Opinioni

Non possono essere “modi di dire”, quelle frasi legate alla disabilità

Non possono essere “modi di dire”, quelle frasi legate alla disabilità

«Non può e non deve diventare “normale” – scrive Simona Petaccia, riferendosi alle scuse usate da Rosita Celentano, per avere usato impropriamente la frase “Sembravamo quattro autistici” – continuare a utilizzare termini legati alla disabilità per sottolineare qualcosa che non va. E questo perché c’è una profonda relazione tra il nostro linguaggio e la percezione che abbiamo del mondo»

La generazione degli invisibili presenti

La generazione degli invisibili presenti

Riflette, il docente Marco Condidorio, partendo dalle discriminazioni e dai maltrattamenti di cui, negli ultimi tempi, sono stati vittime soprattutto i bimbi più piccoli, e scrive: «La violenza deve essere eliminata da ogni percorso di istruzione, educazione e formazione. Vanno ristabilite la fiducia, l’affettività, il rispetto verso le figure educanti. Consentiamo ai discenti, che poi non sono altro che i nostri figli, i nostri nipoti, di sentirsi importanti, di sentirsi il centro delle nostre relazioni, non il “margine” o il “terzo incomodo”, perché troppo concentrati sui nostri egoismi»

Educare i bambini, perché diventino adulti consapevoli

Il biglietto - naturalmente anonimo - inviato alla madre di una bimba con disabilità, che aveva rimproverato un automobilista per avere impropriamente occupato un parcheggio destinato alle persone con disabilità

«Da oltre vent’anni – scrive Anna Tipaldi dell’Associazione L’abilità – abbiamo gesti di cura e attenzione nei confronti di chi è fragile, nei confronti di chi suscita indifferenza negli altri, o uno sguardo “storto”, se non addirittura un insulto. La nostra risposta è educare, educare i bambini affinché diventino adulti consapevoli, in modo che da piccoli non “bullizzino” i compagni più fragili e che da adulti siano in grado di mettersi in ascolto e al servizio degli altri»

Continuità didattica sul sostegno e separazione delle carriere

Continuità didattica sul sostegno e separazione delle carriere

«Per contenere seriamente il corto circuito sulla continuità didattica degli alunni con disabilità, che permane inarrestabile, ben venga – scrive Salvatore Nocera – l’immissione in ruolo delle migliaia di attuali docenti specializzati precari; ma occorre augurarsi ancor di più che il Governo “del cambiamento” abbia il coraggio di rompere col passato e di varare definitivamente le nuove classi di concorso per il sostegno, con la loro separazione dalle carriere dei docenti curricolari»

I tanti modi con cui il reddito di cittadinanza penalizza le famiglie caregiver

I tanti modi con cui il reddito di cittadinanza penalizza le famiglie caregiver

«In una misura che vuole contrastare le condizioni di fragilità economica e sociale – scrive Sara Bonanni, riferendosi al Decreto sul reddito di cittadinanza – proprio quelle stesse condizioni di fragilità vengono di fatto ignorate, ad esempio non considerando che la mancanza di lavoro non è l’unico fattore essenziale che definisce una condizione di estrema fragilità sociale ed economica, ma lo è anche la disabilità, che non solo il Decreto trascura, ma che in alcuni articoli di esso appare addirittura come un elemento discriminante all’accesso ai Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali»

Ma con quell’esercito di precari, l’inclusione non si riforma!

«Nessuna riforma dell’inclusione potrà mai cambiare l’attuale stato delle cose in Italia – scrive Gianluca Rapisarda -, almeno fino a quando non verranno stabilizzati i 60.000 posti “in deroga” degli insegnanti di sostegno. Infatti, senza alcun intervento strutturale del Ministero finalizzato al transito di questo “esercito” di docenti precari dall’organico di fatto a quello di diritto, per gli allievi con disabilità del nostro Paese la continuità didattica resterà desolatamente un’“utopia” e un diritto solo “sulla carta”»

