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Questa volta siamo i primi!

Se si scorrono le notizie dei giornali, l’immagine che l’Italia trasmette non è in generale molto lusinghiera: c’è spesso qualcosa o qualcuno che “non funziona” come dovrebbe; si legge di scandali, di leggi aggirate ed eluse, della stagnazione economica che fa retrocedere in termini di posti il nostro Paese nelle classifiche più disparate (corruzione, deficit di bilancio, qualità della vita ecc.), di rappresentanti degli italiani che non sempre brillano all’estero in termini positivi…
Perciò sorprende e nello stesso tempo lusinga la notizia che si terrà proprio in Italia il primo corso universitario di aggiornamento sui diritti umani e la disabilità.

Il tema dei diritti umani è ormai strettamente legato alla condizione di disabilità. In tutto il mondo, infatti, le persone con disabilità vivono condizioni di discriminazione e mancanza di pari opportunità. Basti pensare che nella ricca Europa il 56% dei bambini in età scolare frequenta classi o scuole speciali, che più di mezzo milione di persone con disabilità è segregato in 2.500 mega-istituti, che il tasso di disoccupazione oltrepassa l’80% e che spesso è negato l’accesso a beni e servizi.
La stessa possibilità di godere pienamente della cittadinanza europea nell’Europa a 25 è problematica, essendo quest’ultima piena di ostacoli, barriere e pregiudizi.Oriella Orazi, "Partecipare alla vita", 1999, olio, 30x40 cm
Le più importanti agenzie dell’ONU, l’Unione Europea, il Consiglio d’Europa e tutte le istituzioni regionali e internazionali riconoscono che la condizione delle persone con disabilità è una questione di diritti umani.
La violazione di un diritto umano è identificabile quando si mette in atto un trattamento differenziato senza giustificazione. Si pensi a una persona dalla pelle nera cui si nega l’accesso ad un impiego, a una persona di religione islamica cui si nega l’accesso ad un luogo pubblico, a una donna che solo in quanto donna non ha accesso a cariche pubbliche.
Per una persona con disabilità questa condizione di trattamento diseguale è quotidiana, continua e su tutto l’arco delle attività dell’esistenza.
Non a caso l’ONU sta discutendo di una Convenzione Internazionale sulla protezione della dignità e dei diritti delle persone con disabilità, basata sull’approccio dei diritti umani.

Il Dipartimento per i Diritti Umani della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova – insieme a DPI Europe (Disabled Peoples’ International), alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e al CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità), con il sostegno della Regione Veneto – terrà il prossimo anno un corso di aggiornamento universitario sul tema Diritti umani e disabilità. Gli strumenti di tutela delle istituzioni nazionali e internazionali.
Si tratta del primo corso del genere in Europa, nonostante in molte aree del continente le tematiche della disabilità siano già sviluppate in ambito sociale, con tante cattedre, ad esempio, che si occupano di educazione speciale, servizi sociali, universal design ecc., oltre che nell’ambito dei cosiddetti disability studies (con una rete europea delle università che promuovono studi sulla disabilità che fa capo all’Università di Leeds, in Gran Bretagna, e a Colin Barnes) e delle differenti competenze professionali legate alla disabilità (in campo medico, architettonico, delle nuove tecnologie e così via).
Esistono poi anche corsi postuniversitari legati a differenti tematiche specialistiche, ad esempio nell’ambito del diritto, come a Maastricht, ove si tiene un corso sulla legislazione non discriminatoria o in quello delle psicotecnologie per la vita indipendente, come alla Facoltà di Ingegneria dell’Università La Sapienza di Roma.
Svariato poi è il campo delle attività di aggiornamento sia privato che pubblico promosso da enti e istituzioni: l’Unione Europea è spesso la promotrice di queste iniziative, come a Trento, dove la Provincia ha promosso un corso sulle Assistive Technologies per gli operatori sociosanitari del proprio territorio o a Londra, dove di recente è stato finanziato un corso europeo sulla cooperazione allo sviluppo indirizzata alle persone con disabilità.
Non tutto però è positivo. Basti pensare che nella gran parte delle Università dell’Est europeo e di molti altri Paesi del mondo, la cattedra che si occupa di educazione per le persone con disabilità viene chiamata Difettologia
C’è quindi ancora molto da fare, in particolare per rendere curricolari le tematiche della disabilità all’interno delle facoltà di ingegneria, architettura, pedagogia, medicina o dei corsi specialistici sul turismo, lo sport, la comunicazione, il giornalismo ecc.

