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Come un freak in gabbia

Mani sulla facciaCon uno sconcerto condiviso dalla maggior parte del Paese, anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) ha seguito in questi giorni la vicenda  – rilanciata da numerosi organi d’informazione nazionali – del ragazzo con sindrome di Down schernito e picchiato dai propri “compagni” all’interno dell’aula scolastica di un istituto superiore di Torino, identificato in questi giorni dalla polizia postale, dopo lunghe indagini.
«Un atto così violento – dichiara Pietro V. Barbieri, presidente della FISH – basterebbe di per sé, per il contesto in cui si è verificato, a richiamare l’attenzione sul rischio di discriminazione che interessa gli alunni con disabilità all’interno di uno dei sistemi scolastici tra i più inclusivi del mondo. Ma il fatto che i giovani aggressori abbiano ripreso le offese inferte e che il filmato abbia poi trovato spazio in internet, riscuotendo oltretutto un discreto successo, appare quasi più perverso e inaccettabile dello stesso becero atto di bullismo».

Proprio in quest’ultimo aspetto della triste vicenda Barbieri ritiene di poter individuare uno degli elementi che creano maggiore inquietudine: «Sembra quasi di tornare indietro di cent’anni, quando si pagava un obolo per vedere e deridere il “freak” esposto in gabbia per il pubblico divertimento. Un “video divertente”, appunto, come veniva definito sul motore di ricerca Google prima del sequestro, che pone interrogativi molto seri ai quali il ministro della Pubblica Istruzione Fioroni sta cercando di trovare risposte, per gli interventi di sua competenza».

Secondo quanto dichiarato dallo stesso responsabile del Dicastero, il Ministero della Pubblica Istruzione ha affermato di volersi costituire parte civile nei confronti dei responsabili e va anche segnalata – oltre alle indagini tuttora in corso per circoscrivere gli esatti contorni di quanto accaduto – l’attivazione di una serie di esperti per un’apposita commissione antibullismo di cui – è stato detto – faranno parte «tutte le istituzioni, dalle forze dell’ordine ai ministeri interessati, dai genitori agli studenti, dai docenti ai dirigenti scolastici, ma soprattutto esperti di centri universitari specializzati nel settore, che si avvalgono di ogni forma e sistema pedagogico per debellare rapidamente questo fenomeno dalle nostre scuole».

«Alla luce della chiara matrice discriminatoria di questo atto – annota ancora Barbieri – nella lista manca un riferimento alle associazioni dei genitori di alunni con disabilità che sicuramente potranno anche loro dare il proprio contributo per riuscire a debellare episodi così gravi da un luogo di socializzazione e crescita importante come la scuola».
(G.G. e S.B.)

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