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Un passato da ricacciare

Frances TustinA proposito della terza Conferenza Internazionale Oltre le barriere autistiche. La comprensione e la cura, organizzata dal Tustin Memorial Trust, in collaborazione con il Dipartimento di Pediatria dell’Università di Padova, che si terrà a Venezia (Isola di San Servolo), dal 13 al 15 ottobre, nella presentazione dell’evento si dichiara che «la comprensione e il trattamento dell’autismo nel bambino e nell’adulto devono molto all’eredità di France Tustin», citando «l’uso difensivo degli oggetti e delle forme autistiche» e parlando di «un paziente che attende la mano tesa del terapeuta per ripercorrere con lui una vicenda drammatica vissuta fino ad allora senza testimoni, nell’impossibilità di essere rappresentata».
Si conclude poi con un accenno alla teoria della Tustin, secondo la quale l’autismo sarebbe «una fase dell’evoluzione normale dell’uomo».

Ebbene, va detto innanzitutto che su quest’ultima teoria si sono levate all’interno del mondo stesso della psicanalisi critiche assai caustiche: ad esempio, in un libro appena uscito (Autismo. L’umanità nascosta, di Arnaldo Ballerini, Francesco Barale, Stefania Ucelli e Vittorio Gallese), il professor Barale, dell’Università di Pavia, contesta validamente quell’ipotesi, basata soltanto sull’introspezione della Tustin, in mancanza di ogni indagine scientifica.
In realtà Frances Tustin aveva presa per buona l’ipotesi formulata da Leo Kanner nel 1945 e sconfessata da questo stesso autore dieci anni dopo. Egli, infatti, aveva osservato che la sua clientela di autistici, rivoltasi a lui dopo che aveva scritto nel 1943 il primo articolo sull’autismo infantile in una rivista specializzata, era formata da famiglie benestanti e culturalmente elevate; aveva perciò ipotizzato che l’autismo fosse diffuso soltanto nelle fasce più alte della società, dove la madre colta e razionale sarebbe stata incapace di dare adeguato amore, causando come risposta l’autismo del figlio.
Kanner aveva dimenticato però che soltanto le famiglie più ricche e più dotate di mezzi culturali potevano sapere della sua scoperta e raggiungerlo nel suo costoso ospedale di Baltimora.
Negli anni successivi, infatti, egli stesso si era reso conto della diffusione dell’autismo in ogni classe sociale e aveva chiesto scusa alle madri per il suo errore, designando come proprio erede culturale Eric Schopler – recentemente scomparso – il primo ad avere valorizzato il ruolo delle madri e dei familiari nell’educazione speciale di cui hanno bisogno i bambini autistici.
Successivamente – dopo che Anne Freud e Sophie Dann avevano verificato nel 1951 che neppure i campi di concentramento riuscivano a far diventare autistici i bambini sopravvissuti – gli studi epidemiologici hanno dimostrato che l’autismo è quasi sempre di natura genetica e i progressi della diagnostica medica hanno scoperto oltre una decina di malattie, tutte organiche, che possono provocare la sindrome autistica. Altre ancora ne verranno scoperte in futuro, se si continuerà ad effettuare quelle ricerche scientifiche che l’errore della Tustin e dei suoi epigoni ha bloccato per decine di anni.
Va sottolineato che non si tratta, purtroppo, soltanto di un “errore teorico”, ma di una falsa interpretazione delle cause dell’autismo che ha provocato danni enormi alle famiglie e ai figli autistici. Tustin pensava infatti che gli oggetti e le forme autistiche fossero una forma di difesa del bambino verso quella “vicenda drammatica vissuta” che consisteva nell’inadeguatezza dell’amore materno. Il rifiuto del figlio andava dunque cercato nella mente della madre fin da 12 (dodici!) mesi prima della nascita…
In altre parole, il bambino autistico veniva ritenuto sano dal punto di vista neurologico e organico e avrebbe potuto parlare e comunicare con gli altri, solo che lo avesse voluto. Non si doveva perciò forzare lo sviluppo del suo linguaggio e delle sue abilità, ma semplicemente attendere che “si schiudesse al mondo”, favorendo questa evoluzione con il trattamento psicanalitico-psicodinamico della madre e del bambino stesso.
Disegno di bambinaTale proposta terapeutica ha dimostrato il suo fallimento totale, ma ancora oggi molti psicanalisti continuano a praticarla, facendo perdere tempo prezioso ai bambini, che potrebbero essere migliorati seguendo altre terapie: precoci, intensive e strutturate in metodi cognitivi e neocomportamentali, che hanno dimostrato tutta la loro efficacia con prove scientifiche.
Altro grave aspetto, le famiglie si sono impoverite per pagare trattamenti inutili e le teorie che colpevolizzavano le madri hanno costituito la premessa per la rottura di molte famiglie di autistici (oltre un terzo del totale, secondo indagini compiute in sei regioni italiane).
Le Linee Guida prodotte dopo il 2000 da alcune regioni italiane – fra le quali l’Emilia Romagna, le Marche, la Campania, la Sicilia e l’Abruzzo – neppure citano la Tustin fra gli autori di riferimento, come pure le Linee Guida pubblicate nel 2005 dalla SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza).
Non può quindi che destare la massima riprovazione che alcuni psicanalisti della scuola psicodinamica cerchino di rivitalizzare una teoria e una pratica che andrebbe sepolta per sempre nel museo degli orrori.

*Direttore della rivista «Il Bollettino dell’ANGSA»,
periodico dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici).
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