Opinioni

Giulia, quando non ci sei ci manchi…

Giulia, quando non ci sei ci manchi…

«Giulia ci manchi, quando tu non ci sei la classe non è la stessa…»: lo ha scritto in quinta elementare un compagno di Giulia, ragazza con sindrome di Down, una volta che lei non era potuta andare a un appuntamento comune. Ora Giulia è in seconda media e il papà Francesco Giovannelli ne racconta l’attuale percorso e si augura che un po’ per volta «una persona con disabilità in classe venga considerata non solo come un problema organizzativo in più, ma sempre più come un’ottima “palestra” per i compagni, che possono imparare presto come vivere insieme alle diversità di condizione»

Un “semaforo” per la diversità in TV

Un “semaforo” per la diversità in TV

«Special sui “grandi obesi”, sulle persone di piccola statura, grandi investimenti per seguire le Paralimpiadi o film strappalacrime: tutto ciò sottolinea – secondo Rosa Mauro – che, nel bene o nel male, la TV vuole vederci. Ma ci riesce o la sua è solo una illusione? E, soprattutto, questa visibilità è adeguata, e comunica il giusto messaggio? Per capire quale possa considerarsi buona comunicazione, quale contenga elementi sia buoni che cattivi e quale invece risulti controproducente, prendiamo in prestito le luci verde, gialla e rossa del semaforo»

L’autismo tra giudizi e pregiudizi

Gabriele, giovane adulto con autismo

«L’esigenza di superare l’equazione “autismo = disabilità invisibile” – scrive Gianfranco Vitale – è tanto più comprensibile, tenndo conto che l’autismo è spesso segnato da eventi dolorosi, che non si possono derubricare a meri fatti di cronaca». E chiede: «Un autistico che vaga senza meta e senza identità è uguale a un autistico che porta con sé un braccialetto che funge da sistema di geolocalizzazione e che in una sacca o sulla placchetta intorno al collo reca informazioni atte a facilitare il riconoscimento della sua condizione e dati che permettono di risalire facilmente ai suoi cari?»

La sola continuità sempre garantita è quella della burocrazia

Un'insegnante di sostegno con due allievi

«La Legge sulla “Buona Scuola” – scrive Flavio Fogarolo – aveva tra i suoi obiettivi nientemeno che “la revisione dei criteri di inserimento nei ruoli per il sostegno didattico, al fine di garantire la continuità del diritto allo studio degli alunni con disabilità”. Nulla di tutto questo, però, si trova nel relativo Decreto Legislativo sull’inclusione, approvato quattro mesi fa, e anche quella parte di esso che avrebbe potuto portare a una maggiore continuità rispetto agli insegnanti precari, è tuttora bloccata dalla mancata emanazione del necessario Decreto Ministeriale»

Tutti i dettagli dell’accessibilità

Tutti i dettagli dell’accessibilità

In una Milano ove si stenta ancora a fare applicare le leggi sull’accessibilità dei locali, anche se la situazione sta oggettivamente migliorando, può accadere di arrivare in un ristorante nuovo e di dover riflettere – come è capitato a Antonio Giuseppe Malafarina – sul fatto che «l’accessibilità è fatta di funzionalità e non è onesto pretendere che si applichi in una direzione sola. Una struttura sia accogliente e la persona con esigenze specifiche si renda partecipe dell’accoglienza. L’accessibilità, infatti, è biunivoca, altrimenti è parziale»

Un meraviglioso percorso inclusivo subacqueo

«Quello che abbiamo fatto insieme – scrive Serena Tognon, componente dell’organizzazione DDI Italy, raccontando il Progetto “Subacquea e disabilità: una grande rete oltre le barriere” – è un meraviglioso percorso inclusivo che nell’aggregazione e nella condivisione ha fatto crescere davvero tutti: gli allievi con diverse disabilità che si sono avvicinati progressivamente al loro obiettivo di immergersi in mare e lo staff di istruttori che è diventato ogni settimana più unito e forte»

Quanti anni ancora per riparare quel sollevatore?

