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Le donne con disabilità nei lavori dell’Osservatorio Nazionale

Donne con diverse forme di disabilità

Donne con diverse forme di disabilità

L’articolo 3 della Legge 18/09, con la quale l’Italia ha ratificato la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e il relativo Protocollo Opzionale, ha disposto l’istituzione dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità, fornendo indicazioni «per disciplinarne la composizione, l’organizzazione e il funzionamento; stabilendo che esso è presieduto dal Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali; che i suoi componenti sono nominati, in numero non superiore a quaranta, nel rispetto del principio di pari opportunità tra donne e uomini: che tra i componenti figurino, tra gli altri, anche le associazioni nazionali maggiormente rappresentative delle persone con disabilità e le organizzazioni rappresentative del Terzo Settore operanti nel campo della disabilità; che esso sia integrato, nella sua composizione, con esperti di comprovata esperienza nel campo della disabilità; e che esso duri in carica per tre anni, eventualmente prorogabili per un ulteriore periodo comunque non superiore a tre anni».

Tra i compiti dell’Osservatorio vi è quello di promuovere l’attuazione della citata Convenzione ONU e la predisposizione di un Programma di Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità che, nella sostanza, definisce le politiche per le persone con disabilità del nostro Paese.
L’Osservatorio ha elaborato il proprio programma di attività nel luglio 2019, ma in seguito alla caduta del Governo e, successivamente, al diffondersi della pandemia, ha rallentato la propria attività. I temi di lavoro sono stati ripresi in un momento successivo e sono stati costituiti tredici Gruppi di Lavoro (se ne legga l’elenco nel box in calce). Nella riunione del 22 settembre 2020 è stato quindi approvato il nuovo Programma di lavoro dell’Osservatorio, completo degli obiettivi prioritari individuati dagli stessi Gruppi di Lavoro.
In questo spazio concentreremo la nostra attenzione sulle politiche di genere portate avanti dall’Osservatorio, a partire dalla considerazione che l’attuale organizzazione dei Gruppi di Lavoro, a differenza di quella precedente, prevede uno specifico Gruppo preposto ad occuparsi delle tematiche inerenti alle Donne con disabilità, il contrasto alla discriminazione, la prevenzione della violenza, l’occupazione e la genitorialità. Si tratta del Gruppo 9, il cui coordinamento è affidato a Silvia Cutrera, espressione della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), della quale è vicepresidente, e di DPI Italia (Disabled Peoples’ International), e a Vittoria Doretti del Ministero della Salute (come risulta dal prospetto riassuntivo dei coordinatori e dei rappresentanti istituzionali dei Gruppi di Lavoro).
Posto che, essendo la parità tra uomini e donne uno dei Princìpi generali della Convenzione ONU (articolo 3), e che quindi la prospettiva del genere dovrebbe essere presa in considerazione in tutti i Gruppi di Lavoro, prenderemo qui in esame come essa sia stata incorporata nel Programma di lavoro dell’Osservatorio, approvato, come detto, il 22 settembre 2020, e come sia stata sviluppata nel Documento di sintesi approvato dal Gruppo 9 il 25 novembre 2021. Se infatti, come abbiamo visto, uno dei compiti dell’Osservatorio è quello di predisporre il Programma di azione biennale che definisce le politiche per le persone con disabilità del nostro Paese, monitorarne i lavori è fondamentale per conoscere gli input in tema di genere che andranno a indirizzare la definizione delle politiche in questione.

Per quanto riguarda il Programma di lavoro dell’Osservatorio, è interessante notare che uno degli obiettivi del Gruppo 1 (Non discriminazione, riconoscimento della disabilità, definizione delle persone con disabilità) consiste nel proporre «una definizione di multidiscriminazione basata sull’approccio intersettoriale, cioè dall’intersezione dei processi di discriminazione basati sulle caratteristiche colpite da stigma sociale negativo (genere, età, condizione di disabilità, appartenenza etnica, religiosa, orientamento sessuale, etc.)», e nel definire, a tal proposito, delle linee guida interpretative.

