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“Sono nato così, ma non ditelo in giro”: l’ironia per parlare di cose serie

Mattia Muratore, "Sono nato così, ma non ditelo in giro"«E anche oggi mi sono svegliato handicappato. Mannaggia al cazzo, direte voi. No, ragazzi, vi sbagliate. Nascere disabile è stato il più grande affare della mia vita. Diciamoci la verità. Essere disabili al giorno d’oggi conviene! Lo sanno tutti». Bastano queste poche parole per capire il carattere di Mattia Muratore, classe 1984, residente ad Arcore (Monza-Brianza), laureato in Giurisprudenza e impiegato all’Università di Milano-Bicocca.
Segni particolari: ha l’osteogenesi imperfetta, conosciuta anche come la “malattia delle ossa di cristallo”. Soprattutto, però, gli piace ridere e scherzare, anche sulle cose serie; anzi, specialmente sulle cose serie, perché è convinto che il tono leggero, l’ironia in particolare, sia lo strumento più efficace per trasmettere concetti seri e importanti senza correre il rischio che la gente si stanchi, e magari sbuffi anche.

A Mattia Muratore piace anche scrivere, lo fa da quando è piccolo, e ora ha pubblicato un volume che s’intitola Sono nato così, ma non ditelo in giro (Chiarelettere, 2022), dove racconta un po’ della sua vita ma non solo, recuperando un tesoretto di pensieri, riflessioni e appunti messi da parte nel corso degli anni. «Scrivere è stato sempre il mio modo per esprimere le sensazioni e le emozioni che avevo dentro, ma l’ho sempre fatto per me stesso fino al momento in cui mi sono accorto che alcune delle cose che avevo composto negli anni potevano rientrare in un progetto più organico», ci racconta. «Mi riferisco a racconti che hanno come filo conduttore la disabilità descritta in maniera molto diretta, che ho scritto concentrandomi sulla vita concreta delle persone con disabilità piuttosto che sulla specifica malattia o sulla disabilità in sé. Il risultato è una serie di storie, ognuna contraddistinta dal suo particolare ritmo: alcune sono più malinconiche, altre più leggere e spensierate, altre ancora che fanno arrabbiare».

Tanti, infatti, sono gli argomenti trattati all’interno del libro, a partire proprio dal primo esilarante capitolo sui vantaggi insiti nella condizione di “handicappato”: oltre alla pensione anticipata e ai parcheggi gratis, spiega Mattia, se hai una disabilità non ti metteranno mai in galera, visto che le carceri non sono accessibili, e avrai la libertà di fare quello che ti pare, perché nessuno avrà mai niente da ridire.

Ma il volume contiene anche esperienze e riflessioni che vanno al di là dell’ironia: «Il libro è ricco di messaggi – puntualizza l’Autore -. Si parla anche di sport, di amicizia, di relazioni sentimentali, o delle difficoltà che le persone con disabilità incontrano nel tentativo di inserirsi nel mondo del lavoro». Per esempio, su quest’ultimo tema Mattia scrive: «Noi disabili motòri ci dividiamo in tre grandi categorie. Ci sono quelli che stanno troppo male per riuscire a lavorare. Poi ci sono quelli che, anche se potrebbero fare qualcosa, hanno accettato il ruolo istituzionale che la società moderna ha attribuito loro da tempo, ossia quello di non fare una beata fava da mattina a sera. Infine c’è chi, in barba ad antichi precetti e convenzioni, spinto da strani impulsi motivazionali, si è messo in testa di ritagliarsi un ruolo nel mondo. Con la pretesa addirittura di provare a lavorare, produrre, fatturare, contribuire anche se in minima parte al progresso sociale. Più o meno come fanno tutti gli altri, quelli sani».
Perché tra i principali problemi che deve affrontare chi convive con una disabilità ci sono proprio gli stereotipi. «Le persone con disabilità vengono descritte come eroi che ce la fanno malgrado le immani sofferenze a cui sono condannate, o come poveri derelitti, i più sfortunati del pianeta – commenta Muratore -, ma in mezzo c’è la vita vera delle persone che fanno la loro parte, che si svegliano la mattina con un progetto, che fanno le cose che fa la maggior parte della gente su questo pianeta. Ed è proprio questa normalità che ho voluto raccontare».

Un discorso a parte merita lo sport, la vera passione di Mattia Muratore, che è campione di powerchair hockey (hockey in carrozzina elettrica) e ambasciatore paralimpico. È anche capitano e presidente degli Sharks Monza, squadra in cui gioca da quasi 25 anni. Nel 2018 ha vinto il Campionato del Mondo con la Nazionale italiana, di cui è stato capitano. «Il mondo paralimpico – sottolinea – non è fatto solo dei grandi campioni portati alla ribalta dai media e dai social, perché nella realtà è pieno di persone che si dedicano quotidianamente allo sport, insieme alle loro famiglie e ai loro amici, impegnandosi non solo in campo, ma anche nella gestione dell’attività sportiva più in generale: trovare i fondi, gli impianti, le attrezzature giuste, i furgoni attrezzati. Si tratta di un impegno enorme che riguarda ogni giorno decine, anzi centinaia di persone».

Il presente contributo è già apparso nel sito dell’OMAR (Osservatorio Malattie Rare), con il titolo “‘Sono nato così, ma non ditelo in giro’: il racconto ironico della vita delle persone con disabilità” e viene qui ripreso per gentile concessione.

Del libro di Mattia Muratore, che si avvale anche di una prefazione di Luciano Ligabue, si è già occupato sulle nostre pagine anche Antonio Giuseppe Malafarina, parlando del Festival della Parola di Chiavari (2-5 giugno 2022), durante il quale il libro stesso è stato presentato.

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