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Anche la Toscana contro la partecipazione alla spesa

Proprio all’inizio di gennaio è arrivato dalla Giunta Regionale della Toscana il riconoscimento dell’illegittimità delle richieste di contributi economici avanzate da enti e istituzioni verso i familiari di persone con disabilità grave e anziani non autosufficienti.
Questo dopo quasi un anno di grande impegno profuso dall’ADUC (Associazione per i Diritti degli Utenti e dei Consumatori), e in particolare dal suo delegato di Pisa Gianfranco Mannini, in una vera e propria battaglia, iniziata da quest’ultimo nel maggio del 2005, quando per la prima volta si è rivolto ai prefetti, chiedendo il loro intervento contro Comuni e ASL per le continue richieste di sostegno avanzate da questi ultimi e divenute ormai una sorta di consuetudine. Gianfranco Mannini

Una lunga battaglia
Nella sua prima richiesta, il delegato dell’ADUC – anche in qualità di presidente del Coordinamento Etico dei Caregivers – denunciava apertamente l’irregolarità di questa modalità di agire, fondando le sue affermazioni sull’articolo 25 della Legge 328/2000 (la cosiddetta “Riforma dell’assistenza”), secondo il quale «ai fini dell’accesso ai servizi disciplinati dalla presente legge, la verifica della condizione economica del richiedente è effettuata secondo le disposizioni previste dal Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 109, come modificato dal Decreto Legislativo 3 maggio 2000, n. 130».
Quest’ultimo stabilisce che «per le prestazioni di natura socio-sanitaria erogate a domicilio o in ambiente residenziale a ciclo diurno o continuativo, rivolte a persone con handicap permanente grave, nonché a soggetti ultrasessantacinquenni la cui non autosufficienza fisica o psichica sia stata accertata dalle Unità sanitarie locali, deve essere presa in considerazione la sola situazione economica dell’assistito [grassetto nostro, N.d.R.]».
Invece, spiegava Mannini nella sua lettera, «nei casi di persone colpite da handicap invalidanti o da malattie croniche, gli enti pubblici, anziché esprimere atti concreti di solidarietà, sottraggono ai loro congiunti somme di denaro non dovute, sovente di importo non indifferente. A volte avviene addirittura che le contribuzioni siano imposte con odiosi ricatti: “Se non firmate, il vostro familiare non verrà ricoverato!”. Le Regioni non hanno assunto finora alcuna concreta iniziativa per il rispetto delle leggi vigenti, dando in questo modo ampio spazio alle illegalità compiute in materia da Comuni, Province e ASL. Anzi, alcune, tra cui la Toscana, hanno approvato provvedimenti in cui è previsto che gli enti gestori dei servizi socio-assistenziali debbano pretendere contributi economici dai parenti di assistiti maggiorenni (coniuge, figli, genitori, nuore, suoceri, fratelli e sorelle)».
Concludendo la sua analisi, Mannini rivolgeva un interrogativo ai destinatari: «Perché molti amministratori e operatori ritengono eticamente corretta la richiesta di contributi economici ai parenti tenuti agli alimenti, per i servizi socio-assistenziali, e nulla obiettano per il mancato coinvolgimento dei congiunti per attività come i soggiorni di vacanza, l’affitto, l’assegnazione di alloggi popolari, benché anch’esse abbiano natura assistenziale e i cui oneri – a carico del settore pubblico – siano molto gravosi e superiori ai mancati introiti derivanti dalla corretta applicazione delle vigenti norme sui parenti tenuti agli alimenti?».
Un quesito evidentemente non semplice, visti i cinque mesi che sono trascorsi prima che giungesse all’ADUC anche solo una risposta “difensiva” (e negativa), inviata dall’ASL 5 di Pisa al prefetto.
A questo punto l’Associazione ha deciso di continuare comunque a difendere la propria posizione, inviando ancora al prefetto, al presidente e ad alcuni assessori della Regione Toscana, oltre che al direttore dei servizi sociali della stessa ASL, un documento con la segnalazione di avere messo in mora l’Azienda Sanitaria pisana, quale premessa per un’azione legale.Due persone, di cui una in carrozzina, salgono su un marciapiede