In relazione poi al Gruppo 3 (Diritto alla vita adulta, progetto personalizzato, empowerment e consulenza alla pari, caregiver), ritengo che sarebbe stato opportuno introdurre un riferimento al genere nella parte dedicata alle «misure e interventi di sostegno per i caregiver familiari», per un adeguato supporto alle famiglie, soprattutto precoce, di prevenzione della violenza, dell’isolamento e della marginalità, di conciliazione dei tempi di cura e di lavoro. Nel nostro Paese, infatti, persiste una rigida distinzione dei ruoli attribuiti ai diversi generi che penalizza le donne, e la semplice introduzione di misure e interventi di sostegno per i caregiver familiari non modifica tale iniquità.

Il riferimento al genere è invece apprezzabilmente presente nell’obiettivo del Gruppo 5 (Salute e diritto alla vita, abilitazione e riabilitazione, ausili, consenso informato), centrato sull’accessibilità e sulla fruibilità dei servizi di salute, in merito al quale vengono proposti «interventi per permettere l’acceso e la fruizione dei servizi di salute alle persone con disabilità, in un’ottica di genere e in tutte le fasi della vita».
Gli aspetti del genere sono richiamati anche nella parte dedicata a migliorare l’accessibilità e fruibilità dei servizi di salute, in particolare in alcune aree specifiche per definire gli interventi appropriati (diagnostica, consultori, ambulatori ecc.) e nel formulare un piano di formazione degli operatori (sanitari, sociali, amministrativo- giuridici…) del settore, per garantire l’accesso a tutte le persone con disabilità ai servizi di salute, in tutte le fasi della vita e in un’ottica di genere e di attenzione alle diverse tipologie di disabilità. Lo stesso Gruppo 5 si propone di svolgere un lavoro condiviso con altri Gruppi, tra i quali è citato in particolare anche il Gruppo 9.

Una delle raccomandazioni espresse nel 2016 dal Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità nelle sue Osservazioni Conclusive al primo Rapporto dell’Italia sull’applicazione della Convenzione ONU, riguarda l’alto tasso di disoccupazione tra le persone con disabilità, in particolare tra le donne con disabilità (punti 69 e 70). Pertanto preoccupa che nell’illustrazione degli obiettivi del Gruppo 8 (Lavoro e occupazione, interventi legislativi, collocamento mirato, interventi tecnici, congedi parentali) non vi siano riferimenti a queste ultime. Tranquillizza solo il proposito, esplicitamente manifestato dal Gruppo 9, di lavorare «in maniera trasversale, cercando di contaminare tutti i Gruppi di Lavoro in modo da produrre un mainstreaming di genere in tutte le attività proposte dall’Osservatorio. In tal senso si lavorerà perché gli altri gruppi di lavoro si coordinino con il Gruppo competente delle donne con disabilità. La trasversalità riguarda sia i contenuti tecnici e politici (salute, educazione, lavoro, accessibilità, etc.), sia il linguaggio».

Uno dei primi compiti assunti dal Gruppo 9 è «quello di definire un documento che fotografi la condizione delle donne con disabilità nelle politiche e nei servizi, relativamente alle normative, alle politiche, ai dati». Altri àmbiti di intervento espressamente individuati dal Gruppo 9 nel Programma di lavoro dell’Osservatorio sono il contrasto alle violenze, agli abusi e ai crimini di odio, la formazione del personale sanitario e assistenziale, e di quello che opera nella prevenzione della violenza, e l’accessibilità e la fruibilità dei servizi (servizi sanitari, come, ad esempio, i consultori, servizi specialistici ecc.). Tutti questi temi saranno sviluppati in una prospettiva di genere, tenendo conto delle diverse tipologie di disabilità, e con il coinvolgimento di esperte con disabilità dell’associazionismo.

