Opinioni

Alleanze sociali sì, ma rispettando i diritti di tutti

«Solo nel quadro di uno sviluppo fatto di crescita economica, sociale e culturale e di partecipazione democratica dei cittadini alle scelte collettive – scrivono Giuseppe e Lorenza Biasco -, saranno possibili l’inclusione e le pari opportunità delle persone con disabilità, mentre nella crescita economica fine a se stessa è escluso tutto quello che non è di interesse immediato dell’Economia Finanziaria»

Meglio cambiare nome a quella cerimonia

Meglio cambiare nome a quella cerimonia

Un ragazzo con autismo viene escluso dall’inaugurazione dell’anno scolastico, al Quirinale, perché privo degli insegnanti di sostegno. Ma le altre famiglie si ribellano e la Vicepreside lo accompagna personalmente. Il Presidente della Repubblica lo riceve a fine cerimonia, dedicandogli un incontro privato. «Ma ormai la frittata era fatta – scrive Antonio Nocchetti – e dal prossimo anno sarebbe meglio che quella cerimonia non si chiamasse più “Tutti a scuola”…»

Autismo e “dopo di noi”: osare, ma con proposte possibili

Autismo e “dopo di noi”: osare, ma con proposte possibili

«Bisogna osare presentando proposte possibili – scrive Gianfranco Vitale, parlando del “dopo di noi” delle persone autistiche -, recuperando il senso del “normale”, abbandonando il ridondante, l’illusorio e lo “straordinario” e mantenendo i piedi per terra: le complessità dell’autismo, infatti, non consentono di viaggiare con la fantasia, ma di misurare passo dopo passo la concreta realizzazione di obiettivi alla nostra portata»

Articolo 18 e Legge 68: costruire nuove alleanze sociali

Articolo 18 e Legge 68: costruire nuove alleanze sociali

«Penso – scrive Franco Bomprezzi, a proposito della battaglia in corso sull’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori – che sia il momento di costruire nuove alleanze sociali, con chi oggi si sente escluso dal mondo del lavoro e persino dal precariato, come le persone con disabilità. Perché l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, quando avviene e funziona, modifica l’ambiente di tutti e lo modifica in meglio»

L’età reale di un caregiver familiare

Il mulo da soma ovvero. secondo Giorgio Genta, l'animale più rappresentativo della categoria dei caregiver familiari che assistono persone con grave disabilità

Secondo Elizabeth Blackburn, Premio Nobel per la Medicina, l’età reale dei caregiver familiari – ovvero di coloro che si prendono cura di una persona con importanti necessità di assistenza – è ben superiore a quella anagrafica. E ora che tale figura sembra balzare sempre più agli onori delle cronache, Giorgio Genta, che si definisce «vecchio caregiver “co-primario”, dai miracoli mancati», si dimostra scettico su eventuali leggi riguardanti il settore

Ascoltare anche i docenti di sostegno

Come già era accaduto qualche tempo fa, si riapre, dal fronte degli insegnanti di sostegno, la discussione sulla Proposta di Legge riguardante l’inclusione scolastica delle persone con disabilità, elaborata dalle organizzazioni che partecipano all’Osservatorio Ministeriale Permanente per l’Integrazione degli Alunni con Disabilità. «Chiediamo fortemente – scrive Giulia Giani – la possibilità di essere ascoltati anche noi, docenti di sostegno». Il dibattito resta aperto

Non mi piacciono le “gabbie accessoriate”

«Considero i percorsi, i servizi e i luoghi separati – scrive Simona Lancioni, riflettendo sul tema “sessualità e disabilità” – un prerequisito per la segregazione, una “gabbia accessoriata” che non smette però di essere “gabbia”. Forse al suo interno le persone con disabilità potranno anche trovare qualcuna delle risposte ai propri bisogni, ma quel luogo dedicato e separato impedirà che esse diventino, e siano considerate, parte integrante della società»

Discutere con le persone e ascoltarle fuori dai pregiudizi

«Queste persone – scrive Antonio Giuseppe Malafarina, parlando di tre “disabili invisibili”, ovvero con deficit che non si vedono a colpo d’occhio – mi hanno insegnato che la “disabilità invisibile” ha dei metodi di approccio molto precisi e che soprattutto discutere con le persone, fidarsi e ascoltarle fuori dai pregiudizi sia una bella cosa. Si scoprono realtà nuove. Si vede quello che non si vede. E si scopre che vale per ognuno avere un po’ di sé alquanto invisibile»

L’amore è tutto carte da decifrare

«Anziché cercare di normare il diritto all’affettività e organizzare corsi per l’“assistenza sessuale” da garantire e finanziare per legge – scrive Francesca Arcadu, arricchendo ulteriormente il nostro ampio dibattito sulla sessualità e l’affettività – forse si dovrebbe potenziare il percorso di accompagnamento psicologico di molte persone con disabilità, il prezioso ruolo dei gruppi di auto-aiuto, la consulenza alla pari»

Difendiamo l’articolo 3!

«Non voglio cadere nella trappola – scrive Rosa Mauro – di chi ci vuole solo come dei “numeri” o delle “tabelle”, non voglio né mi interessa sapere cosa ti serva per essere la Persona e il Cittadino che puoi e vuoi essere. Voglio solo che tu lo ottenga. Lo abbiamo messo per iscritto, ci abbiamo creduto, vogliamo continuare a crederci tutti insieme. Non permettiamo a nulla e a nessuno di strapparci via la libertà che l’articolo 3 della Costituzione ci regala!»

