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Condannato per discriminazione il Comune di Monza: giustizia è fatta!

Martelletto del giudice«Siamo soddisfatti per questo pronunciamento: è stato riconosciuto quello che la nostra Associazione ha denunciato a lungo, ovvero la discriminazione ai danni delle persone con disabilità. Avremmo però preferito evitare di arrivare a questo punto, avviando un dialogo costruttivo con l’Amministrazione Locale invece di essere costretti a rivolgerci a un tribunale»: a cosa si riferiscono le parole di Giorgio Fumagalli, presidente della LEDHA Monza e Brianza (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità)? A una vicenda che anche «Superando.it» ha seguito sin dagli inizi, ovvero da quasi tre anni (si vedano i nostri contributi nella colonnina a fianco), quella riguardante l’inaccessibilità alle persone con disabilità motoria dell’Arengario, prestigioso spazio espositivo di Monza. Una vicenda che sembrava non volersi concludere e che invece oggi è arrivata a un punto certo: la condanna del Comune di Monza per discriminazione, da parte del Tribunale di Milano, per avere appunto utilizzato uno spazio non accessibile alle persone con disabilità motoria, l’Arengario, come sede di eventi culturali aperti alla cittadinanza. Il Giudice ha pertanto accolto il ricorso presentato dalla LEDHA (componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), rappresentata dagli avvocati Gaetano De Luca e Barbara Legnani, condannando anche il Comune brianzolo a versare 3.000 euro a titolo di risarcimento e al pagamento delle spese legali.

Cediamo la parola alla stessa LEDHA per ricapitolare questa lunga vicenda: «Tutto ha avuto inizio nell’agosto 2019, quando il Comune di Monza ha affidato in concessione a una società privata (Vidi srl) l’attività di valorizzazione dell’Arengario tramite l’organizzazione di sei mostre di “rilievo nazionale e internazionale” nel periodo compreso tra settembre 2019 e marzo 2021. Le prime due mostre (Lego CityBooming e la rassegna dedicata al celebre fotografo Steve McCurry) hanno fatto registrare un enorme successo di pubblico. Già nel mese di gennaio 2020, però, i rappresentanti della nostra componente di Monza e Brianza hanno denunciato questa situazione di discriminazione ai danni delle persone con disabilità motoria. Un mese dopo, il nostro Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi ha inviato una prima lettera di diffida al Comune, cui ne sono succedute altre, evidenziando come la scelta di organizzare una mostra in uno spazio non accessibile configurasse “una discriminazione collettiva, vietata dal nostro ordinamento giuridico” e chiedendo di organizzare l’esposizione dedicata a McCurry in uno spazio accessibile a tutti. Il Comune, però, non ha dato seguito a questa richiesta, ma nell’estate del 2020 (anche in considerazione della chiusura delle mostre a seguito dell’emergenza Covid), ha partecipato a un incontro con i nostri legali e con i tecnici del CRABA, il nostro Centro Regionale per l’Accessibilità e il Benessere Ambientale, allo scopo di individuare una soluzione per rendere accessibile l’Arengario. Le speranze delle Associazioni sono però state disattese quando, nell’ottobre 2020, è stata inaugurata una nuova mostra fotografica (Alfred Hitchcock nei film della Universal Pictures). Solo nel corso di quell’anno 2020, abbiamo segnalato per ben quattro volte al Comune di Monza “la violazione delle norme sull’accessibilità e la gravissima discriminazione nei confronti delle persone con disabilità”. Con l’arrivo del 2021, la questione non ha trovato una soluzione e sebbene il Comune di Monza abbia annunciato la decisione di trasferire le mostre organizzate da Vidi srl all’interno di uno spazio accessibile (il Serrone di Villa Reale), l’Arengario è stato comunque utilizzato per allestire la rassegna artistica Monza in acquarello. All’ennesima lettera di diffida, il Comune ha risposto evidenziando come Monza “non può prescindere dall’utilizzo dell’Arengario, sia per la sua posizione centrale sia per la numerosità delle opere esposte, che necessitano di tutti gli spazi espositivi disponibili”».

Fin qui il riassunto delle puntate precedenti. Ora l’importante Sentenza tramite la quale il Giudice ha rilevato nel comportamento del Comune di Monza una discriminazione di natura indiretta. «L’omessa predisposizione da parte dell’Amministrazione di misure volte a eliminare le barriere architettoniche in un luogo destinato alla frequentazione collettiva – si legge infatti nella Sentenza -, sebbene possa apparire una condotta neutra, è idonea a incidere, di fatto, nella sfera soggettiva di tutti i portatori di disabilità motoria». Il tutto evidenziando come, a seguito della decisione del Comune di allestire una serie di importanti eventi culturali all’interno dell’Arengario, le persone con disabilità «sono state estromesse in via ingiustificata dalla partecipazione alla vita sociale».

«Questa Sentenza – commenta Alessandro Manfredi, presidente della LEDHA – è arrivata al termine di un percorso partito da lontano e oggi siamo soddisfatti per il pronunciamento del Giudice, che ha ribadito il diritto delle persone con disabilità a partecipare alla vita culturale e agli eventi pubblici in condizioni di parità con gli altri cittadini. Tuttavia non possiamo non sottolineare come tutto questo avrebbe potuto essere evitato, se da parte del Comune di Monza ci fosse stata una maggiore collaborazione».
Dal canto loro, per altro, sia la LEDHA che la LEDHA Monza e Brianza hanno rinnovato al Comune di Monza la propria disponibilità a collaborare con le Istituzioni, mettendo a frutto le competenze dell’Associazione e quelle del Centro CRABA, affinché non solo l’Arengario, ma tutti i luoghi della cultura della città di Monza siano accessibili alle persone con disabilità.

«La Sentenza del Tribunale di Milano – conclude Laura Abet, responsabile del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della LEDHA – ha riconosciuto il carattere discriminatorio della mancata rimozione delle barriere architettoniche ed è un riconoscimento importante del Giudice che ha permesso di fare emergere la voce e i diritti delle persone con disabilità».
Sembra proprio di poter dire, dunque, che in questo caso giustizia è fatta! (S.B.)

Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: ufficiostampa@ledha.it (Ilaria Sesana).

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