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Lo stretto legame tra povertà e disabilità

Un'immagine che ricorda la scadenza della Campagna Internazionale Millennium Development GoalsNel 2000 l’ONU lanciava l’iniziativa globale Millennium Development GoalsMDGs, che impegnava i governi dei 191 Paesi membri ad intervenire su otto aree prioritarie, lavorando in prima persona o coinvolgendo i donatori internazionali per ridurre la povertà entro il 2015.

Le otto aree proritarie riguardavano esattamente:
– lo sradicamento dell’estrema povertà e la fame;
– il conseguimento dell’educazione primaria per tutti;
– la promozione dell’eguaglianza di genere e del rafforzamento del ruolo delle donne;
– la riduzione della mortalità infantile;
– l’accrescimento dei livelli di salute durante la maternità;
– la lotta all’AIDS, la malaria e altre malattie;
– l’impegno per la sostenibilità ambientale;
– lo sviluppo di una partnership globale per lo sviluppo.

Per il raggiungimento di questi obiettivi è stata lanciata una campagna internazionale cui hanno aderito varie Organizzazioni Non Governative (vedi il sito in italiano). Oggi, per valutare lo stato di attuazione dell’iniziativa, è stato predisposto, per il prossimo mese di settembre a New York un Summit mondiale presso il palazzo di vetro delle Nazioni Unite dei Governi.

Disabled Peoples’ International (DPI), una delle più importanti associazioni mondiali nel suo ambito, partendo dalla considerazione che nei documenti ufficiali di preparazione del Summit non vi era alcun riferimento alle persone con disabilità, il 4 agosto ha organizzato a New York un evento collaterale ai lavori del Comitato Ad Hoc (Ad Hoc Committee), riunito per discutere la Convenzione Internazionale ONU sulla disabilità, sul tema L’Inclusione delle persone con disabilità nel Millennium Development Goals.

L’iniziativa è stata introdotta da chi scrive, in veste di rappresentante del Consiglio Nazionale sulla disabilità e di membro del Consiglio Mondiale di DPI, assieme a Dinah Radtke, vicepresidente mondiale di DPI e responsabile dell’area dei diritti umani e a James Mwandha, membro del Parlamento ugandese.
In tale occasione sono stati sottolineati soprattutto gli stretti legami che intercorrono tra la povertà nel mondo e le persone con disabilità.
Personalmente ho inteso evidenziare come le persone con disabilità siano circa 600 milioni e corrispondano più o meno alla metà della popolazione dei poveri, ovvero a quel miliardo e 200 milioni di persone che vivono con meno di 1 dollaro al giorno. Infatti ben l’82% delle persone con disabilità risiedono in Paesi in cerca di sviluppo. Il 98% di queste persone, poi, non hanno accesso ai servizi riabilitativi né ad appropriati servizi di base, più dell’80% non ha un impiego e solo il 2% dei minori con disabilità ha potuto accedere ad un’educazione formale.
Ho sottolineato altresì come la condizione di disabilità sia causa ed effetto di povertà, perché le persone che ne sono colpite vengono soggette a discriminazioni e alla mancanza di pari opportunità che producono una limitazione alla partecipazione sociale e violano ogni giorno i loro diritti umani.
La visione negativa che la società trasferisce sulle persone con disabilità produce quindi un fortissimo stigma sociale che ha conseguenze in tutti i campi della vita economica, culturale, politica e sociale. In caso di guerra, di catastrofi naturali e umane, le persone con disabilità sono le prime a patire – spesso con la morte e la mancanza di attenzione alla loro condizione – le terribili conseguenze delle emergenze. Per questo – a parer mio – esse rappresentano la fascia “più esclusa fra gli esclusi”, “più discriminata fra i discriminati”, “più povera tra i poveri”.

Dinah Radtke, vicepresidente mondiale di Disabled Peoples' International (DPI) «Gli otto obiettivi dell’iniziative globale del Millennium Development Goals – ha afferamto dal canto suo Dinah Radtke – riguardano tutte le persone con disabilità nel mondo. Subire quotidianamente la povertà e la fame, vedersi negato l’accesso all’istruzione, vivere una doppia discriminazione per le donne con disabilità, non sopravvivere alla prima infanzia, essere abbandonati da uno o da ambedue i genitori, essere colpiti dalle più diffuse malattie, non avere accesso all’acqua e ai cibi, godere in maniera estremamente limitata della collaborazione globale per lo sviluppo sono condizioni ordinarie di vita delle persone con disabilità nel mondo. Per questo nella conferenza di New York delle Nazioni Unite, volta a monitorare i risultati conseguiti dall’iniziativa globale del Millenniun Development Goals va dato adeguato spazio alle persone con disabilità che rappresentano circa la metà della popolazione più povera del mondo. È necessario insomma individuare una strategia per sostenere le nostre richieste».

