Opinioni

Riabilitazione visiva e nuovi LEA: non cade il “tabù”

Riabilitazione visiva e nuovi LEA: non cade il “tabù”

«L’inserimento nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) della riabilitazione visiva – scrive Gianluca Rapisarda – continua a rimanere un “tabù” anche nel nuovo Decreto appena partorito, sul quale le Commissioni Parlamentari hanno recentemente espresso il proprio Parere. L’auspicio è quindi quello di un emendamento in sede ministeriale, che inserisca appunto nei nuovi LEA la riabilitazione visiva e che quest’ultima sia intesa in modo “moderno” e flessibile, con lo sguardo rivolto anche al recupero sociale delle persone con minorazione visiva»

Le TV fruibili da parte di tutti

Le TV fruibili da parte di tutti

«Oltre a quanto recentemente pubblicato da “Superando.it” – scrive Sabato De Rosa – riguardo alle azioni della RAI verso i costruttori di ricevitori radiotelevisivi e di dispositivi multimediali, per ottenere la piena accessibilità all’informazione e ai servizi radiotelevisivi e multimediali, e anche sui test riguardanti gli apparecchi prodotti da alcune marche, per un’informazione più completa, vanno menzionate anche le TV che montano a bordo il sistema operativo “Android TV”»

Il buon senso aiuta, ma non basta

Il buon senso aiuta, ma non basta

«È inutile pensare – scrive Marco Condidorio – che la crisi di Governo e la costituzione del nuovo Esecutivo non abbiano lasciato sul campo alcuni “cadaveri”. Si tratta solo di capire se tra questi non vi sia “casualmente” anche la Legge Delega sull’Inclusione Scolastica, sperando poi che tra essi non vi sia il buon senso, che da solo non è sufficiente, ma che con la sua presenza può aiutare anche a scrivere norme, utili, sensate e solidali»

Deve diventare normale, l’accessibilità alla cultura

Un collage che rappresenta le varie forme di arte e cultura

«La “normalizzazione dell’accessibilità alla cultura” – scrive Stefano Pierpaoli – è il passaggio imprescindibile attraverso il quale operare quel salto di qualità di cui abbiamo bisogno in Italia in tema di inclusione e di integrazione. Un obiettivo raggiungibile solo grazie a un nuovo e diverso approccio, che porti a un tipo di confronto più costruttivo tra le diverse parti in causa e che trasformi l’evento dedicato in prassi consueta, affrontandolo in modo universale e senza mai cadere nella categorizzazione»

Con tanti interrogativi (più che mai aperti)

Una bella immagine di Piergiorgio Welby, insieme alla moglie Mina

Dieci anni oggi, il 20 dicembre 2006, cessava la vita di Piergiorgio Welby, che qualche mese prima aveva indirizzato all’allora presidente della Repubblica Napolitano una lettera aperta nella quale chiedeva di potere ottenere l’eutanasia, per l’aggravamento delle condizioni di salute causato da una grave patologia. Per tentare di ricordarne degnamente la vicenda, riprendiamo una serie di illuminanti riflessioni espresse allora da Salvatore Nocera, le cui parole, pur a distanza di anni, ci sembrano quanto mai attuali, così come restano attuali i ritardi istituzionali sul cosiddetto “fine vita”

Un libro che fa aprire gli “occhi interiori”

«La luce – scrive Sandro Montanari, a proposito di “Leggere la disabilità”, recente pubblicazione di Martina Naccarato – è il messaggio più prezioso di questo libro. E per leggere la disabilità, ci vuole la luce, soprattutto quella interiore. La lettura è una forma di dialogo tra il libro e il lettore e, quindi, è una forma di ascolto. La luce che ha ispirato Martina Naccarato è proprio quella luminosa dell’ascolto. L’Autrice si pone in questa posizione e, con discrezione e umiltà, ci invita a fare altrettanto»

