Opinioni

Quel che chiedevo sull’autismo

Una persona adulta con disabilità intellettiva

«“Quale impegno è stato sottoscritto, durante la Giornata per la Consapevolezza dell’Autismo del 2 Aprile, a proposito della valutazione delle competenze per il recupero sociale e lavorativo delle persone con autismo in età adulta?”: questo – scrive Rosa Mauro – avevo chiesto tra l’altro in un mio precedente intervento, con il quale non volevo in alcun modo sminuire il valore dell’incontro di alcune Associazioni con il presidente Mattarella, avvenuto appunto il 2 aprile»

Non è abbastanza centrale l’importanza del prendersi cura

Non è abbastanza centrale l’importanza del prendersi cura

«La società di oggi – scrive Marilena Rubaltelli, riflettendo sulla categoria del “prendersi cura” – e ancor più con i tagli e la razionalizzazione delle spese per assistenza e sanità, non mette certo la persona in posizione centrale, ma anzi guarda solo a tagliare le prestazioni, non occupandosi in maniera sufficiente della qualità della cura. E così, i malati, i fragili, le persone con disabilità perdono sia nella quantità dell’aiuto indispensabile, sia nella qualità di vita e soprattutto nel riconoscimento del loro essere persone, nella loro dignità»

Non malati cronici, ma Persone libere di vivere come tutti

Non malati cronici, ma Persone libere di vivere come tutti

«Quello che dobbiamo contrastare – scrive Giovanni Merlo, a proposito di una Sentenza del TAR della Lombardia – è l’antica ma sempre presente e forte equivalenza che fa di una persona con disabilità un malato cronico, le cui uniche rivendicazioni accettabili siano quelle di avere più ore di cura e di assistenza». «Quello che vogliamo sostenere – aggiunge – è il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere prima di tutto nella società, con gli stessi diritti e le stesse opportunità degli altri»

Siamo tutti responsabili?

Siamo tutti responsabili?

«L’amarezza maggiore – scrivono tra l’altro dalle organizzazioni che compongono la campagna marchigiana denominata “Trasparenza e diritti”, dopo le battaglie condotte in questi mesi per difendere il sociale – è prodotta ancora una volta dalla constatazione che un settore come quello sociale è considerato “residuale”, un “orpello”. Infatti, solo un àmbito ritenuto insignificante, senza valore, può essere oggetto di un sostanziale azzeramento dei finanziamenti»

Non si può far cassa contro i diritti delle persone

Non si può far cassa contro i diritti delle persone

«È inaccettabile – scrive Antonio Giuseppe Malafarina – che il Governo ricorra al Consiglio di Stato contro quelle Sentenze secondo cui il Decreto sull’ISEE non deve considerate come reddito le pensioni d’invalidità o le indennità di accompagnamento. Se quelle Sentenze, infatti, creano un vulnus legislativo, non è ricorrendo contro i cittadini che lo si sana. In altre parole, se il bilancio economico dello Stato non quadra, non si fa cassa contro i diritti, e il buon senso, delle persone»

Al centro, quel giorno, sono state le Persone con autismo

«Per la prima volta a livello nazionale – scrive Stefania Stellino – durante l’incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica Mattarella, in occasione della Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo, al centro e protagoniste sono state le persone con autismo, con il loro arcobaleno di modi di essere, dai più piccoli, agli adolescenti, agli adulti»

L’autonomia è un’altra cosa!

«Su questioni tanto delicate – scrive Stefania Leone, riferendosi alle notizie diffuse anche dalla televisione sull’esoschelettro “EKSO”, strumento riabilitativo usato con le persone con disabilità motoria – abbiamo bisogno di tutto, men che degli scoop giornalistici e soprattutto di un’informazione che, pur di vincere sulla concorrenza, anticipa solo false speranze. L’autonomia, infatti, è ben altra cosa!»

Basterebbe poco, per essere corretti anche in TV

«La televisione – scrive Claudio Arrigoni, riflettendo su alcuni episodi accaduti recentemente in altrettanti programmi – ha una forza spaventosa. Basterebbe poco per essere corretti e mostrare come esserlo. Purtroppo parole e comportamenti rispettosi nei confronti della disabilità, come di altre categorie “deboli” a rischio di discriminazione, non sono indicati prima, a scuola e/o in famiglia, e arrivano senza mediazioni nel più forte mezzo di comunicazione di massa»

Trattate i nostri figli come Persone, basterà!

«Noi genitori di persone con autismo – scrive Rosa Mauro – non siamo gli unici elementi in campo, perché i nostri figli sono e devono essere inseriti in una società che li rispetti come individui autonomi da noi, come cittadini che in quanto tali hanno diritto ad essere inclusi e protetti dallo Stato». Un’ampia riflessione, a poche settimane dalla Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo, che prende spunto da un libro di Gianfranco Vitale e da un intervento di quest’ultimo, pubblicato su queste stesse pagine

Non sono affatto sbagliati, i mezzi che proponiamo!

