Opinioni

Un’Euroflora perfetta o quasi

Uno dei viali allestiti nei Parchi di Genova Nervi, in occasione di Euroflora 2018

«Euroflora – scrive Maria Pia Amico -, l’Esposizione Internazionale del Fiore e della Pianta Ornamentale, svoltasi nei Parchi di Genova Nervi, ha offerto ai visitatori un incantevole sguardo d’insieme e una suggestiva visione di colori. E tuttavia, per le persone in carrozzina o con disabilità visiva qualche problema c’è stato. L’augurio è quindi che la prossima edizione sia ancora più bella, ricca e internazionale e che magari abbia anche più attenzione alle “piccole barriere” che possono sembrare insignificanti, ma che diventano grandi problemi per chi le deve superare»

Nessuno vuole imporre la LIS a chi non la vuole usare

La manifestazione del 25 maggio 2011 a Roma, da cui nacque il Movimento LIS Subito!

«Il riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana (LIS) – scrivono dal Movimento LIS Subito! – riguarda solo ed esclusivamente i suoi utilizzatori, e nessuno vuole imporla a chi non la vuole usare. Tale riconoscimento, pertanto, è una garanzia per la salvaguardia dei diritti umani, delle pari opportunità, della dignità e del rispetto anche dei cittadini sordi che comunicano attraverso la Lingua dei Segni Italiana». E a tal proposito si cita anche la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che invita gli Stati membri a «riconoscere e promuovere l’uso della lingua dei segni»

L’integrazione interiore è un processo strategico permanente

Laura Bonanni, psicologa, psicoterapeuta e persona con albinismo

«Tutta la nuova tecnologia supportiva – scrive Laura Bonanni, piscologa, psicoterapeuta e persona con albinismo e ipovisione – rappresenta veramente un’ottima strategia per l’integrazione sociale? Di certo agevolerà quel “saper fare” che aiuta a stancarci meno sia nel quotidiano che nello straordinario della nostra vita. La vera e duratura integrazione sociale, però, passa attraverso “l’aversi a cuore”, riconoscendo il proprio mondo interno e lavorando sulla propria storia interiore»

Una Circolare del Ministero che fa a dir poco discutere

Una Circolare del Ministero che fa a dir poco discutere

C’è chi parla di illegittimità per quella recente Circolare del Ministero, ove si chiede tra l’altro alle scuole «di riconoscere e valorizzare le diverse normalità, andando oltre le etichette, senza la necessità di avere alcuna classificazione “con Bisogni Educativi Specializzati” o di redigere Piani Didattici Personalizzati». «Non arrivo a tanto – scrive Salvatore Nocera – anche se l’ipotesi sembra godere di fondamento. E tuttavia, se il Ministero avesse prima chiesto un parere all’Osservatorio per l’Inclusione, probabilmente non si sarebbe creato tanto disorientamento nelle scuole»

Ritratti in controluce

Un'immagine del docufilm di Alessia Bottone "Ritratti in controluce"

«La scarsa conoscenza e, a volte, la paura di fare qualche domanda in più, costituiscono forse la barriera culturale più imponente, difficile da abbattere perché si è sedimentata nel tempo. Sta a tutti noi lavorare – sia chi vive la disabilità, sia chi non la vive – per trovare modi accessibili di comunicare»: lo scrive Alessia Bottone, parlando del suo docufilm “Ritratti in controluce. Cecità, stereotipi e successi a confronto”, centrato su alcune interviste a persone con disabilità visiva, che dopo essere stato presentato a Verona e a Venezia, è oggi disponibile online

Il “Dopo di Noi” tra opportunità e mistificazioni

«È nella responsabilità delle Regioni – scrive Guido Trinchieri, a due anni dalla Legge 112/16, meglio nota come “Legge sul Dopo di Noi” – attuare, utilizzando anche gli strumenti previsti nella Legge 112/16, proprie scelte politiche, necessarie per dare al problema del “Dopo di Noi” una soluzione solidaristica ed universalistica. E tutte le Regioni dovrebbero istituire un organismo regionale permanente di gestione e garanzia, il quale assumesse la governance di un sistema che non può essere lasciato allo spontaneismo di un’utenza tanto più debole quanto più impellente è il bisogno»