«Il diritto allo sport e al tempo libero – scrive Maria Pia Amico – è di tutti e chi vuole o può deve praticarlo con ogni mezzo disponibile e idoneo, tanto più se questo comporta un benessere psicofisico notevole. Aggiustare un sollevatore o cambiarlo non richiede tempi biblici. Un po’ di buona volontà e tutto si sistema». La storia di un sollevatore eternamente rotto in una piscina genovese e degli anni che ancora ci vorranno per riuscire a ripararlo…

I vent’anni dei Centri di Consulenza Tiflodidattica

«In questi vent’anni – scrive Gianluca Rapisarda – i Centri di Consulenza Tiflodidattica voluti dall’UICI sono divenuti veri e propri “centri di risorse” che fanno partire ed erogano i servizi essenziali per l’inclusione dei ragazzi con disabilità visiva. Ora la recente costituzione del Network per l’Inclusione Scolastica (NIS), sempre da parte dell’UICI, consentirà di evitare dispersioni di risorse, costruendo una “squadra” che metta in comune competenze ed esperienze. Solo così, infatti, si potrà vincere la sfida italiana di un’inclusione scolastica realmente di qualità e per tutti»

Quei portali online che calpestano i diritti

«Se un prodotto culturale non è fruibile da parte di un cieco – scrive Gennaro Iorio -, quest’ultimo è privato del suo diritto alla formazione e indirettamente al lavoro. È quanto succede con i corsi di formazione a distanza proposti da una serie di Enti riconosciuti dal Ministero, ma non accessibili ai ciechi. Si tratta quindi di una grave discriminazione, che avviene con l’approvazione dello Stato Italiano!». Su tale vicenda l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) avvierà un’indagine, per ottenere dal Ministero le garanzie utili a evitare simili episodi di discriminazione

L’ennesima discriminazione culturale, sociale e digitale

«Forse nella progettazione di quei corsi online di Formazione a Distanza – si chiede Marco Condidorio, coordinatore della Commissione Nazionale per l’Istruzione e la Formazione dell’UICI – è esclusa dal target dei probabili candidati la partecipazione dei docenti non vedenti, come se gli stessi fossero altro, dal punto di vista professionale e lavorativo, di quello dei colleghi?». La stessa UICI, quindi, di fronte all’ennesima situazione discriminatoria, denunciata da un docente non vedente, intende mettere in primo piano il proprio impegno, per porre a fine a tali eventi negativi

Prima di tutto insegnare a vivere

«Al di là del pregiudizio e della superficialità – scrive Francesco Canale – credo che se ai giovani vengono proposti modelli positivi, con le giuste modalità, sono assolutamente pronti e disponibili per riceverli. E mi auguro davvero che prima o poi, a partire dalla scuola, si capisca che ciò che bisogna insegnare ai ragazzi – prima di ogni altra cosa – è “imparare a vivere”, perché al vertice di qualunque programma didattico dovrebbe esserci l’obiettivo di formare adulti coscienti di se stessi e del Mondo che li circonda»

Basta con queste discriminazioni: far rispettare le Leggi!

«L’ultimo caso di inaccettabile discriminazione – scrive Vincenzo Gallo – riguarda un giovane di Cosenza che si sposta su una sedia a rotelle, cui è stato vietato l’accesso in un bar. Ancora una volta, dunque, è necessario da una parte ricordare che anche i locali privati aperti al pubblico devono per legge essere accessibili in tutto o in parte alle persone con disabilità, dall’altra auspicare che i Sindaci e le altre Autorità intervengano per questo e per altri casi di discriminazione riguardanti edifici, locali, spazi e mezzi pubblici e privati non accessibili alle persone con disabilità»

I Crediti Formativi, l’inclusione e il lavoro delle Associazioni

«Guardando al recente Decreto Ministeriale riguardante i Crediti Formativi Universitari o Accademici – scrive Marco Condidorio, coordinatore della Commissione Nazionale per l’Istruzione e la Formazione dell’UICI – si può dire che le regole per l’abilitazione alla professione docente siano l’espressione anche del lavoro svolto dalle Associazioni maggiormente rappresentative, in favore dell’inclusione scolastica, intesa come successo formativo, didattico ed educativo delle studentesse e degli studenti in situazione di disabilità»

