Didattica a distanza, quarantene e disabilità: quella Nota aumenta la confusione

«Spiace constatare – scrive Stefania Stellino – che una Nota Ministeriale che avrebbe dovuto mettere un punto fermo sul caos che si sta vivendo nelle scuole, contribuisca ad aumentare la confusione, creando una paradossale “discriminazione al contrario” nei confronti degli alunni e delle alunne con disabilità, rispetto alle esigenze di quarantena. Ma forse a tale Nota ne seguirà un’altra realmente applicabile e non soggetta ad interpretazioni, perché purtroppo è proprio la possibilità di interpretare e la non chiarezza che ci confina nel limbo dell’incertezza continua, e della non uniformità»

Alunno con disabilità in carrozzinaSpiace constatare che una Nota Ministeriale (n. 71, prodotta il 21 gennaio scorso) che avrebbe potuto e dovuto mettere un punto fermo sul caos che si sta vivendo in queste settimane nelle scuole, contribuisca ad aumentare la confusione. Avrebbe dovuto fare chiarezza sul ricorso alla didattica a distanza (DAD) in questa fase della pandemia per gli alunni con disabilità e con BES (Bisogni Educativi Speciali) e invece riporta: «[…] così come del resto già disposto in una fattispecie analoga dal vigente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021, che introduce la possibilità di svolgere l’attività didattica in presenza, per talune circostanze, anche qualora siano state disposte severe misure restrittive finalizzate al contenimento della diffusione del virus».
Si fa riferimento, quindi, ad una situazione di sospensione della didattica per tutte le scuole, a prescindere da situazioni di contagio presenti nelle classi, mentre adesso le singole classi vanno in DAD solo se presenti dei contagi in numero variabile a seconda dei gradi di scuola (indicazioni ministeriali in base alla percentuale di vaccinati). Pertanto la situazione è molto diversa. Adesso la DAD risponde ad un’esigenza sanitaria e non preventiva, e quando si attiva una quarantena, è previsto per chi vi è sottoposto l’impossibilità di uscire ed avere contatti con altri.

Si legge ancora nella Nota Ministeriale: «[…] l’esigenza irrinunciabile di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica». Ora, com’è possibile un’effettiva inclusione senza compagni (il famoso “piccolo gruppo”) e senza insegnanti, anch’essi in quarantena? Socializzeranno con i muri? Mi si scusi, ma non  mi resta che l’amara ironia.
Ah già, l’altro grande problema è che in effetti da nessuna parte è indicata la situazione di quarantena. Ripeto, se adesso la classe è in DAD è perché ci sono alunni contagiati e quindi si tratta di una misura strettamente sanitaria. La nota sopracitata non chiarisce questa circostanza, che è per l’appunto l’unica in questo momento possibile per mettere in DAD una classe. E se si tratta di quarantena, vuol dire che tutti devono stare a casa, e non possono uscire.
Come farebbero gli alunni e le alunne con disabilità o con BES a bypassare questo obbligo? Forse perché sono “speciali”? Mi si scusi ancora l’amara ironia, ma sono veramente sconcertata. Quindi, per capirci, gli alunni Francesco e Tiziana (nomi a caso) in DAD, perché in quarantena, devono stare a casa, non andare a fare sport, non vedere amici, parenti, costringendo le famiglie a salti mortali tripli o quadrupli; invece gli alunni Giacomo e Letizia, l’uno con disabilità, l’altra con BES, invece no. Insomma, una sorta di discriminazione al contrario! Tra l’altro, proprio gli alunni e le alunne con disabilità sono quelli per i quali è prevista la deroga (certificata) all’uso della mascherina, quindi i più soggetti a possibili contagi, ahinoi! E il non presentare sintomatologia non vuol dire non avere contratto il virus o, peggio, non esserne potenziali vettori. Pensiamo al fatto che se escono per andare a scuola, avranno la possibilità anche di recarsi a terapia, per esempio, o a fare sport. A danno magari di altri bambini/ragazzi anch’essi in situazione di fragilità.

