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Le associazioni arrivano all’ONU

Pietro V. Barbieri, a sinistra, e Giampiero Griffo, a destra (qui nel corso di una riunione assieme a Bruno Tescari), Nell’ampia sala dalla moquette rossa a fiori gialli, dove spiccano le tovaglie color pesca che coprono i tavoli, le gigantografie in bianco e nero di New York occhieggiano dalle pareti beige illuminate da giganteschi lampadari a gocce di vetro e da due grandi finestre che si affacciano su un giardino.
Proprio in questo albergo della quarantesettesima Strada Est di New York si riunisce l’International Disability Caucus (IDC) ed è impressionante vedere la capacità di autorganizzazione che le persone con disabilità presenti alla riunione dell’Ad Hoc Committee sono riuscite a raggiungere.

L’International Disability Caucus (IDC)
L’IDC è la forma organizzativa che le associazioni internazionali e nazionali – sia regionali che locali – di persone con disabilità si sono date per regolare democraticamente le attività collegate ai lavori dell’Ad Hoc Committee.
In un certo senso, si tratta di una straordinaria “palestra di democrazia”, dove si cerca di fare in modo che ognuno dei partecipanti sia pienamente consapevole di quello che succede e possa partecipare consapevolmente alle decisioni.
Immaginate una grande stanza rettangolare – con una lunga fila di tavoli parallela alle pareti – che ospita persone con disabilità provenienti da ogni continente: Europa, Asia, Nord e Sudamerica, Africa, Australia.
Persone che rappresentano popoli, culture e tradizioni diverse. La lingua ufficiale è l’inglese, anche se ogni tanto un interprete traduce dall’arabo, dallo spagnolo, dal coreano o dallo swahili.
Vi sono poi rappresentanze di ogni tipo di disabilità: persone cieche, sorde, sordo-cieche, ex pazienti psichiatrici, genitori e persone con mobilità differente che si spostano in sedia a rotelle o con le stampelle.
A questo già variegato panorama vanno aggiunti i “capitani di lungo corso”, che hanno partecipato ad altre sessioni dell’Ad Hoc Committee, e i nuovi arrivati, che si guardano attorno un po’ smarriti, in questo ambiente nuovo.
Eppure, nonostante le moltissime varietà presenti, l’International Disability Caucus è riuscito a trovare delle regole per prestare attenzione alle esigenze di tutti.
Per fare un esempio, le organizzazioni nuove che si uniscono al gruppo per la prima volta (come il Consiglio Nazionale sulla Disabilità italiano) vengono registrate e ricevono da parte di una persona preposta a questo tutte le informazioni necessarie. Inoltre, si è provveduto anche a preparare un manuale – disponibile in tutti i formati – che spiega come si articolano i lavori e cosa si deve sapere per poter partecipare alle attività del Caucus e del Comitato Ad Hoc.
Per le persone non vedenti, i documenti vengono forniti in versione elettronica perché essi possano leggerli col proprio computer, mentre per le persone sorde vi è la traduzione con il linguaggio dei segni, benché alcuni – per comunicare – usino l’oralismo. 