A proposito di “Argentovivo” e del suo contenuto pedagogico

«Auguriamoci che tanti genitori – scrivono Alessandro Prisciandaro ed Ermanno Tarracchini dell’APEI (Associazione Pedagogisti Educatori Italiani) – trovino l’umiltà di ascoltare i giovani rappresentati nella canzone “Argentovivo”, presentata da Daniele Silvestri al recente Festival di Sanremo. Il loro rancore non è odio o disfatta! È voglia di farcela insieme, è il desiderio di continuare ad amare ed essere amati. È un prenderci per mano e la voglia di essere presi per mano»

Perché l’Associazione L’abilità aderirà a “People – Prima le Persone”

«Anche la nostra Associazione – scrivono da L’abilità di Milano – promuove l’iniziativa pubblica denominata “People – Prima le Persone”, in programma domani, 2 marzo, a Milano, perché condividiamo appieno i princìpi che la muovono e cui da anni ci battiamo: l’uguaglianza di tutte le persone e il riconoscimento e la garanzia dei loro diritti. Aderiamo perché continuamente assistiamo e ascoltiamo episodi di discriminazione nei confronti dei bambini e degli adulti con disabilità e perché le nostre politiche sociali devono considerare prioritari i bisogni delle persone più fragili»

“Mozione d’ordine” sull’Educatore Tiflologico

«Propongo una “mozione d’ordine” – scrive Marco Condidorio -: dobbiamo indirizzare l’azione politica affinché comprenda il bisogno reale e concreto degli alunni/studenti che vivono la condizione di cecità assoluta, parziale e/o con minorazioni aggiuntive, e decida di legiferare in modo coerente e nel rispetto della dignità della persona, definendo un percorso formativo atto a istituire figure specifiche e non generiche, con compiti educativi attinenti al tipo di condizione di disabilità in cui si trovano i discenti»

La Vita Indipendente dovrebbe essere la “stella cometa” delle politiche sociali

«Nonostante sia una realtà esistente non solo in quasi tutte le Regioni italiane, ma anche a livello europeo, la Vita Indipendente – scrive Simone Marinelli, lamentando la situazione di incertezza e precarietà vissuta in Puglia dalle persone con disabilità che usufruiscono di un progetto in tal senso – rimane una misura, nell’àmbito delle politiche sociali, cui viene data scarsa importanza e scarsissime risorse economiche, benché abbia tutte le potenzialità per divenire la vera e propria “stella cometa” delle stesse politiche sociali»

L’argento vivo è anche nei genitori

«Al netto dell’indubbia bontà artistica della canzone – scrive Simonetta Morelli – mi domando quale realtà attuale abbia voluto esattamente rappresentare Daniele Silvestri al Festival di Sanremo, con la canzone “Argentovivo”. La bellezza davvero non può essere rappresentata nella semplicità delle relazioni che si intrecciano ogni giorno, essendo semplicemente genitori e figli, docenti e alunni, giovani e adulti in gamba, brillanti, intelligenti, generosi, anche quando si è disabili? Oppure tristi, arrabbiati, disperati a volte, stanchi. Normali. Donne e uomini normali, con disabilità»

Inclusione sì, ma con quale modello?

«Fermo restando che l’inclusione nella scuola di tutti è il modo vincente per la scolarizzazione degli alunni con disabilità – scrive Luciano Paschetta -, non si esce dalla “crisi” circa la loro reale inclusione ipotizzando interventi di nuovi esperti, ma valutate le conseguenze della recente normativa sugli educatori e i pedagogisti, e analizzati i punti di forza e di debolezza emersi in questi anni, occorre che la “comunità pedagogica” elabori modelli operativi di inclusione generalizzabili, da proporre ai diversi ordini di scuola e capaci di rendere effettivo il “diritto di inclusione”»

Gli stati vegetativi che esigono rispetto

«Migliaia di persone – scrive Fulvio De Nigris a due giorni dalla Giornata Nazionale degli Stati Vegetativi – vivono in condizione di stato vegetativo e le loro famiglie chiedono servizi, assistenza, condivisione, sostegni economici, per una vita difficile che vorrebbero fosse vissuta con dignità e rispetto. Se però si parla solo di fine vita, a venir meno è proprio il diritto all’assistenza, specie quando colui che vogliamo assistere fa paura alla società che non lo riconosce e lo esclude, mentre lui ci guarda con occhi nei quali percepiamo un barlume di coscienza che altri non vedono»

