Abbiamo già dato più volte spazio alla Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA), ovvero a quell’area della pratica clinica che cerca di compensare la disabilità temporanea o permanente di individui con bisogni comunicativi complessi. Essa utilizza tutte le competenze comunicative dell’individuo, includendo le vocalizzazioni o il linguaggio verbale residuo, i gesti, i segni, la comunicazione con ausili e la tecnologia avanzata.
L’espansione delle indicazioni all’intervento – che attualmente includono non solo le patologie motorie, ma anche l’autismo, il ritardo mentale, le sindromi genetiche, la disfasia grave, le malattie progressive e molto altro, ha determinato negli ultimi anni un notevole incremento dell’interesse dei clinici.
A tali temi sarà dedicata la Giornata Introduttiva alla Comunicazione Aumentativa e Alternativa di venerdì 13 ottobre a Pesaro (Cruiser Congress Hotel, Viale Trieste, 281, Lungomare, ore 9-17.30), organizzata dal Centro Sovrazonale di CAA (nato nel 2000 all’interno dell’Azienda Ospedaliera di Treviglio – Bergamo) e dalla Fondazione Ariel, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Sindrome Cornelia De Lange, l’Associazione Italiana Sindrome Wolf-Hirschhorn (AISIWH), l’Associazione Italiana Sindrome X-fragile e l’Ambulatorio di Genetica Clinica di Milano.
Obiettivo della giornata è quello di dare una prima base formativa a neuropsichiatri infantili, psicologi, terapisti della riabilitazione, educatori, insegnanti, genitori e altri operatori del settore, alla luce delle più recenti evidenze scientifiche sull’argomento.
Un approccio, questo, particolarmente importante, in quanto la frequente multiproblematicità della casistica rende certamente necessaria la continua interazione di competenze professionali diverse in un quadro globale complesso e articolato, poiché l’intervento non si rivolge soltanto al bambino malato, ma anche a tutte le persone che interagiscono con lui, nella prospettiva di una progressiva assunzione di competenze da parte del contesto di vita, che possa così soddisfare nel tempo i bisogni comunicativi in continuo cambiamento del piccolo paziente.
(S.B.)
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