Quante belle cose ha lasciato Rita Barbuto, in Italia e all’estero!

Lo testimoniano bene anche le sue “allieve” della Palestina, che hanno dedicato a lei – prima donna in carrozzina ad arrivare in quella terra dall’estero – il Centro I-CAN per la Vita Indipendente delle persone con disabilità di Gaza City. Dicono infatti: «Rita ci manca soprattutto per la sua devozione e i suoi sforzi per sostenere e ispirare tante donne con disabilità in Palestina. Ci ha insegnato come sfidare e superare i limiti della disabilità e sbocciare nella nostra società. Un esempio ammirevole che ora cerchiamo di tramandare alle nuove generazioni»

8 marzo 2018: donne con disabilità italiane e palestinesi

8 marzo 2018: foto di gruppo per la delegazione italiana in Palestina, protagonista del progetto di EducAid e DPI Italia “We Work” (insieme alle donne palestinesi, e con Rita Barbuto, che è nella prima fila al centro, vi sono Francesca Annetti, Gioia Benedetti e Michela Fabbri di EducAid e Maria Antonietta Cimmino della UILDM di Caserta-Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare). Ora il Centro per la Vita Indipendente di Gaza City è stato intitolato proprio a Rita Barbuto

«Rita era una calamita, in molte situazioni che abbiamo affrontato assieme ci attirava con il suo tatto e il suo carisma». A due mesi dalla sua scomparsa improvvisa [se ne legga sulle nostre pagine, N.d.R.], da Gaza City, in Palestina, il ricordo di Rita Barbuto è ancora vivo nelle consulenti alla pari (Peer Counselor) che da lei erano state formate e che le hanno dedicato il Centro I-CAN per la Vita Indipendente delle persone con disabilità.

Pur limitata da una grave disabilità fisica, Rita Barbuto è stata un’importante attivista per i diritti umani (Human Rights Defender), un punto di riferimento, sia a livello nazionale che internazionale, per i diritti delle persone con disabilità.
Nel corso della sua vita ha promosso vari progetti e cooperazioni. La vita indipendente è stata la sua missione, a cominciare dalle battaglie condotte nella sua Calabria (dove la chiamavano “la normanna”), Regione in cui si è battuta fino alla fine, purtroppo invano, per una Legge Regionale a tal proposito.

Proprio in veste di paladina dei diritti e dell’inclusione delle persone più deboli, molto significativa è stata la sua presenza e il suo impegno nella Striscia di Gaza. Rita, la prima donna in carrozzina a varcare quel confine, fin da subito, ha lottato contro la quotidiana condizione di totale invisibilità e discriminazione cui le donne con disabilità palestinesi sono soggette. In particolare, ha  portato avanti il progetto We – Work – Inclusione socio-economico delle Donne con Disabilità nella Striscia di Gaza, per favorire l’empowerment socio-economico, la crescita di autocoinsapevolezza delle donne con disabilità e delle madri di persone con disabilità, che vivono in una situazione di stigma.
«Ci manca soprattutto per la sua devozione e i suoi sforzi per sostenere e ispirare tante donne con disabilità in Palestina. Un esempio ammirevole che ora cerchiamo di tramandare alle nuove generazioni», dicono ancora le sue allieve. «Rita ha ispirato e influenzato così tanti in diverse situazioni reali, e non si è piegata alle circostanze della vita, perché non era come le persone disperate che aspettano l’aiuto degli altri per risorgere dopo molte delusioni. È lei che si alzava da sola e si riprendeva per prima, era una donna con grandi qualità che hanno formato la sua forte personalità e le hanno fatto credere in se stessa e mostrare saggezza nelle sue decisioni su varie situazioni». «Ci ha insegnato come sfidare e superare i limiti della disabilità e sbocciare nella nostra società».

Queste semplici testimonianze si aggiungono alla memoria viva che in Italia permane di Rita Barbuto, una vera combattente dell’autonomia, dell’autostima e dell’autodeterminazione: erano infatti queste le tre A del suo impegno. Un’eredità che ha valore a Gaza come altrove. Una sfida ancora tutta da affrontare.

Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Rita Barbuto, il ricordo delle sue “allieve” di Gaza”). Viene qui ripreso – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

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