Passi avanti e passi indietro verso l’accessibilità

Una convenzione stipulata dalla Confcommercio di Milano, per rendere accessibili migliaia di negozi a persone con disabilità motoria; le iniziative attuate in città come Lucca e Pescara; il percorso inaugurato nell’area archeologica di Pompei: «Tutte iniziative apprezzabili e coerenti con la normativa vigente – sottolinea Vincenzo Gallo – ma nonostante le leggi, accade purtroppo che vari organi di controllo in Italia continuino a consentire la realizzazione di edifici pubblici e privati, di locali aperti al pubblico e la circolazione di mezzi inaccessibili a persone con disabilità»

La resa accessibile è ben altra cosa

«Come si può dire – scrive Paolo De Luca – di prestare attenzione ai diritti delle persone con disabilità sensoriale, dichiarando che “Il ‘Torino Film Festival’, giunto alla sua trentaquattresima edizione, conferma la propria vocazione sociale, grazie alla resa accessibile di una proiezione del film di Gabriele Salvatores ‘Nirvana’”? Ebbene: il 34° “Torino Film Festival” ha presentato 158 lungometraggi, 17 medi e 38 corti, i film in concorso sono stati 15 da 13 diversi Paesi e per formare il programma sono stati visionati 400 film. Risultato: film con resa accessibile: UNO!»

Dieci anni dopo: quali conquiste e quali sfide?

«Dieci anni dopo quel 13 dicembre 2006 in cui l’Assemblea delle Nazioni Unite approvò la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità – scrive Gianluca Rapisarda – come intendono le Associazioni di e per persone con disabilità affrontare e magari vincere l’impegnativa ed esaltante sfida di vederne concretamente applicati i princìpi? Personalmente credo che di fronte alla crisi finanziaria, economica, sociale, morale, politica e culturale che attraversa l’intero pianeta, sia necessario unire le forze, per ricacciare indietro tutti i tentativi in atto di esclusione sociale»

Attivare i corsi di specializzazione per il sostegno

«Riteniamo – scrivono dal Gruppo Scuola per l’Inclusione Scolastica e Sociale della FISH Veneto (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – che l’attivazione dei corsi formativi per le attività di sostegno, previsti da un recente Decreto Ministeriale, possa favorire la riduzione del divario quantitativo e qualitativo che sul fronte del sostegno scolastico penalizza da alcuni anni gli studenti con disabilità della nostra Regione. A nostro avviso è un’opportunità da concretizzare velocemente, che potrebbe migliorare la continuità educativa e didattica»

Nelle città in cui Santa Lucia porta regali (ma non per tutti)

«Domani, 13 dicembre, sarà Santa Lucia – scrive Alessandra Corradi – e per le città italiane in cui si festeggia questa ricorrenza significherà che i bambini al loro risveglio troveranno tanti regali. E tuttavia in troppi continuano a dimenticare l’esistenza di bambini che non riescono a utilizzare i giocattoli progettati per bimbi “normodotati” e che ogni anno – a Santa Lucia, ma anche a Natale e all’Epifania – non festeggiano un bel niente. Ancora una volta, quindi, l’augurio è che qualcuno cominci ad accorgersene»

La crisi di governo e l’inclusione: “Niente su di Noi, senza di Noi”

«Quale futuro – chiede Gianluca Rapisarda – si prospetta per la Legge Delega sull’Inclusione degli alunni e studenti con disabilità, dopo la crisi di Governo? Un futuro, è la risposta, che dovrà necessariamente essere all’insegna del “Niente su di Noi, senza di Noi”, perché nessun Governo, di qualsivoglia colore politico, può pensare di “rivoluzionare” il sistema dell’inclusione, senza cercare un coinvolgimento concreto di chi questi problemi li vive sulla “propria pelle”, come fanno quotidianamente le famiglie dei nostri alunni/studenti e le Associazioni di e per le persone con disabilità»

I valori vanno testimoniati

«Per cambiare la mentalità che sta dietro a fenomeni come la violenza sulle donne con disabilità, e sulle donne in genere, è necessario – scrive Renata Sorba – che tutti si impegnino ad educare a un atteggiamento di ascolto e confronto, partendo da dentro le nostre case, dal contesto familiare, via via a tutti i contesti sociali che abitiamo. I valori vanno testimoniati, se si vogliono trasmettere. Primo fra tutti il rispetto per la vita e per le persone. Così si promuove cultura. Cultura dell’inclusione, delle pari opportunità, della non violenza»