James Mwandha ha posto infine in evidenza che molte delle discriminazioni e delle violazioni dei diritti umani ai danni delle persone con disabilità nei Paesi poveri derivano dalla mancanza di risorse economiche e umane: carenza di servizi sanitari, limitato accesso all’educazione per tutti, assenza di programmi che coprano i loro bisogni.

A seguito di questi interventi si è aperto un ricco dibattito tra le Organizzazioni Non Governative presenti all’iniziativa, che hanno posto in evidenza la condizione di estrema difficoltà delle persone con disabilità nel mondo, non solo nei Paesi in via di sviluppo ma anche in quelli ricchi.
Infatti, barriere e ostacoli all’accesso a beni e servizi, oltre che le discriminazioni sociali impoveriscono in tutto il mondo le persone con disabilità e le loro famiglie, costrette a sostenere costi aggiuntivi per servizi inaccessibili (come quelli dei trasporti) e per interventi ritenuti speciali e quindi a costo maggiorato, vedendo spesso mortificati i loro diritti.

Nel giro di un’ora e mezza di discussione, oltre che approfondire i temi dell’incontro, sono state definite le strategie di azione, preparando innanzitutto una lettera di richiesta di adeguata attenzione alle persone con disabilità nel Millennium Development Goals, firmata da 37 associazioni internazionali e nazionali, che il 5 agosto è stata recapitata al presidente della cinquantanovesima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Jean Ping.
È stata poi indetta una Campagna Internazionale di sostegno a livello nazionale per influenzare i 191 Governi sottoscrittori dell’iniziativa del Millennium Development Goals. In un documento posto alla base di tale campagna sono state indicate le seguenti cinque richieste:Jean Ping, presidente della cinquantanovesima sessione dell'Assemblea Generale dell'ONU

1. Il riconoscimento che le persone con disabilità rappresentino la metà dei poveri del mondo e l’inclusione della disabilità tra i temi prioritari del Millennium Development Goals;
2. L’inclusione di interventi per le persone con disabilità in ogni progetto finanziato dall’iniziativa globale dell’ONU di lotta alla povertà;
3. L’impegno delle Nazioni Unite, delle sue agenzie come la Banca Mondiale, delle banche di sviluppo regionale, delle agenzie di sviluppo e dei donatori internazionali ad assicurare l’inclusione della disabilità nei progetti di sviluppo che essi sostengono;
4. Il coinvolgimento delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni nelle azioni di sostegno internazionali, regionali e nazionali per lo sradicamento della povertà;
5. L’invito ad una delegazione di donne e uomini con disabilità a parlare su questo tema all’interno del Summit del Millennium Development Goals che si terrà a New York dal 14 al 16 Settembre 2005.

La Coalizione Mondiale per Combattere la Povertà, formata da Organizzazioni Non Governative internazionali, regionali e nazionali attive su questi temi, insieme al Forum Sociale Mondiale, hanno indicato il 10 settembre come giorno di iniziativa mondiale per sostenere gli obiettivi del Millennium Development Goals.
Tutte le organizzazioni di persone con disabilità sono state quindi invitate ad aderire a queste manifestazioni e a promuovere, all’interno delle coalizioni nazionali di sostegno agli obiettivi del Millennium Development Goals, i cinque punti di richieste del movimento mondiale delle persone con disabilità, or ora citati.

Nel nostro Paese le iniziative sono coordinate dalla Coalizione italiana e culmineranno con l’ONU dei Popoli a Perugia, con il Forum dei Giovani a Terni (che si terranno dal 7 al 10 settembre) e con la Marcia per la Pace e la Giustizia Perugia-Assisi dell’11 settembre.
In quei giorni (esattamente il 10 settembre) e in occasione dell’Assemblea ONU dei Popoli, è prevista una tavola rotonda a Perugia cui parteciperanno Venus Ilagan, presidente mondiale di DPI, Khalfan Khalfan, presidente di DPI Africa, rappresentati del Governo, della Coalizione italiana, della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e del Coordinamento Nazionale sulla Disabilità.
Delegazioni di giovani con disabilità parteciperanno poi anche al Forum di Terni e durante la stessa Marcia Perugia-Assisi, una folta delegazione di associazioni di persone con disabilità e di loro familiari prenderà la testa del corteo.

«Combattere la povertà nel mondo – ha dichiarato Pietro V. Barbieri, presidente della FISH – significa superare ostacoli e barriere perché le persone con disabilità possano godere dell’eguaglianza di opportunità nella società, nella tutela dei loro diritti umani. Le battaglie per uno sviluppo inclusivo trovano le persone con disabilità impegnate in prima linea perché si costruisca un mondo più giusto e più umano».
«Quello che abbiamo dato con questo incontro di oggi è un segnale importante – ha sottolineato da parte sua Luisella Bosisio Fazzi, presidente del Consiglio Nazionale sulla Disabilità – da parte di coloro che sono considerati spesso cittadini di serie B, destinatari di interventi solo caritativi ed assistenziali. Allora ritroviamoci tutti in Umbria per sostenere i nostri diritti».

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