Un premio internazionale a Roberto Lachin, judoka e podcaster non vedente

“Motto Podcast”, ciclo di trasmissioni radio diffuse via internet che parlano di disabilità visiva in termini positivi e “Judo al buio”, condotto insieme alla ballerina non vedente Elena Travaini: sono i due progetti per i quali Roberto Lachin, judoka e podcaster non vedente, già “Sportivo dell’Anno 2018”, ha pienamente meritato un riconoscimento prestigioso come il “Premio Internazionale Giuseppe Sciacca” (categoria “Sport e Inclusione Sociale”), ventesima edizione di un’iniziativa che valorizza nuovi talenti in diversi settori, provenienti da tutto il mondo

Roberto Lachin e Vasiliki Bafataki

Roberto Lachin con il riconoscimento ricevuto, insieme a Vicky Bafataki, segretario generale del “Premio Internazionale Giuseppe Sciacca”

Al suo progetto Motto Podcast, fatto di trasmissioni radio diffuse via internet per parlare di disabilità visiva in termini positivi e farne conoscere a tutti la realtà, abbiamo già dedicato a suo tempo una bella intervista. Un’altra sua interessante iniziativa è Judo al buio, condotto insieme alla ballerina non vedente Elena Travaini, per proporre una sperimentazione di judo completamente al buio, allo scopo di migliorare l’autostima di se stessi e superare i propri limiti.
Ora questi due progetti di Roberto Lachin, persona non vedente, già Sportivo dell’Anno 2018, hanno ottenuto un meritato riconoscimento che ci fa particolarmente piacere segnalare. Il judoka e podcaster veneziano, infatti, è stato recentemente insignito, presso la Pontificia Università Urbaniana in Vaticano, del Premio Internazionale Giuseppe Sciacca, nella categoria Sport e Inclusione Sociale, iniziativa giunta alla ventesima edizione, che valorizza nuovi talenti in diversi campi di studio provenienti da tutto il mondo.
«Vorrei dare il mio contributo – dice Roberto – per rendere più inclusiva la società moderna e credo che le storie speciali raccontate al Motto Podcast e il progetto Judo al buio siano un ottimo connubio per portare avanti anche questo sogno».
Tanti complimenti, Roberto e avanti così! (S.B.)

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