Il Braille, attualissimo strumento di inclusione

«A chi dice superficialmente che il metodo Braille è obsoleto e che è uno “stigma”, bisogna rispondere con i fatti – scrive Gianluca Rapisarda – e in modo concreto, tramite laboratori e iniziative che diffondano tale fondamentale sistema di lettura e scrittura, dimostrando come esso sia capace di abbattere ogni barriera linguistica, culturale e di abilità e, soprattutto, di rappresentare ancora un modernissimo e fondamentale strumento di inclusione per le persone con disabilità visiva di tutto il mondo»

Questa società che ci rende disabili

«Oggi – scrive Simone Fanti, riflettendo sul recente convegno di Torino, intitolato “Senza pietà: compassione e ipocrisia? Più pericolose delle barriere architettoniche” – voglio essere anch’io “senza pietà”, e dire – provocatoriamente – che se la disabilità fa schifo, sono il contesto, l’ambiente e la società a renderla tale, mettendoci in condizione di dover trovare escamotage per fare qualsiasi cosa»

Il filosofo “dietro alla lavagna”

Dove andremo a finire, se anche intellettuali come Massimo Cacciari incominciano a usare il linguaggio del tutto a sproposito («Anche un cieco, un sordo, un handicappato capirebbe che in Italia c’è bisogno di un governo in questo momento»)? Non ci resta che metterlo “dietro alla lavagna”, dedicandogli un breve componimento in versi di Francesco Giovannelli

La persona con disabilità è un bene altrettanto oggettivo

Ovvero, per riprendere la frase completa pronunciata dallo scrittore, teologo e filosofo Vito Mancuso, citato nel libro di Martina Naccarato “Leggere la disabilità”, di cui scrive qui Stefania Leone, «la disabilità e l’handicap sono un male oggettivo, ma la persona con disabilità è un bene altrettanto oggettivo»

Quella doppia violenza

«Fare violenza – scrive Maria Pia Amico – è già di per sé esecrabile, farla su una donna o su un bambino diventa abominevole, ancor di più se su persone con disabilità, e in particolare donne, perché più deboli ed esposte ad ogni tipo di sopruso. Per far fronte a questo, occorre una grande rivoluzione culturale, a cominciare dalla scuola, che deve insegnare il rispetto reciproco e l’uguaglianza sia di genere, sia fra “normodotati” e disabili. E pure le famiglie devono collaborare, non isolando il congiunto con disabilità e collaborando con le autorità, senza vergognarsi di quanto accaduto»

Il referendum e le persone con disabilità

«Sia che al prossimo referendum costituzionale dovessero avere la meglio i sostenitori del Sì – scrive Gianluca Rapisarda – sia che dovessero prevalere i fautori del No, da cittadino con disabilità permeato da un forte senso dello Stato ed estremamente fiducioso nelle nostre Istituzioni, ho la convinzione che il referendum costituirà comunque per tutte le nostre forze politiche l’occasione giusta per fare uno sforzo di analisi puntuale e di riflessione profonda sullo stato dell’arte del “sistema dell’inclusione” in Italia e delle sue varie e difformi articolazioni e declinazioni territoriali»

Quell’anno in più nella scuola dell’infanzia

«Il mio bambino con disabilità – ci scrive una Lettrice, mettendo in discussione quanto sostenuto su queste pagine da Salvatore Nocera – ha potuto usufruire della permanenza per un anno in più alla scuola dell’infanzia, con non indifferenti benefìci, ampiamente documentati». «Per gli alunni con disabilità – replica lo stesso Nocera – i miglioramenti avvengono più agevolmente con i coetanei che con i bimbi più piccoli. Le famiglie, quindi, sono libere di pensare che il trattenimento nella scuola dell’infanzia possa giovare, ma la scienza e la prassi dimostrano il contrario»