Tutto è cominciato non molto tempo fa, in Olanda. Sebbene si fosse già discusso in precedenza, e non solo nella liberale terra olandese, della possibilità di un reality show dedicato alle persone con disabilità, è stata questa nazione, creatrice del primo Grande Fratello, a concretizzare l’anno scorso il dibattito.
Nel 2006, infatti, la casa di produzione Absolutely Independent ha ottenuto la messa in onda di Miss Ability, format televisivo della durata di una sera che ha ottenuto un inaspettato successo, con il 25% di share.
Dodici ragazze con disabilità fisica evidente, in carrozzina o con delle menomazioni agli arti, in costume da bagno e in fascianti vestiti da sera, si sono sfidate in un concorso di bellezza. Ad ognuna è stato offerto il tempo di presentarsi tramite alcune sfilate e la proiezione di un cortometraggio, appositamente realizzato, sul rapporto con la propria disabilità.
Per la candidatura era stato richiesto di esibire una disabilità «visibile ad occhio nudo». Per la vittoria occorreva accaparrarsi i televoti del pubblico da casa. Ci è riuscita la ventiduenne Roos Prommenschenckel e ad appoggiare la corona sul suo capo è stato Jan Peter Balkenende, il primo ministro olandese.
In Gran Bretagna e altrove
L’eco del successo olandese ha superato i confini nazionali, facendo letteralmente raddrizzare le antenne degli addetti ai lavori di Inghilterra, Stati Uniti, Francia e Germania. Le trattative per acquistare i diritti del format sono iniziate e, per lo più, concluse.
Anche l’Italia si è accodata e con la Società Greed ha comperato il proprio permesso. E così mentre da noi si prepara l’offerta alle reti televisive, in Inghilterra i giochi sono quasi fatti e si pensa al presentatore ideale.
Heather Mills, modella e (quasi ex) moglie del cantante Paul McCartney, menomata di una gamba dal ginocchio in giù a seguito di un incidente accaduto nel 1993, a detta del «Times» sembra sia stata contattata dalla DLT Entertainment per condurre la versione britannica di Miss Ability.
Attiva sostenitrice di importanti battaglie umanitarie (tra cui Adopt-A-Minefield per la rimozione delle mine antiuomo in zone di guerra e l’assistenza ai sopravvissuti), la Mills, che nell’ottobre del 2002 si era tolta la protesi durante la trasmissione Larry King Live di cui era ospite, non ha ancora dato alcuna risposta ufficiale.
Il dibattito italiano
In Italia la notizia dell’acquisto del format da parte della società di Fabrizio Rondolino ha fatto discutere. Il portale Disabili.com ricorda ad esempio di avere avviato già nel 2004 un forum sull’eventuale ingresso di un partecipante disabile all’interno della trasmissione Il Grande Fratello. Ne era uscito uno spaccato del mondo della disabilità “tentato” dal piccolo schermo, pur tra mille cautele.
Tra i tentati “a determinate condizioni”, si annoverano oggi Carla Crivellari per l’AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici), il giornalista Franco Bomprezzi, direttore responsabile del nostro sito, e la psicoterapeuta e sessuologa disabile Maria Cristina Pesci.
Il pietismo, infatti, ci sarebbe comunque nella vita quotidiana delle persone con disabilità. Piuttosto, dice questo fronte aperto al dialogo, cerchiamo di far sì che le associazioni siano coinvolte nella scelta dei concorrenti, di evitare le strumentalizzazioni e le cadute nel patetico e nel ridicolo.
Tale cautela, però, non sembra abbastanza ad alcuni iscritti al forum di «Disabili.com» che vedono la vera integrazione solo in uno spettacolo in cui convivano persone disabili e non.
Per stimolare ulteriormente il dibattito, citiamo a questo punto la risposta che Absolutely Independent, la casa di produzione olandese autrice di Miss Ability, aveva fornito alle numerose critiche di strumentalizzazione ricevute in patria.
Se di solito nei confronti delle persone con disabilità si registra un atteggiamento “politicamente corretto” che spinge al pietismo e impedisce un normale approccio critico, dice in sostanza la casa di produzione, in Miss Ability le partecipanti sono state trattate alla stregua di tutti gli altri partecipanti di tutti gli altri reality e giudicate senza ipocrisie. Chiarissimo, in questo senso, lo slogan utilizzato per la pubblicità: «Non avete mai sentito un fischio contro una donna in carrozzella? Non avete mai ascoltato un “buu” verso una bambina cieca? Se la risposta è no, questo programma, che rompe le barriere del moralismo e del politicamente corretto, vi mostrerà il modo per mettere fine a tutto questo».
Parliamone con Rondolino
Fabrizio Rondolino è stato giornalista politico dell’«Unità», poi portavoce dell’attuale ministro degli Esteri Massimo D’Alema al tempo della sua Presidenza del Consiglio, poi editorialista della «Stampa» e di «Panorama», poi ancora direttore della comunicazione del Grande Fratello, il primo reality show realizzato in Italia. Ha pubblicato alcuni libri, tra cui uno sul naufragio del Titanic scaricabile gratuitamente online perché Rondolino è contrario al diritto d’autore in internet.
L’anno scorso – insieme alla compagna Simona Ercolani (autrice televisiva di programmi come Sfide e Amori) con cui ha fondato la Società Greed – ha portato sugli schermi di Italia1 il format La pupa e il secchione e ha riscosso un grande successo.
Rondolino, ci conferma innanzitutto la notizia di aver acquistato i diritti del format Miss Ability e di cercare ora una rete televisiva italiana per la messa in onda?