In realtà, negli ultimi anni la crescita prepotente di un movimento di emancipazione delle persone con disabilità è stata supportata da una parallela capacità dello stesso movimento di lavorare a livello culturale e scientifico e di produrre un vero e proprio dibattito trasversale sui temi dei processi di inclusione sociale delle persone marginalizzate e discriminate, della progettazione di società capaci di accogliere tutte le diversità umane, della riformulazione culturale dello stesso significato di disabilità.
Quanto più le persone con disabilità e le loro famiglie rifiutano un modello medico della disabilità – che le ha viste per secoli considerate malate e incapaci – introducendo un approccio basato sui diritti umani, tanto più la società è costretta a confrontarsi con queste nuove modalità e a riconoscere nuovi servizi per tali cittadini.
0L’approccio basato sul rispetto dei diritti umani consente infatti di avere una base culturale universalistica valida in tutti i Paesi del mondo e perciò è posto alla base del lavoro di difesa dei diritti di tutte le organizzazioni internazionali che rappresentano le persone con disabilità, prima fra tutte DPI (Disabled Peoples’ International), che è stata la prima a promuoverla e diffonderla.

Si tratta di una vera e propria “rivoluzione culturale” che ha prodotto un corpus significativo di documenti e interpretazioni sugli strumenti internazionali che regolano il rispetto dei diritti umani, sostanziato anche da programmi di azione che rappresentano un patrimonio originale e puntuale delle forme di trasformazione culturale, di tutela giuridica, di intervento sociale ed economico che sta cambiando la qualità della vita delle oltre 600 milioni di persone con disabilità nel mondo.
Il nuovo paradigma della disabilità ha visto inoltre quelle stesse persone – attraverso le loro organizzazioni – come protagoniste di questa trasformazione, producendo un’esperienza esemplare di partecipazione diretta della società civile alla modifica di orientamenti e approcci culturali internazionali.
Il paradigma dei diritti umani applicato alle persone con disabilità è entrato infatti nei documenti dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa, dell’OAS (Organization of American States), dell’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità), dell’ILO (International Labour Organisation),  dell’UNESCO, dell’UNICEF e del Comitato Economico Sociale dell’ONU, fino ad approdare all’Assemblea delle Nazioni Unite che ha deliberato nel 2000 di definire la già citata Convenzione Internazionale Integrale e Completa sulla Promozione e sulla Tutela dei Diritti e della Dignità delle Persone con Disabilità e successivamente nominato un Comitato Ad Hoc (Ad Hoc Committee) per redigerne il testo (2003), che probabilmente entro il 2007 verrà presentato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Purtroppo non sempre la comunità scientifica e politica che si occupa di diritti umani è stata consapevole e attenta a questa nuova impostazione, continuando a relegare le problematiche della disabilità in campi sanitari o sociali.
Anche in tal senso, quindi, l’iniziativa dell’Università di Padova vuole attirare l’attenzione della comunità scientifica e professionale – oltre che dello stesso mondo della disabilità – sul ruolo importante e innovativo che la disabilità ha assunto, e sempre più assumerà, all’interno delle competenze sui diritti umani.
Queste profonde trasformazioni, infatti, sono ancora poco conosciute in Italia dove convivono legislazioni contraddittorie che sposano ambedue i modelli, ingenerando distorsioni culturali e interventi spesso poco coerenti con i nuovi approcci internazionali. Una carenza informativa, questa, che ostacola la stessa valorizzazione e diffusione all’estero delle esperienze italiane di inclusione sociale delle persone con disabilità.
Il corso di perfezionamento promosso a Padova vuole quindi colmare la carenza di informazioni sulla materia, contribuendo a dare dignità culturale, sociale e giuridica all’applicazione dei princìpi e dei valori dei diritti umani verso le persone con disabilità.
Un corso, insomma, tutto orientato al futuro, verso la tutela dei diritti umani che è la forma universale di tutela di ogni diversità umana.

*Membro del Consiglio Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International).

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