Qualcuno potrà dire che si deve fare riferimento ai T0 e T5 (dove T sta per tampone) che naturalmente non sono menzionati nella Nota Ministeriale, anche perché comunque il loro valore verrebbe meno rispetto a quanto indicato dalla Nota stessa, appunto. E qui stavolta non possiamo neppure appellarci al T9, abusato per i refusi da penna rossa sul telefonino!
Attenzione, però. Forse che dietro tutto ciò ci sia la velata ammissione che l’alunno con disabilità non ha contatti con gli altri? A prescindere? Perché allora si spiegherebbe tutto.
Non che non ci siano PEI personalizzati [Piani Educativi Individualizzati, N.d.R.] che prevedano percorsi scolastici ricamati sulla persona, quando per il ben-essere e solo ed esclusivamente per questo, si ritiene che l’ambiente classe per quel solo alunno costituisca un “mal-trattamento” e quindi si riducono – sottolineo, riducono, non annullano – i rapporti con i compagni, magari in contesti protetti e favorevoli. Ma farne una regola, come si evincerebbe dalla Nota, beh proprio no!
Insomma, una quarantena è una quarantena per tutti, altrimenti non sarebbe tale. Non credo infatti che fare figli e figliastri in questa situazione sia la soluzione migliore.  Soprattutto con Note che confondono e contribuiscono a creare voragini in nome della diversità.

Concludo questo mio sfogo, del tutto personale, forse non da tutti condiviso o condivisibile, da genitore di due persone con disabilità, con una considerazione rispetto al lasciare ancora una volta ai Dirigenti Scolastici la delega alla valutazione delle circostanze. Nella Nota, infatti, si legge: «Per talune circostanze» e «ogni qualvolta possibile».
Sono quegli stessi Dirigenti Scolastici che devono barcamenarsi tra didattica a distanza che va e viene, come le connessioni; tra le assenze per contatti extrascolastici; tra il “positivo” comunicato la sera, quello che ti fa costringere a comunicare (altro che in “Zona Cesarini”) l’inevitabile DAD per tutta la classe, con annesse maledizioni delle famiglie che devono organizzarsi (nemmeno avessimo la bacchetta magica!); tra personale e docenti non vaccinati o in congedo; tra Circolari bizzarre, al limite del ridicolo, pur di cercare di garantire la distanza, come quella che si può leggere a questo link, ove si scrive. «L’inizio di ogni intervallo sarà prolungato anticipandolo di 5 minuti. Gli alunni consumeranno merende e bevande, seduti, a file alterne in n. 2 turni: – 1° turno: solo gli alunni delle file dispari, a partire dal lato finestra, potranno consumare la merenda mentre gli alunni delle file pari continueranno ad indossare la mascherina attendendo il proprio turno seduti; – 2° turno: solo gli alunni delle file pari, a partire dal lato finestra, potranno consumare la merenda mentre gli alunni delle file dispari, terminato il consumo della merenda, avranno indossato la mascherina restando seduti. Durante l’intervallo gli alunni non sono autorizzati ad alcuno spostamento (è vietato girarsi verso i compagni mentre si consuma la merenda)».
Si tratta di una delle tante Circolari cui sono costretti i Dirigenti Scolastici pur di sopravvivere nel ginepraio di indicazioni ministeriali e note che a volte si accavallano, si contraddicono, fanno dei distinguo o introducono specificazioni a distanza di poche ore una dall’altra. E chissà, forse anche questa volta seguirà alla Nota 71 del 21 gennaio una seconda Nota realmente applicabile e non soggetta ad interpretazioni.
È proprio la possibilità di interpretare e la non chiarezza che ci confina ancora nel limbo dell’incertezza continua! E della non uniformità, questa sconosciuta!

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