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Tremonti e l’otto per mille

L’otto per mille, quota parte dell’ IRPEF (Imposta sulle Persone Fisiche) è previsto e regolamentato dalla Legge 222/85, che agli articoli 47 e 48 recita quanto segue:

Art. 47 – A decorrere dall’anno finanziario 1990 una quota pari all’otto per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica.
Le destinazioni di cui al comma precedente vengono stabilite sulla base delle scelte espresse dai contribuenti in sede di dichiarazione annuale dei redditi. In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse.

Art. 48 – Le quote di cui all’articolo 47, secondo comma, sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo.

Questa quota, dunque, nella misura in cui entra nelle casse dello Stato e non in quelle della Chiesa, deve essere utilizzata dal Governo secondo le finalità della legge sopra riportata.
Dipinto astrattoIl governo, invece, con la Finanziaria per il 2004, ha stabilito di stornare per il 2004, 2005 e 2006 ben 80 milioni di euro dalle risorse provenienti dall’otto per mille, decidendo con essi di finanziare la sicurezza e quindi le forze di polizia, anziché progetti di carattere sociale come chiaramente previsto dalla Legge 222/85.

Non basta. Infatti, a scatenare la reazione di Edoardo Patriarca, portavoce del Forum Permanente del Terzo Settore, che ha chiesto all’ex ministro «più serietà e coerenza», sono state principalmente le dichiarazioni fatte recentemente dallo stesso Tremonti, il quale ha avanzato una proposta di legge per un nuovo, ulteriore, 8 per mille, da destinare al volontariato e alla ricerca scientifica, ritenendo questo provvedimento «una scelta politicamente rivoluzionaria».
Ma, si domanda Patriarca, non sarebbe forse più opportuno che «il sostegno alle politiche di welfare venisse inserito nella fiscalità generale e che l’attuale otto per mille venisse utilizzato per i fini reali per cui è stato creato, come la promozione del non profit, anziché causare una sorta di distrazione di fondi e cercare di porvi rimedio istituendo un secondo otto per mille»?
E, aggiungiamo noi, facendo sembrare l’idea frutto di una geniale riflessione?

(C.N.)

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