«Sì. Greed, la società che ho fondato con Simona Ercolani, ha acquistato i diritti per l’Italia del format olandese».
Qualche televisione italiana ha già manifestato un interesse? E punterete su Rai o Mediaset?
«Non abbiamo ancora sottoposto il progetto ai network, ma siamo piuttosto ottimisti: la televisione italiana, pubblica e commerciale, è abbastanza matura, infatti, per un programma come questo. Personalmente lo vedrei bene su Raiuno o Raidue: c’è una forte componente “sociale”, nell’adattamento che stiamo preparando per l’Italia, ben adatta al servizio pubblico. Naturalmente non ci sono preclusioni, anzi: la sola condizione è poter fare una buona edizione italiana».
Nella vostra proposta ci saranno delle differenze con il format olandese? E quali le principali?
«Il format originale è una specie di concorso di bellezza per ragazze con handicap fisici visibili e si esaurisce in una serata. Noi pensiamo ad un vero e proprio reality, seppure in una forma diversa e molto più “aperta” dei reality tradizionali. Senza indulgere in un’inutile spettacolarizzazione, vorremmo mostrare, con il linguaggio dello spettacolo televisivo, una realtà spesso “invisibile”».
Quale pensa sia l’immagine che l’opinione pubblica ha delle persone con disabilità?
«Penso in tutta franchezza che l’elemento fondamentale sia l’imbarazzo. Di fronte ad un disabile noi “abili” siamo prima di tutto imbarazzati: al punto che non sappiamo nemmeno quali parole usare, diversamente abile, portatore di handicap, non vedente… e intanto il nostro imbarazzo cresce. Penso anche che il solo modo per superare questo imbarazzo sia conoscersi, fare amicizia, convivere con un disabile, lavorarci insieme, “familiarizzare”. Ecco, vorrei che il programma servisse fondamentalmente a questo: portare i disabili nel salotto degli italiani e in questo modo aiutare gli italiani a familiarizzare con un disabile».
In cosa pensa consista il pregiudizio sulle persone con disabilità?
«Credo di avere già risposto e non parlerei quindi di pregiudizio, ma di imbarazzo. Per questo, tra l’altro, mi ha sempre dato fastidio il “politicamente corretto”. Un pregiudizio si estirpa con l’educazione, con lo studio, con l’esperienza e persino con le parole. Ma le parole non servono a superare un imbarazzo».
Nella sua esperienza personale o professionale ha mai avuto un rapporto approfondito con una persona disabile?
«No, è un’esperienza che non ho mai avuto. E confesso di non essere sicuro di esserne all’altezza».
Dal mondo dell’associazionismo sulla disabilità i commenti al format olandese sono variegati e contraddittori. Molti però ritengono che il concetto di integrazione sarà realizzato solo in un format in cui disabili e non si confronteranno, senza che la disabilità sia l’argomento principale e senza che i disabili siano ghettizzati in un programma “speciale”: cosa pensa di questa idea?
«È un’osservazione molto interessante, e ci stiamo riflettendo. La televisione, va detto, procede per “settori”: i pompieri, le pupe e i secchioni, i cowboys… È un modo primitivo ma efficace di fare spettacolo. Bisognerà dunque trovare un equilibrio o, per meglio dire, inventarsi qualcosa: una fase del gioco potrebbe ad esempio coinvolgere disabili e non, un’altra potrebbe prevedere persone “normali” collocate in un ambiente pensato per disabili, con tutte le conseguenze del caso… Ci stiamo pensando e tutti i suggerimenti sono benvenuti».
È già stato contattato da persone con disabilità che vorrebbero partecipare al format? Con quali motivazioni?
«Abbiamo ricevuto diverse e-mail, alcune di incoraggiamento e un paio che effettivamente potrebbero suonare come “candidature” al programma. Un grande esperto di comunicazione sulla disabilità sarà probabilmente nostro consulente per il programma… Insomma, i primi segnali sono molto incoraggianti. Del resto, questo programma si può fare soltanto con il più ampio coinvolgimento di energie, personalità, esperienze. Dunque approfitto dell’ospitalità che gentilmente mi viene offerta da Superando.it per invitare chiunque lo voglia a scrivermi: fabrizio.rondolino@greed.it».
Nel chiudere questo nostro servizio con la speranza di avere quanto meno stimolato un dibattito costruttivo e di continuare nei prossimi giorni con la pubblicazione di altri articoli sull’argomento, inviteremmo anche ad inserire nella riflessione un’analisi del concetto di giudizio.
Dal mestiere dei critici (letterari, d’arte, cinematografici, televisivi) alla capacità di avere delle opinioni personali, l’esercizio del giudizio è sinonimo di intelligenza e di libertà di pensiero. Le trasmissioni televisive sul modello dei reality show si reggono su questo concetto e alimentano i dibattiti sulle personalità e sui comportamenti dei partecipanti. Chi sta fuori dal reality, insomma, è chiamato a giudicare chi sta dentro, tanto che la casa di produzione olandese Absolutely Independent teorizza il fatto che l’integrazione delle persone con disabilità avvenga offrendo loro anche la possibilità di essere giudicate.
Le domande a questo punto sono molte. Che cos’è il giudizio? Cosa produce in chi lo manifesta? E in chi lo riceve? Cosa apporta alla strutturazione della società? Perché i reality stimolano il giudizio dello spettatore? È importante elaborare un giudizio sulla disabilità? Stimolando il dibattito su Miss Ability, anche Superando.it chiede dunque ai lettori di formulare un giudizio?…