Ogni scusa è buona per penalizzare i caregiver e coloro che assistono!

Penalizzati i caregiver familiari di Roma che assistono una persona con gravissima disabilità tramite l’assistenza indiretta, ovvero chi riceve l’importo direttamente, da utilizzare esclusivamente per assumere un assistente, rispetto a chi lo fa con l’assistenza diretta, cioè mediante operatori forniti da Cooperative: lo denuncia Stella Di Domenico, ricordando trattarsi di «due modalità differenti di erogazione di uno stesso servizio di assistenza e che non si dovrebbe penalizzare proprio quella che, risparmiando sugli intermediari, costituirebbe un notevole risparmio per le casse municipali»

Uomo disperato, con le mani sulla facciaLa Deliberazione della Giunta Regionale del Lazio 897/21 aveva stabilito i nuovi criteri relativi all’importo da erogare ai caregiver delle persona con gravissima disabilità (“contributo di cura”). Per la rimodulazione dell’importo il riferimento è all’ISEE [Indicatore della Situazione Economica Equivalente, N.d.R.] e alla compresenza di servizi/prestazioni socio assistenziali già attivi in favore dell’utente. La scheda relativa alla compresenza di servizi e prestazioni socio assistenziali è contenuta nella stessa Deliberazione e assegna punteggi da un massimo di 4 a un minimo di 1 in base alle ore di assistenza di cui usufruisce l’utente. Quella stessa scheda è riportata senza alcuna modifica nella Deliberazione della Giunta del Comune di Roma dell’11 marzo di quest’anno.
Ebbene, nel momento in cui gli utenti sono stati chiamati per firmare il PAI (Piano Assistenziale Individuale), è accaduto qualcosa di sconcertante, ovvero si sono visti somministrare una scheda differente che contemplava anche un punteggio pari a zero. Perché è così grave questa modifica arbitraria?
Il punteggio zero viene attribuito a chi usufruisce dell’assistenza indiretta, evidenziando in questo modo una netta differenziazione tra chi si avvale dell’assistenza diretta (tramite operatori forniti dalle Cooperative) e chi invece riceve l’importo direttamente, da utilizzare esclusivamente per assumere un assistente e che ogni mese va rendicontato. Va da sé trattarsi di due modalità differenti di erogazione dello stesso servizio, con la differenza che con l’assistenza diretta ci si avvale di intermediari, mentre con quella indiretta provvede a tutto il caregiver.

Chi scrive, dunque, ha immediatamente provveduto a contattare una funzionaria del Dipartimento delle Politiche Sociali del Comune di Roma la quale ha ribadito che l’assistenza indiretta è considerata esclusivamente come un contributo monetario, mentre quella diretta è assistenza.
Alla mia richiesta di fornirmi la documentazione con cui sono stati stabiliti questi assurdi criteri (via e-mail e via PEC), mi è stato risposto che il Dipartimento ha inoltrato ai Municipi della Capitale una fantomatica “nota esplicativa” non reperibile, però, su internet.
Come già detto, la “diretta” e “l’indiretta” sono due modalità differenti di erogazione di uno stesso servizio di assistenza e assolutamente non si dovrebbe penalizzare proprio quella che, risparmiando sugli intermediari, “costituirebbe” un notevole risparmio per le casse municipali. Inoltre, chi usufruisce dell’assistenza indiretta spesso ha situazioni molto più gravi per cui, a parità di contributo, le poche ore della “diretta” sono insufficienti al bisogno dell’utente.
Questo punteggio zero determina quindi una decurtazione di parte del contributo che per utenti come mia figlia, ad esempio, significa rinunciare a tantissimo.

Chiedo dunque che si faccia luce su quanto sta accadendo, considerando che il contributo lo eroga la Regione e che con la Deliberazione inizialmente citata ne aveva chiaramente stabilito le modalità di assegnazione del punteggio.
Segnalo anche, tra l’altro, che il “contributo di cura” continua ad arrivare senza alcuna regolarità, cosicché si deve sborsare di tasca propria lo stipendio al personale, anche in caso di necessario incremento dell’assistenza.
Insomma, le famiglie di persone con disabilità continuano nel nostro Paese a non essere tutelate e anzi discriminate, come ha certificato ufficialmente, nei giorni scorsi, anche il Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, addirittura prese in giro, però, questo non si può proprio più accettare!

Caregiver familiare, presidente dell’Associazione UniPhelan di Roma.

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