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Con Schopler se ne va una grande guida

Una bella immagine di Eric Schopler«Con la morte di Eric Schopler – dichiara Tiziano Gabrielli, consigliere nazionale dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) – siamo ancora più soli. Se n’è andata una grande guida che ci ha confortato e spronato a credere di potercela fare. Ho incontrato Schopler nei suoi libri, fondamenti per qualsiasi passo nell’autismo. Ho la sensazione che la sua intelligenza possa essere in qualche modo assimilata a molti altri esperti di autismo per professione e non, perché ne costituiscano risposte significative. Quest’uomo è da solo il progresso collettivo della medicina abilitativa dell’autismo, da quando questa sindrome è stata individuata, mentre gli altri, anche se importanti tasselli di un tutto, sono le individualità che debbono essere considerate nel loro insieme per significare altrettanto progresso».
Eric Schopler, scomparso qualche giorno fa negli Stati Uniti, era stato nei primi anni Settanta il fondatore del Metodo TEACCH (Treatment and Education of Autistic and Communication Handicapped Children), approccio che richiede di concentrarsi sulla persona con autismo e di sviluppare un progetto intorno alle abilità, agli interessi e ai bisogni di quella persona.
Una vera e propria “rivoluzione”, a detta di tutti, nel trattamento dell’autismo, come evidenzia anche la neuropsichiatra Daniela Mariani Cerati: «Nella grande tristezza che questa perdita ci provoca, abbiamo di che consolarci con le parole di Schopler, il fondatore del TEACCH, colui che ha contestato per primo gli errori di Bettelheim e della “scuola psicogenetica”, dedicando tutta la propria vita all’educazione delle persone con autismo, in accordo con i genitori da lui definiti “co-terapeuti” e con gli insegnanti».
Il TEACCH è ritenuto oggi valido dalla stragrande maggioranza delle associazioni di genitori di tutto il mondo. Esso è in atto nello Stato americano della North Carolina da più di trentacinque anni e ha prodotto come risultato tangibile il calo dell’istituzionalizzazione manicomiale degli adulti autistici dal 90% al 10%.
Altro risultato tangibile: una buona parte degli adulti autistici lavora, in genere part-time, in un ambiente lavorativo “normale” insieme a persone “normali”. Un dato, questo, particolarmente sorprendente in una società, come quella americana, molto meno tollerante e inclusiva di quella italiana, dove invece, a fronte dell’inserimento di un autistico in una classe normale nella scuola dell’obbligo, si assiste, con la fine della stessa, alla fine dell’integrazione e all’ingresso degli autistici in laboratori protetti, in centri per soli soggetti disabili gravi o in cooperative sociali di tipo B, mentre quasi nessuno è occupato in ambienti normali.
L’approccio TEACCH ha dato gli stessi risultati positivi in tutti i Paesi nei quali è stato messo in pratica.
 
«Siamo ancora più soli – conclude Gabrielli – immobili di fronte ad una sfida che vogliamo costantemente trasferire altrove. Speriamo che questo vuoto divenga risveglio. Salutiamo un padre con tenerezza e porgiamo le condoglianze a tutti i genitori di figli autistici del mondo».
(S.B.)
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