Opinioni

Il 2 Aprile dell’autismo: scrivo ai Presidenti e al Papa

Il 2 Aprile dell’autismo: scrivo ai Presidenti e al Papa

«Caro Presidente della Repubblica, Caro Presidente del Consiglio, Carissimo Papa Francesco – scrive Gianfranco Vitale, in occasione del 2 Aprile, Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo – bisogna far sì che i nostri figli non siano più visti come “malattie da normalizzare”, ma come persone cui dev’essere riconosciuto e garantito il pieno diritto ad apprendere, ad agire, partecipare, decidere… In una sola parola a “pensare e gioire” della vita»

Le carriere dei docenti specializzati e le “carte necessarie”

Le carriere dei docenti specializzati e le “carte necessarie”

«Condivido lo spirito operativo del maestro Filippo Barbera – scrive Salvatore Nocera, a proposito di un recente intervento apparso su queste stesse pagine – e gli apprezzamenti per quella Proposta di Legge volta a migliorare la qualità dell’inclusione scolastica, sostenuta dalle Federazioni di Associazioni di persone con disabilità. Mi suscitano invece perplessità due tipi di critiche e cerco di spiegarne il perché»

La “progettazione universale” è a disposizione di tutti

La “progettazione universale” è a disposizione di tutti

«Il “Design for All” – scrive Isabella Steffan, prendendo spunto da alcune vicende di barriere, verificatesi in provincia di Treviso – ovvero la “progettazione universale” è a disposizione di progettisti, amministratori e tecnici che vogliano considerare l’accessibilità solo come un punto di partenza, superando visioni ristrette e cavilli burocratici; si può e si deve fare, servono volontà e convinzione, una buona dose di coraggio, anticonvenzionalità e il supporto di validi professionisti»

Il tempo delle carte lasci il posto alla didattica

Il tempo delle carte lasci il posto alla didattica

«Bisogna rimettere in asse i tre grandi pilastri sui quali si regge la “vera” Buona Scuola, ossia la didattica, l’inclusione e la formazione»: sono parole del maestro elementare Filippo Barbera, la cui riflessione parte dalle tante criticità gravitanti oggi attorno all’insegnamento di sostegno, passando per la Proposta di Legge sostenuta dalle Associazioni di persone con disabilità, e arrivando infine alla necessità di «finirla con il tempo delle carte, per lasciare posto alle azioni!»

Morire bene, ma anche vivere meglio

Edvard Munch, "Il bambino malato" ("The Silk Child"), 1885-86, particolare

«È giusto – scrive Fulvio De Nigris, a proposito della raccolta di firme per calendarizzare la Proposta di Legge sul fine vita – che chi vuol “morire bene” si faccia avanti. Ne ha pienamente diritto. Ma dovrebbe succedere in un mondo di pari, con eguali diritti e con un modello sociale capace di rispettare le persone, specialmente quando convivono con la malattia o quando hanno gravissime disabilita, come quelle legate a uno stato vegetativo o a malattie degenerative»

Ci si pensi bene, prima di reintegrare quell’insegnante

«Mentre tanti insegnanti e dirigenti sono impegnati eticamente e professionalmente nel processo di inclusione – scrivono Liana Baroni e Salvatore Nocera – arrivano anche notizie inquietanti di nuovi maltrattamenti a scuola e siamo anche alla vigilia del processo d’appello, a Trieste, in cui si dovrà decidere sul reintegro di un’insegnante a suo tempo licenziata, per avere sottoposto a un trattamento degradante un bimbo con autismo, esortandone al disprezzo i compagni»

Due diversi modi di pensare e “vedere” la disabilità

Quello cioè del noto giornalista Massimo Fini, che annuncia: «Sono diventato cieco. O, per essere più precisi, semicieco o “ipovedente”. La mia storia di scrittore e giornalista finisce qui», e quella di Maurizio Molinari, giovane giornalista, persona non vedente, che risponde: «La mia cecità non è stata un limite per realizzare il mio sogno. Da anni descrivo fatti anche senza l’uso degli occhi». «Un loro eventuale incontro – scrive Simone Fanti – porterà un reciproco vantaggio»

Così possiamo garantire il diritto al lavoro per i nostri figli

«Dobbiamo continuare la nostra opera di sensibilizzazione verso le imprese – scrive Emanuela Buffa, prendendo spunto da un recente intervento di Rosa Mauro, pubblicato dal nostro giornale – su ciò che i nostri ragazzi con disabilità intellettiva sono in grado di fare e stimolare le Istituzioni, perché ci aiutino in questo. È un lavoro lungo, di pazienza e conoscenza delle leggi e degli strumenti che abbiamo a disposizione, ma è un lavoro che dobbiamo fare come associazioni di genitori»

Beneficenza e inaccessibilità (anche delle persone)

Fondazioni impegnate in àmbito sociale e sanitario, le cui sedi romane, però, sono inaccessibili a una persona con disabilità in carrozzina, impegnata nello stesso settore. «E quel che è peggio – scrive Rosa Mauro – indisponibili anche a scusarsi, salvo lodevoli eccezioni, oppure disponibili a farlo, ma non con la diretta interessata». «Un palazzo – conclude – può essere inaccessibile, le persone, però, non devono esserlo mai. Soprattutto se lottano insieme per un mondo migliore!»