Diffondere il Manifesto sui diritti delle donne con disabilità

Si tratta esattamente del “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea. Uno strumento per attivisti e politici”, di cui è disponibile la traduzione italiana ufficiale, approvata in questi giorni dal Forum Europeo sulla Disabilità. «Esso – scrive Simona Lancioni – dev’essere diffuso capillarmente dalle Associazioni e Federazioni che si occupano di disabilità, così come dai movimenti femminili e femministi. Perché è necessario richiamare con forza l’attenzione sull’urgenza di contrastare la discriminazione multipla delle donne con disabilità»

Quella “sbarra dei privilegi” davanti al parcheggio

«A Pescara – scrive Claudio Ferrante – i politici locali si contendono i parcheggi preclusi da una sbarra, riservati agli Amministratori e ai Consiglieri Comunali. Queste categorie parlano sin troppo spesso di sensibilità, senza però che a nessuno venga in mente che quei parcheggi potrebbero essere messi a disposizione di chi è titolare del contrassegno invalidi e quindi delle persone con gravi disabilità. Anche perché in quell’area ci sono tante sedi istituzionali e per chi ha gravi problemi fisici o è non vedente, è quasi impossibile trovare parcheggi per recarsi negli uffici pubblici…»

Un Osservatorio che non dovrà restare solo sulla carta

«L’auspicio – scrive Gianluca Rapisarda – è che l’Osservatorio Permanente per l’Inclusione Scolastica, per la cui costituzione la ministra Fedeli ha firmato nei giorni scorsi il relativo Decreto, non resti solo “sulla carta”, ma che, al contrario, possa contribuire concretamente a rafforzare il ruolo delle Famiglie e delle Associazioni nei processi di inclusione, coinvolgendo, attraverso la formazione in servizio, anche tutte le componenti del personale scolastico e costituendo, pertanto, un forte ed efficace strumento di partecipazione»

Terapisti occupazionali: quarant’anni di storia, per proiettarsi nel futuro

Il 30 agosto l’AITO (Associazione Italiana Terapisti Occupazionali) ha compiuto i suoi primi quarant’anni, vissuti tra momenti belli e momenti meno entusiasmanti. «La nostra Associazione – scrive Michele Senatore – è cresciuta continuamente, e tuttavia la strada per garantire ai terapisti occupazionali da una parte una maggiore presenza e integrazione nell’équipe riabilitativa, dall’altra una migliore conoscenza di questa professione al cittadino, è ancora lunga e passa attraverso l’educazione terapeutica, la prevenzione, la formazione aperta o, più banalmente, il semplice passaparola»

Un ospedale da salvare

«Centro di riferimento nazionale per lo studio e la cura degli esiti tardivi della poliomielite, l’Ospedale di Malcesine (Verona) è stato un punto di riferimento per i pazienti poliomielitici e anche per tutti i residenti e non dell’Alto Garda. Da diverso tempo, però, sta vivendo una situazione di degrado e abbandono»: la denuncia proviene da Denis Montagnoli, presidente dell’AIDM (Associazione Interregionale Disabili Motori), organizzazione che sta lavorando per poter salvare e riqualificare una struttura che per anni è stato un vero centro d’eccellenza

Un altro anno di emergenza e precarietà?

«Sebbene la normativa italiana per l’inclusione scolastica sia oggi riconosciuta come una delle più avveniristiche e all’avanguardia nel mondo – scrive Gianluca Rapisarda – non si può non rilevare che l’attuale nostro modello di inclusione presenti diverse criticità strutturali. E se queste, come sembra, saranno affrontate ancora una volta dal Ministero con i soliti “interventi tampone”, quelle criticità sono destinate a rimanere tali e nemmeno nel nuovo anno scolastico si riuscirà a garantire un’inclusione realmente di qualità agli alunni e studenti con disabilità»

Per una settimana ci siamo dimenticati dei suoi bisogni speciali

«Come molte mamme di ragazzi “speciali” – scrive Rosa Mauro, raccontando la prima vacanza senza la famiglia del figlio con autismo – avevo la convinzione che io e solo io potevo servire alla vita di Giovanni, ma mi sbagliavo. Hanno bisogno anche loro, come tutti, di indipendenza, di vita e memorie, di straordinaria, assoluta, normalità e di chi ha la possibilità di regalargliela, facendo un buon lavoro e non comparendo mai sui giornali. Giovanni sarà sempre un ragazzo con bisogni speciali, ma per una settimana ce ne siamo dimenticati tutti. Anche lui»