Arriva il no ai contributi
E così – a distanza di nove mesi – si è giunti alla recente risposta di Aldo Ancona, direttore generale per il Diritto alla Salute e delle Politiche di Solidarietà della Regione Toscana, il quale attraverso una comunicazione ufficiale ha dichiarato che «in passato era consuetudine introdurre nei regolamenti dei Comuni e delle ASL, in particolare per quanto riguardava l’inserimento di soggetti in strutture residenziali, il riferimento alla determinazione della retta sulla base del reddito calcolato sui “tenuti agli alimenti” ai sensi delle previsioni del Codice Civile. D’altro canto numerose sentenze, anche della Corte di Cassazione, hanno ritenuto illegittima questa previsione, sia perché le richieste al mantenimento possono essere avanzate solo dall’assistito, sia perché un altro soggetto, anche se pubblico, non può sostituirsi al Giudice nella determinazione della contribuzione. Bisogna ricordare, infine, che la Legge Regionale 41/2005, in coerenza con la Legge 328/2000, prevede all’art. 47 che “il concorso degli utenti ai costi delle prestazioni è stabilito a seguito della valutazione della situazione economica del richiedente, effettuata con lo strumento dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE)”. Per quanto riguarda invece le norme che regolano il calcolo dell’ISEE, deve essere correttamente interpretata la previsione di cui all’art. 3, comma ter, del Decreto Legislativo 109/98 modificato, dove si dice che “per soggetti non autosufficienti e con handicap grave deve essere presa in considerazione la sola situazione economica dell’assistito“. In questo caso, nello stesso comma, si specifica come tale previsione “intenda favorire la permanenza dell’assistito presso il nucleo familiare di appartenenza”. Chiaro è che tale previsione sembra doversi applicare in caso di interventi domiciliari (come l’assistenza integrata), ma non in caso di inserimento in strutture. Peraltro, non risulta ancora emanato il Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri che dovrebbe dare attuazione a tale previsione, mentre risultano approvati altri decreti che regolano i criteri di valutazione economica di individuazione del nucleo familiare, di calcolo della situazione reddituale e patrimoniale (vedere il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 242/2001). Si può quindi prevedere che nella definizione del prossimo Piano Sociale, in forma integrata relativamente alle funzioni sanitarie, saranno emanati specifici indirizzi per l’applicazione del sistema ISEE in ambito regionale [grassetti nostri, N.d.R.]»Un giovane e una persona anziana sorridono

Con soddisfazione ha reagito a questa nota Gianfranco Mannini, il quale ha voluto ribadire come «la Legge 328/2000 garantisca l’assistenza sanitaria gratuita agli handicappati e agli anziani non autosufficienti, ma che nella realtà le Regioni (tra cui quella Toscana da cui è partita la nostra iniziativa), attraverso i Comuni e le USL, hanno preteso per anni dai familiari l’impegno scritto a versare cifre mensili per ricoveri nelle Residenze Sanitarie Assistenziali, oltre a ritirare l’indennità di accompagnamento e parte della pensione dell’assistito. Oggi Aldo Ancona, responsabile della Direzione Generale del Diritto alla Salute della Regione Toscana, dopo la denuncia del Coordinamento Etico dei Caregivers e dell’ADUC, ha riconosciuto l’illegittimità da parte dei Comuni e delle ASL di imporre ai parenti un contributo per integrare la retta. Diamo quindi atto alla Regione Toscana di essere tra le prime (anche le Marche, nei giorni scorsi, hanno deciso in questo senso) a riconoscere l’abuso compiuto contro i parenti degli anziani non autosufficienti. Adesso, però, pretendiamo che oltre ad informare tutti i Comuni e le USL della necessità di bloccare tempestivamente questo comportamento illegale, si disponga automaticamente il rimborso a coloro che dall’entrata in vigore della Legge 328/2000 sono stati costretti a versare il contributo di cui sopra. Da parte nostra, come Coordinamento Etico dei Caregivers e in collaborazione con l’ADUC, abbiamo preparato un apposito modulo per ottenere detto rimborso, che si può trovare sul sito www.aduc.it».

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