«La Proposta di Legge sostenuta dalle nostre Federazioni – scrive Luciano Paschetta della FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali di Persone con Disabilità) – porrà l’alunno con disabilità alla pari con i compagni nel rapporto con i docenti e darà una nuova dignità al ruolo del sostegno, mettendolo al servizio della classe e della scuola, e non, come accade ora, “al servizio” del ragazzo con disabilità, sostituendosi ai docenti di classe»

I docenti per il sostegno mediatori didattici dell’inclusione

Questo è il ruolo per i docenti di sostegno, previsto dalla Proposta di Legge sull’inclusione degli alunni con disabilità, sostenuta dalle Federazioni FISH e FAND, come lo spiega Salvatore Nocera, replicando a un recente intervento di Dario Ianes. «La figura di docente per il sostegno che emerge dalla Proposta di Legge da noi sostenuta – sottolinea inoltre Nocera – è pienamente in linea con lo stato giuridico e le funzioni per esso previste dalla normativa vigente»

Caregiver inoccupato? E allora paga il ticket!

Sta succedendo nel Lazio e in altre Regioni: ai caregiver, quelle figure che si prendono cura in modo significativo e continuativo di un congiunto non autosufficiente a causa di una grave disabilità, viene eliminata l’esenzione dal ticket sanitario, in quanto persone “inoccupate” e non disoccupate”. «Aver cura dei caregiver familiari – aveva scritto a suo tempo Giorgio Genta – giova allo Stato e alla comunità dei Cittadini. Perché dunque non tutelarli come un bene prezioso?». Appunto!

L’immaginario collettivo non vede il lavoro di cura

«Prima ancora che con l’assenza di una legge – scrive Simona Lancioni – le sacrosante rivendicazioni dei caregiver (quelle figure, per lo più donne che, in àmbito domestico e a titolo gratuito, si prendono cura in modo significativo e continuativo di un congiunto non autosufficiente a causa di una grave disabilità) devono fare i conti con un immaginario collettivo che nella maggior parte dei casi il lavoro di cura non lo vede proprio, e quando lo vede ne coglie un’immagine rigida e stereotipata»

“Razionalizzazione” o ulteriore accanimento?

Di fronte a un Documento di Economia e Finanza (DEF), che parla di possibili “razionalizzazioni” dei fondi per l’assistenza alle persone con disabilità, «ritengo – scrive Vincenzo Gallo – che si debbano certamente eliminare gli sprechi e i privilegi di ogni genere e in ogni settore, ma che si debba anche evitare di accanirsi ancora sulle persone effettivamente più deboli e in difficoltà, mettendo a rischio, nei casi più gravi, la loro stessa sopravvivenza»

Buoni gli obiettivi, ma sbagliati i mezzi

Secondo Dario Ianes, «la Proposta di Legge sull’inclusione scolastica sostenuta dalle Federazioni FISH e FAND è estremamente interessante, poiché contiene diversi punti di sviluppo che in questi anni in molti abbiamo sostenuto. In essa, però, ritengo sia sbagliata la prospettiva separante tra docenti curricolari e docenti di sostegno, fondamentalmente perché consolida e rende strutturale la divisione tra “insegnanti normali” e “insegnanti speciali”»

Una scuola che ha scelto di esserci

Di fronte a genitori «che dovrebbero iniziare a porsi seriamente alcune domande – scrive Francesca Debernardi – c’è stata una scuola che, dopo l’ennesimo atto di bullismo, ha visto e ha scelto di esserci, sostenendo l’inclusione e la diversità, contro l’emarginazione e la violenza sociale. Un atto di grande coraggio e il segnale che finalmente qualcosa sta cambiando»

Diritti inapplicati: una storia costante

«È tutt’altro che infrequente che i diritti siano “inapplicati”, e questa mi pare una circostanza che non mi sento di sottovalutare!»: lo scrive Gianfranco Vitale, prendendo spunto da un intervento pubblicato su queste stesse pagine, centrato sull’esigibilità delle norme riguardanti i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e sulla necessità di applicarle, senza dover ricorrere a nuove leggi

Basterebbe rispettare e applicare le leggi vigenti

«Sarebbe urgente e auspicabile – scrive Vincenzo Bozza – che la Commissione Affari Sociali della Camera rivedesse radicalmente il testo unificato delle varie Proposte di Legge sul “dopo di noi”, assumendo come riferimento fondamentale innanzitutto le norme sui LEA (Livelli Essenziali di Assistenza Socio-Sanitaria), già in vigore da tredici anni. Non è infatti di nuove e fuorvianti leggi che abbiamo bisogno, ma del rispetto e dell’applicazione di quelle vigenti»

Noi caregiver, “invisibili tra gli invisibili”, chiediamo la Grazia!

È questa la provocatoria conclusione della lettera aperta inviata dalla Presidente del Coordinamento Famiglie Disabili al Presidente della Repubblica, «in considerazione del fatto – scrive Simona Bellini – che noi caregiver familiari siamo spesso rinchiusi, insieme ai cari di cui ci curiamo, nelle nostre case, in una condizione di “arresti domiciliari”, pur senza avere commesso alcun reato»

Caro Presidente, le sembra questo un Paese civile?

«Un Paese che non tutela una famiglia in una condizione di handicap in stato di gravità, assicurandosi che un’azienda che continua ad operare sul mercato non privi il genitore del proprio lavoro (unica fonte di reddito), non è degno di essere considerato civile»: così scrive al Presidente della Repubblica Daniele Picco, già per vent’anni tenente colonnello dell’Aeronautica Militare, oggi pilota civile cassintegrato, che assiste in tutte le sue necessità una figlia con grave disabilità