Come si articolano i lavori
Siamo circa un centinaio, vestiti nelle fogge più diverse. Tutto si svolge in un’assemblea ordinata, sotto la guida di un presidente che concede la parola a chi la chiede e la nega a chi esce dalla sostanza del tema in discussione.
L’ordine del giorno è molto fitto ma viene gestito bene e così con un incontro che dura dalle 10 del mattino alle 16.30 si esauriscono tutti i punti per i quali è prevista la discussione.
Benché questi argomenti non siano pochi e non manchino di una certa complessità, la macchina organizzativa è così ben oliata che le decisioni vengono prese senza confusione né indugi. 
Per esempio, si decide chi saranno i componenti del Comitato di Coordinamento dell’International Disability Caucus (22 persone, con una rappresentanza eterogenea di ogni tipologia di disabilità e area geografica, aggiungendo una rappresentanza dei bambini), chi presiederà le riunioni dell’Assemblea Generale, chi parlerà a nome del Caucus nel corso dell’assemblea plenaria e chi farà parte delle delegazioni che trattano direttamente con il presidente dell’Ad Hoc Committee, l’ambasciatore McKay, della Nuova Zelanda.
Si definiscono poi dei programmi di lavoro: ogni mattina si incontreranno dalle 8 alle 9 i membri del Comitato di Coordinamento, successivamente, dalle 9 alle 10, l’Assemblea Plenaria del Caucus – per prendere decisioni o ricevere informazioni su come procedono le varie attività e decidere insieme la strategia migliore da seguire – mentre alla sera, dalle 18 alle 19, si incontra nuovamente il Comitato di Coordinamento per preparare i lavori del giorno dopo.
Si arriva a definire inoltre quali saranno le figure responsabili per seguire i vari articoli della Convenzione in discussione (dall’articolo 15 al 24) e si discutono i punti che necessitano di un ulteriore approfondimento.
Tutto si svolge ordinatamente, dando a chiunque lo desideri la possibilità di esprimere la propria opinione.

Organizzazione ottima
Ci sono poi anche delle considerazioni di carattere logistico che vengono fatte e in base alle quali si informa che alcuni riassunti della giornata dei lavori verranno preparati da Disabled Peoples’ International (DPI), da Rehabilitation International (RI), dall’European Disability Forum (EDF), e dal Consiglio Nazionale sulla Disabilità italiano (CND), in tutte le lingue più importanti (russo, cinese, inglese, francese, spagnolo, arabo, che sono le lingue ufficiali dell’ONU, e anche in italiano).
Si decide inoltre che gli aderenti all’International Disability Caucus riceveranno per posta elettronica tutti i documenti più importanti, i verbali e le varie prese di posizione durante gli incontri dell’Ad Hoc Committe.
Tutto viene definito in base alle risorse di cui dispongono le organizzazioni presenti. C’è quindi chi mette a disposizione volontari per redigere i verbali e le documentazioni, chi invece finanzia l’impianto dei microfoni, chi si occupa della segreteria, chi si offre per coordinare le attività a livello di rappresentanza dei singoli continenti.
Le attività e le iniziative che si intrecciano sono veramente moltissime.

Il Consiglio Nazionale sulla Disabilità
Per cercare di rendere più chiara l’idea di quanto l’organizzazione possa essere complessa, vale la pena di spiegare quello che abbiamo fatto noi, come Consiglio Nazionale sulla Disabilità.
Prima di tutto abbiamo accolto la richiesta del Consiglio Nazionale Ugandese di costruire un gemellaggio, poi abbiamo organizzato un meeting dei vari consigli e delle organizzazioni di persone con disabilità che sono contrarie alle scuole speciali per persone sorde e cieche (tema che ritorna anche nelle discussioni a questo livello).
Inoltre, abbiamo proposto all’European Disability Forum, insieme al Consiglio Nazionale Danese, di prendere un’iniziativa per dare maggior potere alle organizzazioni di persone con disabilità presenti nelle delegazioni ufficiali dei Paesi membri e abbiamo partecipato ad una riunione di un gruppo di lavoro del Caucus sul tema della tutela legale delle persone che non possono rappresentarsi da sole.
Per finire, abbiamo rilasciato un’intervista sull’evento in generale ad un network americano.

Come si può evincere, tutto è coinvolgente ed emozionante: si sente chiaramente che si sta costruendo qualcosa di importante per 600 milioni di persone con disabilità nel mondo e ognuno vuole dare il proprio contributo.
Questo incontro preparatorio, inoltre, è la dimostrazione che l’inclusione sociale, rispettosa di tutte le diversità e capace di tutelare i diritti di tutti, è possibile
Il modo in cui si organizzano tante diversità dimostra che l’inclusione che pretendiamo a gran voce dalla società che ci esclude, siamo già in grado di praticarla tra di noi. E di questi tempi, in cui prevalgono gli interessi di bottega, le visioni localistiche e provinciali, i razzismi e le discriminazioni, è un gran bel segnale!

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