un disability manager va condivisa con tutte le varie componenti

«Considerato – scrive Raffaele Goretti – che l’Umbria ha attivato e reso operativo dal 2013 l’Osservatorio Regionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità per la piena attuazione dei cinquanta articoli della Convenzione ONU, sarebbe auspicabile e appropriato che la cabina di regia in merito al proliferare di ruoli e figure che trattano i diritti delle persone con disabilità nella nostra Regione venisse individuata in capo a tale organismo, anche per evitare confusione, ad esempio, sull’effettivo ruolo di una figura come il disability manager»

Elaborazione grafica che rappresenta il ruolo di un disability manager

Il disability manager ha innanzitutto il compito di vigilare affinché le attività dell’ente presso cui agisce rispettino la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Si tratta di un professionista remunerato, che deve agire da facilitatore del processo di integrazione socio-lavorativa delle persone con disabilità

Una cosa è certa: la stragrande maggioranza dei Comuni Italiani, tranne rare eccezioni, non hanno all’interno delle loro Amministrazioni la figura del disability manager istituita con il Decreto Legislativo n. 151 del 14 settembre 2015, e l’Umbria non fa eccezione.
In Italia, la prima volta che si sente parlare a livello politico di disability manager è nel Jobs Act: e se ne pala come di un professionista poliedrico che si occupa di coordinare e realizzare progetti personalizzati e di risolvere i problemi connessi alle condizioni di lavoro dei dipendenti con disabilità. Una figura, quindi, da intendersi come “facilitatore del processo di integrazione socio-lavorativa delle persone con disabilità” (pianificazione; ricerca e selezione; inserimento e mantenimento in azienda; sviluppo professionale e organizzativo), con la tecnologia che rappresenta un prezioso strumento per la definizione dei cosiddetti “accomodamenti ragionevoli”, ossia delle soluzioni operative volte a rimuovere gli ostacoli alla piena inclusione.
In altre parole, un professionista remunerato, con un ruolo di supervisione in ogni àmbito (accessibilità, mobilità, politiche sociali, scuola, lavoro ecc.), che vigili sul rispetto della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, facendo sì che tutti gli attori istituzionali, quando pianificano, si chiedano: «Questa decisione che effetto avrà sulle persone con disabilità?».

Ebbene, la scelta fatta dal Comune di Marsciano (Perugia) di istituire nella propria Amministrazione la figura del disability manager è sicuramente da apprezzare, in quanto va nella direzione giusta: colmare cioè un vuoto amministrativo e organizzativo che può contribuire sostanzialmente a migliorare le scelte politiche dell’Amministrazione, finalizzate al miglioramento della qualità della vita per le persone con disabilità.
E tuttavia, nel dare atto al “coraggio” della scelta fatta da quell’Amministrazione Comunale, è necessario fare chiarezza sui termini e sui ruoli che vengono assegnati a questa figura, anche considerando quanto apparso negli ultimi giorni sugli organi d’informazione, lasciando molto spazio all’interpretazione rispetto al ruolo che questa figura andrà a ricoprire.
Infatti, si parla addirittura di “garante della disabilità”, scambiando un ruolo dinamico organizzativo, come quello appunto richiamato dal Decreto 151/15, con una figura di garanzia della disabilità, ignorando il fatto sostanziale che la “disabilità” non va garantita, ma al contrario superata e vinta, come esplicitamente argomentato nella citata Convenzione ONU, attraverso politiche generali inclusive e azioni antidiscriminatorie.

Nel merito delle azioni per il superamento delle diverse disabilità e in occasione di momenti di crescita culturale e amministrativa, come l’azione del Comune di Marsciano insegna, sarebbe molto importante un governo unitario che tenesse le fila dell’innovazione culturale e organizzativa dell’intero processo a livello regionale.
Considerato quindi che l’Umbria è una delle poche Regioni che ha attivato e reso operativo già dal 2013 l’Osservatorio Regionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità per la piena attuazione dei cinquanta articoli della Convenzione ONU, sarebbe auspicabile, e sicuramente appropriato, che la cabina di regia in merito al proliferare di ruoli e figure che trattano i diritti delle persone con disabilità nella nostra Regione, venisse individuata in capo a tale organismo. Questa scelta sarebbe legittimata dal fatto sostanziale che all’interno dell’Osservatorio sono presenti tutte le rappresentanze istituzionali e associative della Regione.

Le politiche per il superamento delle disabilità, per essere efficaci, hanno bisogno infatti di un coinvolgimento complessivo dell’intera società, civile, politica ed amministrativa: solo con la collaborazione sinergica dei diversi attori è possibile ipotizzare un significativo miglioramento della qualità della vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
Questa è la sfida che dev’essere governata e vinta con coraggio, lungimiranza e onestà intellettuale e in questo àmbito il mondo della politica deve assumersi una grande responsabilità etica e morale, collocando il punto di sintesi all’interno della piena attuazione dei cinquanta articoli della Convenzione ONU, utilizzando gli strumenti necessari utili ed efficaci, per dare attuazione effettiva alle ambizioni di riscatto delle tante persone con disabilità e delloro famiglie che vivono nella nostra Regione.

Coordinatore del 4° Gruppo nell’Osservatorio Regionale dell’Umbria sulla Condizione delle Persone con Disabilità.

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