Caro Manuel, il mondo necessita di te

«Quando diventai tetraplegico – scrive Antonio Giuseppe Malafarina, rivolgendosi a Manuel Bortuzzo, il giovane nuotatore ferito a Roma da un colpo di pistola che gli ha provocato una lesione midollare – la speranza era proprio speranza, quasi utopia. Oggi è diverso, anche se non perfetto. C’è la possibilità di progettare il tempo a venire. Ora, Manuel carissimo, spero che tu non perda il tuo senso critico, perché io attendo la tua progettualità. Fuori da dove sei adesso, ma anche già dove sei. Il mondo necessita di te»

Disabilità e lavoro: cinque azioni per cambiare, osare, migliorare

«Una graduale abolizione dell’obbligo di assunzione, una stringente normativa antidiscriminazione, un disability manager a supporto delle aziende private, un fondo ad hoc per gli “accomodamenti ragionevoli” e la valorizzazione della rete delle Associazioni e dei servizi territoriali: cinque azioni – scrive Daniele Regolo, fondatore e presidente dell’Agenzia Jobmetoo – per rendere più moderno, efficace e anche più rispettoso il rapporto tra lavoratori con disabilità e mondo dell’occupazione»

La povertà non è la stessa per tutti

«Il rispetto del principio elementare dell’equità – scrive Carlo Hanau – vorrebbe che il reddito di cittadinanza considerasse la differente condizione delle persone. Gli indici di povertà come l’ISEE familiare, infatti, non colgono in modo adeguato l’effettivo tenore di vita delle famiglie con una o più persone con disabilità e sottostimano il loro reale disagio economico, aggravato dalle difficoltà di accesso al mondo del lavoro, dalla necessità di disporre di un caregiver e dai costi sociosanitari privati per supplire alle carenze dei servizi pubblici di assistenza sociale e sanitaria»

Non dimenticare gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione

«Il riconoscimento giuridico dei 48.000 assistenti italiani all’autonomia e alla comunicazione – scrive Gianluca Rapisarda – e la loro conseguente stabilizzazione nei ruoli dell’Amministrazione Scolastica potrebbero garantire una volta per tutte agli alunni con disabilità un sostegno autenticamente e realmente diffuso in tutto il contesto e non più “delegato” soltanto agli insegnanti specializzati. Ma né il Ministero né la Conferenza Stato-Regioni sembrano avere fretta…»

L’Educatore Tiflologico non è copia, ma sostanza

Scriveva Apuleio: Ars aemula naturae… Se però è vero che l’arte emula la natura, è pur vero che, perché ciò accada, vi è una mente capace di farlo e cioè vi è un occhio che sa guardare alla natura stessa. Qualche secolo prima Platone aveva affermato che «la pianta è copia dell’idea di piantità» e […]

Altalene non inclusive

«Un’altalena solo per sedia a rotelle – scrivono Claudia Protti, Raffaella Bedetti e Alessandra Corradi – non è un gioco inclusivo, perché la parola “inclusivo” vuol dire permettere a tutti di fruire di un qualcosa nello stesso momento e nello stesso luogo e quindi è implicito il concetto di condivisione sociale/aggregativa, che è il contrario appunto della ghettizzazione e della discriminazione. Un’altalena che fa dondolare in solitudine un bambino o una bambina, già isolato dall’essere su una sedia a rotelle, non include nessun altro coetaneo»

L’arte che aiuta a vivere nei luoghi di cura

«Ospitando alla Casa dei Risvegli di Bologna la performance di Emilio Fantin, intitolata “pulsazione#1 ECO” – scrive Fulvio De Nigris – puntiamo ad allargare la riflessione sul rapporto tra arte contemporanea e malattia nella nostra società, analizzando l’argomento da diversi punti di vista, dando anche l’occasione di raccontare cosa succede quando l’arte contemporanea entra nei luoghi della terapia, e quando la terapia entra nei processi creativi, attraverso i protagonisti di questo scambio, invitati a confrontare idee, progetti ed esperienze vissute»