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E dunque anche secondo il Tribunale di Roma a Belluno ci fu discriminazione!

Maggio 2015: protesta di persone con disabilità visiva davanti alla scala mobile di Belluno

Era il mese di maggio del 2015 quando un cospicuo gruppo di persone con disabilità visiva si rese protagonista di una protesta per il libero accesso alla scala mobile di Belluno

Fu un caso che occupò per molto tempo le pagine del nostro giornale, tra il 2015 e il 2017, quello riguardante alcune persone con disabilità visiva, accompagnate dal proprio cane guida, che si erano viste negare l’accesso alla scala mobile di Lambioi, che porta al centro storico di Belluno, di fronte a un cartello indicatore di divieto, recante la scritta Inclusi i cani guida.
Il momento più “caldo” si ebbe nel maggio del 2015, quando un cospicuo gruppo di persone, provenienti da varie città d’Italia, si recarono con i loro cani guida ai piedi di quella stessa scala mobile, chiedendo di salire, nel rispetto delle Leggi, e con l’intento dimostrativo «di far vedere che gli animali sono perfettamente in grado di prendere le scale mobili in tutta sicurezza, oltre che per rivendicare la libertà di movimento e il rispetto della dignità». Ciò aveva portato al blocco dell’impianto, da parte della Società Bellunum che lo gestisce, e anche all’arrivo della Polizia, lasciando le persone momentaneamente bloccate sulla scala mobile, senza la possibilità di salire né di scendere in sicurezza e lasciando anche in sospeso la situazione, tra polemiche varie e preannunciate azioni legali.
Dal canto nostro avevamo ricordato in più occasioni che quel divieto si collocava in palese violazione delle Leggi vigenti (Legge 37/74, aggiornata dalla Legge 60/06), che obbligano ad accogliere i cani guida in ogni luogo pubblico o aperto al pubblico.

La vicenda aveva dato vita a una dura battaglia giudiziaria, che aveva anche visto il Tribunale di Belluno rigettare il ricorso presentato dalle persone con disabilità visiva, ritenendo che le stesse «non avessero subito una lesione alla propria sfera giuridica personale, attuale e concreta» e qualificandone «la pretesa di ottenere una pronuncia giudiziale non come diritto soggettivo assoluto, ma al più quale interesse diffuso di categoria».
Alla fine, però, nel maggio del 2020 avevamo potuto dare la notizia della Sentenza con cui la Corte d’Appello di Venezia aveva condannato per discriminazione il Comune di Belluno e la Società Bellunum. 

Rimandando i Lettori e le Lettrici ai nostri vari contributi con i quali abbiamo seguito passo dopo passo la vicenda (nella colonnina qui a fianco dei Link correlati), arriviamo all’oggi e alla nuova Sentenza pronunciata qualche settimana fa dal Tribunale di Roma, che ha pienamente accolto il ricorso promosso da Laura Raffaeli, presidente dell’Associazione Blindsight Project, accertando e confermando senza alcuna eccezione, che le condotte poste in essere dal Comune di Belluno e dalla Società Bellunum furono discriminatorie ai danni delle persone con disabilità, con relativa condanna al risarcimento del danno, al pari di quanto stabilito a suo tempo dalla Sentenza della Corte d’Appello di Venezia.
Va per altro ricordato che subito dopo quest’ultimo pronunciamento il Comune di Belluno e la Società Bellunum avevano proposto ricorso presso la Corte di Cassazione, per cui il giudizio rimane pendente, pur non essendo stata ancora fissata udienza.
«Anche alla luce dell’esito dell’ulteriore pronuncia vittoriosa del Tribunale di Roma sui medesimi fatti – commentano da Blindisght Project -, ci si chiede, a questo punto, se il Comune di Belluno vorrà rimeditare sulla posizione assunta in questa vicenda dall’ex Giunta Comunale». (S.B.) 

Per ulteriori informazioni: info@blindsight.eu.

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