Mancano i riferimenti alle donne con disabilità negli obiettivi del Gruppo 11 (Libertà, diritti civili e partecipazione, voto, espressione della volontà, vita pubblica, organo consultivo permanente), sebbene esse siano sottorappresentate non solo nella vita pubblica in generale, ma anche nelle posizioni apicali delle stesse Associazioni di persone con disabilità.
A tal proposito va ricordato che una ricerca svolta da «Altreconomia» (tra agosto e ottobre 2020), attraverso il censimento dei componenti dei Consigli Direttivi di 58 Associazioni, scelte tra le più rappresentative a livello nazionale e regionale, ha mostrato come complessivamente le donne che ricoprono il ruolo di Consigliere, Segretario, Tesoriere, Vicepresidente o Presidente nelle associazioni prese in esame sono 193 (pari al 37,8% del totale) mentre gli uomini sono 318 (62,2%).

Il tema del genere ritorna anche negli obiettivi del Gruppo 12 (Monitoraggio), in relazione alla necessità di raccogliere dati disaggregati che considerino anche le donne con disabilità, e del Gruppo 13 (Cooperazione internazionale), nella parte in cui si individua la priorità di definire uno o più MOOC universitari (ove MOOC sta per Massive Online Open Courses, letteralmente “Corsi aperti online di massa”), che vertano sulla progettazione inclusiva con un focus specifico sulle tematiche del genere, del lavoro, dell’educazione e della salute.

Veniamo ora al Documento di sintesi approvato dal Gruppo 9 il 25 novembre 2021. Esso si apre con una descrizione della situazione di discriminazione multipla e intersezionale cui sono esposte le donne con disabilità nel nostro Paese, nonché con una ricognizione dei riferimenti normativi e programmatici che definiscono il prospetto teorico entro il quale va inquadrata la materia. Partendo da questi elementi, il Gruppo 9 avanza le seguenti proposte per il prossimo Programma di azione biennale:
«-integrare il fattore disabilità nelle politiche di genere, il fattore genere nelle politiche inerenti i diritti delle persone con disabilità, anche per ciò che riguarda la raccolta dati e le indagini statistiche, in primo luogo a cura di ISTAT. La raccolta dati, infatti, costituisce un aspetto prioritario ed imprescindibile per una conoscenza reale ed accurata del fenomeno della discriminazione multipla che colpisce le donne con disabilità, nonché – di conseguenza – per approntare efficaci politiche di contrasto, in tutti gli àmbiti della vita di donne e bambine: inclusione scolastica, diritto al lavoro, diritto alla libertà dalla violenza e accesso alla giustizia, diritti sessuali e riproduttivi e accesso ai servizi per la salute femminile, e così via. Con particolare riferimento al tema del contrasto alla violenza di genere, sarà particolarmente importante che operatori e operatrici delle reti antiviolenza raccolgano dati disaggregati – tra gli altri fattori – anche per disabilità, nel momento della presa in carico delle vittime di violenza;
– tenere sempre in adeguata considerazione le discriminazioni multiple a cui sono soggette le minori e le donne con disabilità e, conseguentemente, assicurare che le misure in tema di parità di genere ed inerenti alla disabilità siano sempre integrate nella realizzazione delle politiche pubbliche;
– tutelare la dignità e il diritto all’autodeterminazione delle donne con disabilità, garantendo loro pieno accesso ai servizi sanitari, anche dedicati alla salute sessuale e riproduttiva;
– garantire alle donne con disabilità l’accesso alle cure, apprestando accomodamenti ragionevoli per l’accessibilità di luoghi e ambienti, nonché per un’adeguata informazione e acquisizione del consenso informato, anche mediante la formazione continua del personale medico-sanitario;
– promuovere politiche a sostegno della genitorialità delle donne con disabilità e programmi di intervento che superino l’approccio esclusivamente medico, ma che invece si basino sul modello bio-psico-sociale, che tengano conto del diverso funzionamento delle donne con disabilità e delle barriere fisiche, psichiche, ambientali e culturali che limitano di fatto l’assunzione di ruolo;
– garantire che tutte le ragazze e le donne con disabilità vittime di violenza ricevano ogni informazione utile e necessaria a denunciare e adire l’autorità giudiziaria;
– dare piena attuazione, in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, alle “Linee guida nazionali per le aziende sanitarie e le aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza”, assicurando la formazione specifica e l’aggiornamento continuo di tutti gli operatori coinvolti nei percorsi di uscita dalla violenza delle vittime con disabilità, percorsi che devono necessariamente contemplare appropriati accomodamenti ragionevoli che tengano conto delle diverse disabilità coinvolte, affinché la disabilità non costituisca un fattore di discriminazione nell’accesso all’assistenza alle vittime di reato;
– promuovere iniziative finalizzate all’inclusione di bambine e ragazze con disabilità nei sistemi di istruzione ordinari, nonché predisporre percorsi di formazione professionale volti all’apprendimento di competenze e all’inclusione delle donne con disabilità nel mercato del lavoro;
– supportare il diritto al lavoro delle donne con disabilità mediante il lavoro agile e l’accesso a forme di flessibilità che tengano conto della specifica condizione di disabilità, con particolare riferimento agli orari di lavoro e ai congedi di maternità;
– porre in essere campagne di sensibilizzazione per il contrasto alle discriminazioni multiple di cui sono vittime le donne con disabilità nei vari àmbiti della vita, anche inserendo specifici riferimenti alle stesse in tutte le campagne in materia di parità di genere e contrasto alle diverse discriminazioni, sia sui media, sia nell’ambito delle iniziative destinate alle scuole».