Quell’altalena è un gioco, ma anche una speranza

«Oltre ad essere un gioco – scrive Germano Filippi, commentando il danneggiamento dell’altalena accessibile ai bambini con disabilità, inaugurata solo un mese fa a Milano – quell’altalena rappresenta la speranza che in una città europea come Milano, l’integrazione delle persone con disabilità avvenga anche con l’uso di giochi specifici in spazi collettivi, che non siano né custoditi, né controllati, ma semplicemente usati correttamente da chi lo vuole. E in ogni caso l’amarezza per quanto accaduto non mi scoraggia, ma mi stimola a far sì che ne vengano installate altre in altri parchi»

Turismo accessibile e barriere (tutte le barriere): a che punto siamo?

«Si fa un gran parlare di turismo accessibile, percorsi accessibili e strutture ricettive accessibili alle persone con disabilità, come alberghi, musei, luoghi di intrattenimento, ristoranti, abitazioni e quant’altro: ma nella pratica che cosa vuol dire e a che punto siamo in Italia?»: esordisce così Stefania Leone, proponendo poi alcune interessanti riflessioni sul significato stesso delle parole barriere, accessibilità, fruibilità e anche sui costi del turismo accessibile

Creare il giusto contesto per tutti gli alunni: i tempi sono maturi!

«Sono maturi i tempi – scrive Simonetta Morelli – per creare il giusto contesto scolastico per gli alunni tutti, con e senza disabilità. Chi manda i figli a scuola pubblica deve sapere che avranno compagni con disabilità, e che dovrà farsene carico, perché i suoi figli faranno delle domande cui si dovrà rispondere in maniera corretta. E chi lavora nella scuola deve entrare nell’ordine di idee che il collega di sostegno è un insegnante della classe e non il “guardiano di un alunno”. E nemmeno la graduatoria del sostegno può più essere considerata solo come una “porta sul mondo del lavoro”»

Basta con gli insegnanti di sostegno non specializzati!

«Il sostegno – scrive Maria Guagliardito dell’Associazione Genitori Tosti in Tutti i Posti – non è “l’ultima spiaggia” rispetto al trasferimento o alla disoccupazione e non è stato istituito per risolvere i problemi di mobilità o i problemi dei docenti perdenti posto. E invece, pur essendoci in Italia migliaia di docenti specializzati tramite corsi altamente selettivi, il Ministero, utilizzando il sostegno come strumento per le emergenze del sistema istruzione, non li stabilizza, negando il sacrosanto diritto di continuità didattica agli alunni con disabilità»

Un personale alfabeto della bellezza

«Amare il proprio corpo – scrive Francesca Arcadu – prendersene cura, per una donna quarantenne è già di per sé una prova, un momento di passaggio nel quale accettare cambiamenti e coglierne la ricchezza. Per noi donne con disabilità questa prova si fa ancora più intricata, perché amare un corpo così distante dai modelli canonici può essere difficile, a meno che non ci si dimentichi totalmente di essi. Ed è quello che possiamo fare, riscrivendo il nostro personale alfabeto della bellezza»

Quell’altalena non va tolta, va raddoppiata!

«Quell’altalena non va tolta, ma raddoppiata – scrivono dall’Associazione L’abilità, commentando il danneggiamento dell’altalena accessibile ai bambini con disabilità, inaugurata solo qualche settimana fa ai Giardini Montanelli di Milano – e quello che è necessario non è mettere sigilli, sorveglianza, o addirittura togliere l’altalena, ma sensibilizzare la comunità a non distruggere quello che è il bene di tutti»

Gli obblighi di assunzione delle persone con disabilità e quei dati sconfortanti

«Di fronte ai dati sconfortanti riguardanti le scoperture in Sicilia dell’obbligo di assunzione delle persone con disabilità, soprattutto da parte degli Enti Pubblici, crediamo sia venuto il momento – scrive Pippo Di Natale, portavoce del Forum del Terzo Settore Sicilia – di un’assunzione corale di responsabilità, a partire dal Governo Regionale, chiamato a dare indicazioni precise a tutti gli Enti sottoposti al proprio controllo di ottemperare alle disposizioni legislative e di verificare attraverso i propri organismi di controllo che anche le aziende private facciano lo stesso»

