Alunni e alunne con disabilità: come andrà questo nuovo anno scolastico?

«Anche per quest’anno scolastico – scrive Giovanni Barin – familiari e associazioni dovranno vigliare affinché ai bambini e ragazzi con disabilità venga garantito in questi giorni un diritto fondamentale, quello cioè di iniziare le lezioni in condizioni di parità con i loro compagni di classe. Ma insieme agli elementi innovativi introdotti dai più recenti Decreti, non mancano diversi elementi di criticità»

Classe di scuola con alunni con disabilitàSi sa, l’inizio del nuovo anno scolastico è sempre carico di incertezze: ci saranno cambiamenti nel corpo docente? Ci saranno nuovi compagni di classe? Le lezioni inizieranno subito o bisognerà aspettare qualche sostituzione? E l’insegnante di sostegno arriverà per tempo quest’anno oppure no?
Già, l’insegnante di sostegno. Un tema che ogni anno assilla migliaia di famiglie di alunni e studenti con disabilità. Anche per questo anno scolastico 2022-2023 familiari e associazioni dovranno vigliare affinché ai bambini e ragazzi con disabilità venga garantito un diritto fondamentale: quello di iniziare le lezioni in condizioni di parità con i loro compagni di classe.

In base a quanto stabilito dal Decreto Interministeriale 182/20, che ha introdotto il cosiddetto “Nuovo Progetto educativo individualizzato – PEI”), le ore di sostegno dovrebbero essere meglio definite, ma questo si scontra con le tradizionali modalità di reclutamento degli insegnanti. Una situazione che, tra l’altro, è peggiorata progressivamente con il passare degli anni. Le cattedre di sostegno vengono sempre assegnate per ultime, una volta reclutati gli altri docenti “ordinari”, con tempi sempre più lunghi e ritardi crescenti nell’avvio dell’anno scolastico per gli alunni con disabilità. Senza contare le assegnazioni del personale di sostegno in deroga o, ancor peggio, quelle per gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione: un processo che l’anno scorso si è concluso ad anno scolastico ormai avviato dopo oltre due e anche tre mesi.

Ma la vera novità del nuovo anno scolastico che sta per iniziare è il fatto che questo sarà il primo in cui dovrà entrare in funzione il nuovo PEI, così come definito dal citato Decreto 182/20.
In sintesi ricordiamo che il Decreto 182/20 ha introdotto alcuni elementi innovativi, a partire dalla predisposizione di un modello nazionale unico per il PEI, che garantisce l’uniformità del percorso scolastico nel caso in cui l’alunno cambi scuola e al passaggio di ciclo. Altri elementi importanti e positivi sono la definizione di tempi certi per la stesura del PEI (in particolare per quanto riguarda quelli provvisori), un maggiore coinvolgimento della famiglia nei GLO (Gruppi di Lavoro Operativi per l’Inclusione), un chiaro riferimento all’ottica ICF [la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2001, N.d.R.] con la valutazione delle barriere presenti nel contesto e il fatto che il PEI deve essere inserito all’interno del Progetto di Vita Individualizzato.

Non mancano tuttavia diversi elementi critici. Tra i tanti esaminati ad esempio anche dal Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), ne vorrei aggiungere uno, particolarmente evidente nelle scuole secondarie di secondo grado: il Decreto 182/20 prevede un impegno notevole da parte del corpo docente, spesso oberato dalla crescente burocrazia. Abbiamo dunque seri dubbi sul fatto che le scuole abbiano tempi e risorse adeguate per raggiungere gli obiettivi prefissati dal Decreto 182, che va ad integrare le già complesse indicazioni dei Decreti 66/1796/19.

Proprio da questi ultimi Decreti nasce un’ulteriore considerazione: nella rete che collabora a creare e mantenere efficiente il percorso inclusivo delle persone con disabilità, a mio avviso è fondamentale ed è stato a lungo sottostimato il ruolo del GLIP (Gruppo di Lavoro Interistituzionale Provinciale) a cui, oltre alle scuole, afferivano Associazioni, Provincia, Comuni, Ufficio Scolastico Territoriale e gli Enti coinvolti nel processo inclusivo, per condividere le buone prassi, confrontandosi tra loro e trovare le soluzioni alle criticità che possono sorgere. Rispetto ai GLIR (Gruppi di Lavoro Interistituzionali Regionali), che trattano macro-tematiche, i GLIP erano un efficace collettore di idee per tutti i contesti e gradi scolastici, dall’infanzia alle superiori per l’intero territorio provinciale. Tra le criticità spesso dibattute penso ad esempio alle difficoltà nel passaggio dalla secondaria di primo a quella di secondo grado, le scuole superiori: era uno dei classici argomenti particolarmente sentito dalle famiglie con figli con disabilità che venivano affrontati in quell’àmbito.
Attualmente la normativa (Decreti 66/17 e 96/19) prevede la trasformazione del GLIP nel GIT (Gruppo per l’Inclusione Territoriale), differenziando però il ruolo delle Associazioni e degli Enti Locali e delle Aziende Sanitarie. Questa nuova versione del Gruppo fatica però ad essere avviata. E tuttavia, in virtù della sua evidente importante funzione di raccordo, in diversi territori si è lavorato per ri-costituirli e far procedere le attività su base volontaria; ma una scuola che si basa sulla volontarietà non può funzionare.

Referente del Gruppo LEDHA Scuola e vicepresidente dell’Associazione Genitori Tosti in Tutti i Posti. La LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità) è la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). Il presente contributo di riflessione è già apparso in “Persone con disabilità.it” e viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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