Come si può vedere, si tratta di proposte ambiziose e ben centrate nell’individuare le maggiori difficoltà e le barriere incontrate delle donne con disabilità nel godere delle libertà fondamentali e nel partecipare a tutti gli àmbiti della vita in condizioni di parità. Possiamo solo augurarci che esse vengano recepite nel prossimo Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, e che questo venga attuato, giacché quello precedente, risalente al 2017, è rimasto in larga parte sulla carta.

Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente approfondimento è già apparso. Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità
I tredici Gruppi di Lavoro
° Gruppo 1: Non discriminazione, riconoscimento della disabilità, definizione delle persone con disabilità.
° Gruppo 2: Armonizzare, riordinare e semplificare disposizione legislative in materia di disabilità.
° Gruppo 3: Diritto alla vita adulta, progetto personalizzato, empowerment e consulenza alla pari, caregiver.
° Gruppo 4: Contrasto alla segregazione, vita indipendente, violenza e trattamenti inumani.
° Gruppo 5: Salute e diritto alla vita, abilitazione e riabilitazione, ausili, consenso informato.
° Gruppo 6: Politiche sociali, LIVEAS, servizi di abilitazione, riorganizzazione interventi monetari, orientamento alle famiglie, advocacy.
° Gruppo 7: Educazione, competenze personale, accessibilità, orientamento, università.
° Gruppo 8: Lavoro e occupazione, interventi legislativi, collocamento mirato, interventi tecnici, congedi parentali.
° Gruppo 9: Donne con disabilità, contrasto alla discriminazione, prevenzione violenza, occupazione, genitorialità.
° Gruppo 10: Accessibilità, uffici e servizi, ambienti privato, formazione, monitoraggio fondi strutturali, trasporti, informazione e comunicazione, emergenza.
° Gruppo 11: Libertà, diritti civili e partecipazione, voto, espressione della volontà, vita pubblica, organo consultivo permanente.
° Gruppo 12: Monitoraggio.
° Gruppo 13: Cooperazione internazionale.

Per approfondire ulteriormente i temi riguardanti le donne con disabilità, oltre a fare riferimento al lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente a questo link, nella colonnina a destra dell’articolo intitolato Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, suggeriamo di accedere, nel sito del Centro Informare un’h, alle Sezioni Donne con disabilità: quadro teorico di riferimento e Donne con disabilità.

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