Quando c’erano le scuole per “subnormali”

Un racconto di tanti anni fa, la storia di una maestra impegnata in Sicilia in una classe differenziale di bimbi “speciali”, che allora si chiamavano “subnormali”, prima che cominciasse a radicare il germe dell’inclusione. «Un racconto – scrive Simonetta Morelli – con cui augurare buon anno alla nostra scuola pubblica, che non merita di poggiarsi sempre e soltanto sulla generosità di tante maestre come quella protagonista della storia»

Autismo, “dopo di noi” e la nostalgia del futuro

Autismo e “dopo di noi”: «Più che di Uomini e Donne della Provvidenza – scrive Gianfranco Vitale c’è tanto bisogno di lavoro comune, olio di gomito, voglia – ripartendo dai tanti errori del passato – di rimettersi in discussione, per costruire un progetto davvero all’altezza della difficile sfida che abbiamo davanti». E citando Vittorio Foa conclude: «“Non ho nostalgia del passato; ho nostalgia del futuro, di quello che non vedrò e vivrò”»

Affidare al corpo una pienezza di senso e di valore

«L’“assistenza sessuale” – scrive Valeria Alpi, che arricchisce ulteriormente il nostro ampio dibattito sulla sessualità e l’affettività – è solo una scelta in più (non per tutti). L’importante è creare per tutti le condizioni per poter esprimere il proprio essere. La vera sfida infatti, parlando di sessualità e affettività delle persone con disabilità, è di affidare al corpo una pienezza di senso e di valore. Perché non abbiamo un corpo, ma “siamo” un corpo»

Un impegno comune per la Non Autosufficienza

«Il compito del Governo – scrive la senatrice Dirindin, a proposito del “secchio di acqua gelata” contro la SLA – non è versarsi secchi d’acqua sulla testa, ma stanziare risorse adeguate, per garantire l’esigibilità dei diritti civili e sociali a tutti cittadini». E aprendosi al confronto con tutte le realtà che si occupano e vivono situazioni di non autosufficienza, dichiara di «volersi impegnare a proporre soluzioni per incrementare il finanziamento alla Non Autosufficienza»

Concorsi pubblici e disabilità: altre riflessioni

Restano certamente irrisolti i problemi legati alla partecipazione ai concorsi pubblici, da parte delle persone con disabilità (e in particolare con disabilità intellettiva e relazionale), anche a causa di una certa confusione legislativa, come abbiamo recentemente spiegato in un nostro ampio approfondimento. E come segnala oggi Giampiero Griffo, ci sono ulteriori elementi a evidenziare le varie contraddizioni normative

Sessualità: inclusivo è ciò che accomuna e che rende accolti

«Chi ipotizza soluzioni o risposte specifiche per le sole persone con disabilità – scrive Maria Cristina Pesci, contribuendo autorevolmente al dibattito sulla cosiddetta “assistenza sessuale”, di cui già tanto si è parlato su queste pagine – crea risposte esclusive, l’opposto dell’inclusione». E partendo da tale concetto, definisce la citata “assistenza sessuale” come «una risposta ghettizzante, “speciale” in senso discriminante»

L’informazione e la battaglia per i diritti

I danni che rischiano di provocare gli organi d’informazione, la necessità assoluta di una diversa presa in carico di ogni situazione di gravità cronica e l’importanza di «fare squadra anche tra provenienze assai diverse, perché i diritti delle persone sono identici»: sono questi i passaggi fondamentali delle riflessioni con cui Franco Bomprezzi risponde a Guido Trinchieri e Rosa Mauro, che nei giorni scorsi ne avevano commentato un editoriale

Per uno sviluppo che non lasci indietro nessuno

«Solo società ricche che siano veramente inclusive – scrive Salvatore Cimmino, che nel giugno scorso è stato ospite delle Nazioni Unite di New York, in occasione dell’ultima tappa del suo giro del mondo a nuoto – potranno contribuire a rafforzare il godimento dei diritti umani fondamentali e concorrere allo sviluppo di tutti i suoi membri, uno sviluppo diverso di questo nostro pianeta, che non lasci più nessuno né indietro né fuori»

Se dobbiamo copiare, copiamo bene e copiamo tutto

«Sul lavoro la Germania è un nostro modello», ha dichiarato il presidente del Consiglio Renzi, e allora, sottolinea Augusto Battaglia, «se è realmente un modello, si sappia che da quelle parti, ad esempio, anni addietro, governo e sindacati siglarono un patto, due giorni in meno di ferie, in cambio di un nuovo e adeguato fondo per l’assistenza alle persone non autosufficienti. Se quindi dobbiamo copiare da lì, copiamo bene e copiamo tutto»

La vera casa di tutti i cittadini

Due esempi di attrazioni turistiche francesi, che «raccontano – come scrive Franco Bomprezzi – di un “pianeta differente”, al quale non siamo onestamente abituati e nel quale l’accessibilità per le persone a mobilità ridotta o non udenti, o non vedenti, è una questione assolutamente normale, quasi scontata. E sulla facciata del Comune di un piccolo centro fa bella mostra un ascensore modernissimo, per accedere alla casa di tutti i cittadini»