Rapporto su disabilità e media: criticità e suggerimenti

L’uso dell’espressione “diversamente abile”, locuzione in contrasto con il linguaggio adottato dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, e alcune parti inaccessibili alle persone non vedenti e ipovedenti, sono i “punti deboli” individuati da Daniela Bucci nel Rapporto 2012 “Disabilità e media. La rappresentazione delle persone con disabilità nel sistema italiano dell’informazione”, presentato in questi giorni dalla Fondazione Giacomo Matteotti

Ora che la storia di Stamina è finita

«C’è ancora qualcosa di “non detto” – si chiede Marco Piazza – in una vicenda come il cosiddetto “Caso Stamina”, di cui hanno parlato per mesi tutti i giornali e i telegiornali? Più di quanto non sembri. E sono soprattutto le storie di famiglie che non bisogna lasciar sole e di ricercatori che continuano in silenzio il loro lavoro, con pochi soldi e tanti ostacoli»

Ora basta con le false informazioni su ciechi e ipovedenti!

«Ormai da tempo – scrive Josè Tralli – le persone con disabilità visiva usano telefoni touch screen, ciò che invece anche in questi giorni gli organi d’informazione hanno attribuito a dei “falsi ciechi” ». «E per la cronaca – aggiunge – usiamo anche i tablet e, da più di vent’anni, i computer. Basta dunque, una volta per tutte, con l’ignoranza, con la falsa informazione che fa sensazionalismo, basta con quegli atteggiamenti da medioevo che, alla fine, discriminano sempre noi ciechi e ipovedenti»

Prova a dire sì

«Prova a dire sì – scriveva all’Associazione La Farfalla Franco Bomprezzi, il nostro direttore responsabile scomparso nel dicembre scorso -, quando incontri un volto che non ti aspettavi, di un colore diverso dal tuo ma con la stessa voglia di parlare, di gridare, di abbracciare, di condividere anche se non si esprime come te, anche se non capisci subito ogni parola… fermati e rallenta, ascolta in un angolo della tua coscienza quella piccola, timida voce, che pacatamente ti ripete: “Prova a dire sì”»

È dunque la Salute il “bancomat” della finanza pubblica?

«Se è vero che “le parole sono pietre” – scrive Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE, rifacendosi anche a quanto dichiarato dal presidente della Repubblica Mattarella nel suo discorso d’insediamento – chiediamo a tutte le Istituzioni di fare chiarezza sul futuro della Sanità pubblica, perché oggi le esigenze della finanza pubblica, anziché portare al taglio di sprechi e inefficienze, stanno in realtà ridimensionando il diritto costituzionale alla tutela della salute»

Valutazione della disabilità: si imboccherà la “direzione giusta”?

Alcune riflessioni successive a un incontro tenutosi a Roma e dedicato alla S.Va.M.Di., la “Scheda di Valutazione Multidimensionale per le Persone con Disabilità” che anche la Regione Lazio intende adottare, per stabilire l’accesso ai servizi delle persone con disabilità. «Con l’auspicio – scrive Fausto Giancaterina – che nell’applicare tale strumento, si scelga la “direzione giusta”»

Perché sosteniamo quella Proposta di Legge

«Perché – scrive Salvatore Nocera, soffermandosi ancora su quella Proposta di Legge per l’inclusione, sostenuta dalle Federazioni FISH e FAND – è bene che l’insegnamento delle discipline curricolari torni definitivamente ai docenti curricolari anche per gli alunni con disabilità e che quelli specializzati per il sostegno continuino ad approfondire, tramite l’aggiornamento permanente obbligatorio in servizio, i bisogni e le strategie sempre più specifiche per ciascun alunno con disabilità»

Cerchiamo sempre di rivolgerci a tutti

«La funzione e filosofia di chi si occupa di disabilità da tecnico, come me, e di chi comunica “di” e “sulla” disabilità, come “Superando.it”, è di rivolgersi a tutte le persone con disabilità – pure a chi non sa nemmeno cosa sia Apple – ma anche a chi vigila sui processi e i diritti e alle aziende del settore»: così Stefania Leone, persona con disabilità visiva impegnata in àmbito di tecnologie accessibili, torna a soffermarsi sui problemi riscontrati con un dispositivo all’avanguardia

Ipovedenti e vedenti: conosciamoci a vicenda

Piccolo “test” a risposta multipla, sui comportamenti più opportuni da tenere di fronte a una persona ipovedente. Perché «la comunicazione e la relazione sono un impegno a due – scrive Rosa Mauro – e più in generale costruire un mondo per tutti è facile, se la collaborazione avviene ad ogni livello e grado, conoscendoci a vicenda e venendoci incontro nelle nostre esigenze individuali»

Le luci e le ombre di quella Proposta di Legge

«Riteniamo – scrive Michela Giangualano, a nome del Movimento Sostegno Doc – che l’impianto complessivo di quella Proposta di Legge sostenuta dalle Federazioni di persone con disabilità sia abbastanza confacente alle esigenze dell’inclusione scolastica. Ciò che contestiamo, invece, è la separazione delle carriere scolastiche in nome della continuità e il fatto che l’insegnante di sostegno possa in futuro non avere più una formazione disciplinare completa a supportarlo»

Non è solo un problema di “diritti che costano”

«Il progetto delle Case Famiglia di Roma – scrive Fausto Giancaterina – è sostanzialmente immutato dal 1996 e sembra oggi faticare molto a rispettare quotidianamente due fondamentali requisiti: buona qualità del benessere delle persone e sostenibilità del sistema gestionale. Ma se ci si limita a ripetere che “i diritti costano!”, si rischia di far credere che il problema sia unicamente economico, lasciando immutate le criticità dell’attuale sistema, e aggravandone così i tratti più negativi»