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Centri estivi: attenzione alle discriminazioni verso i minori con disabilità!

Realizzazione grafica con un crepaccio che divide una persona con disabilità da tutte le altre

Un Comune ha addirittura proposto di inserire il minore con disabilità in un gruppo separato formato solo da minori con disabilità, prevedendo cioè una sorta di “classe speciale” anche nel centro estivo!

«Nel corso delle ultime settimane il nostro Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi ha ricevuto numerose segnalazioni da parte di famiglie che si sono viste rifiutare l’iscrizione al centro estivo per i propri figli con disabilità»: lo si legge in una nota diffusa dalla LEDHA, la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). «La situazione più diffusa – aggiungono ancora dalla LEDHA – riguarda soprattutto la prassi di chiedere ai genitori di bambini con disabilità di pagare un contributo aggiuntivo rispetto alla retta per poter usufruire dell’assistente di supporto specializzato, laddove questa figura sia necessaria al bambino per garantire un’adeguata frequenza al centro, mentre in altri casi gli enti gestori propongono la frequenza ridotta o addirittura l’esclusione a priori di alcuni bambini con disabilità, a causa dell’inadeguatezza o dell’inaccessibilità degli spazi in cui si svolgono le attività; oppure per generiche “questioni di sicurezza”».

Un esempio concreto di quanto detto, portato dalla Federazione lombarda, riguarda un minore con disabilità residente in un Comune alle porte di Milano cui è stata negata la possibilità di frequentare il centro estivo a causa dei “disagi” connessi ai lavori di ampliamento della struttura utilizzata. Un’esclusione cui il Comune ha provato a rimediare, proponendo alla famiglia di inserire il minore all’interno di un gruppo separato formato solo da minori con disabilità, senza però dare alcuna garanzia in termini di completa e uguale frequenza del centro e perpetrando quindi un’ulteriore discriminazione, prevedendo cioè una sorta di “classe speciale” anche nei centri estivi, luogo di gioco e di integrazione fondamentale per permettere un’inclusione reale dei bambini e delle bambine con disabilità.

«Si tratta di situazioni – commenta Laura Abet, avvocato e referente del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della LEDHA – che configurano condotte discriminatorie ai danni di bambini e bambine con disabilità in base a quanto previsto dalla Legge 67/06 [“Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni”, N.d.R.]. I minori, infatti, vedono limitato o addirittura negato il proprio diritto a partecipare a un’opportunità di svago e socializzazione durante i mesi estivi in condizione di parità con i loro coetanei».

A fronte quindi di tale situazione, la LEDHA ha pubblicato nel proprio sito web una scheda legale rivolta alle famiglie (disponibile a questo link) e un facsimile di lettera che i familiari possono direttamente scrivere agli Enti Gestori dei servizi ricreativi privati o pubblici che siano (rispettivamente a questo e a questo link), per far valere il diritto all’inclusione dei loro figli e figlie. (S.B.)

Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: ufficiostampa@ledha.it (Ilaria Sesana).

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