Occorre valorizzare e non “specializzare” le diversità

«Non mi interessa vivere in una città “a misura di disabili” – scrive Simonetta Nunziata, a proposito di un progetto avviato nella sua città -, mi sentirei discriminata e discriminante. Voglio vivere sulla base delle pari opportunità in una città accessibile ed a misura di tutti. Non mi interessa essere assistita, mi preme partecipare». E conclude sottolineando che «per costruire e promuovere una cultura della partecipazione sulla base delle pari opportunità occorre valorizzare e non “specializzare” le diversità, promuovendone i giusti contenuti e la corretta informazione»

Perché la paura di certi genitori non può essere archiviata come mammismo

«La storia di quella madre – scrive Antonio Giuseppe Malafarina – che chiede la bocciatura della figlia con disabilità, perché non si fida delle garanzie ricevute dal Ministero sulla continuità didattica e sull’assistenza, è una storia di mancanza di fiducia, che testimonia da una parte la perdita di credibilità del nostro apparato scolastico, dall’altra il timore dell’ambiente esterno alla scuola, ciò che sancisce la non credibilità del nostro sistema di tutela delle persone con disabilità. La credibilità, però, non si guadagna con la forza. E la paura di certi genitori non è mammismo»

Legge 180: i diritti e il valore dell’uomo

«Il cammino della “Legge Basaglia” – scrive Domenico Massano – che quarant’anni fa portò a una vera e propria rivoluzione nell’àmbito dei servizi di salute mentale, non si è certo esaurito. Sembra, anzi, fondamentale recuperarne i presupposti, per poterlo proseguire con slancio e speranza in una società in cui le contraddizioni portate dalla malattia, dalla disabilità, dalla povertà, dalle migrazioni, sono sempre meno assunte e affrontate in un’ottica comunitaria e in cui le ingiustizie sociali sono, troppo spesso, trasformate in colpe da addossare alle persone più fragili»

Il welfare invisibile di Catania

«Nella campagna elettorale che sta portando alle Elezioni Amministrative di Catania – scrive Gianluca Rapisarda – i candidati a Sindaco di tutto stanno discutendo, fuorché di welfare. Al contrario, da cittadino catanese e da persona con disabilità, sono fortemente convinto dell’importanza e della centralità delle politiche sociali per il rilancio della città, incrementando il budget per la spesa sociale e trasformandola da una semplice “voce di costo” a un investimento “produttivo e cruciale”, per recuperare e includere realmente le fasce più deboli e in sofferenza della popolazione catanese»

Il Presidente della Sicilia e le sue parole pericolose

«Il Presidente della Regione Sicilia – scrive Tonino Urgesi – ha detto chiaramente e pubblicamente che le persone con disabilità sottraggono soldi ad altri settori e al di là delle sue inutili scuse, le sue parole innescano un nuovo pensiero perverso, ovvero che le persone con disabilità portino via denaro, diventando il “peso” di una società moderna, il “peso” di un’economia moderna»

I sogni del vecchio caregiver

«Essere più giovane e misurarsi con le tipiche malefatte della giovinezza. Essere al comando di un veliero a tre alberi in procinto di colare a picco nel mare in tempesta»: sono alcuni dei sogni «partoriti nei brevi momenti di pace nel cuore della notte» da Giorgio Genta, caregiver che assiste da trent’anni la figlia con grave disabilità e che con la consueta arguzia si chiede: «Che questi sogni siano una sorta di rivalsa sul presente, difficile e faticoso? Che siano generati dallo sbuffare tedioso del respiratore o dal repentino suonare di allarmi vari di cui purtroppo lo stesso è dotato?»

“Consigli per gli acquisti” al posto del parcheggio riservato

«Questa immagine – scrive Mario Caldora, commentando la foto da noi pubblicata – dimostra in modo evidente quanto venga tenuta in considerazione la condizione di disabilità nella nostra città di Napoli. Il posto riservato alle persone con disabilità, infatti, è l’unico, nel parcheggio di un supermercato, ma il direttore dello stesso non ha trovato di meglio da fare che occuparlo con la roulotte pubblicitaria qui ritratta». «Per fortuna – aggiunge – esistono anche casi positivi, anche se pochi, che tuttavia, proprio per la loro eccezionalità, meritano il riconoscimento da parte di tutti»