Continua la battaglia delle associazioni contro la norma che ha reso equivalente il diploma di laurea in Scienze Motorie a quello in Fisioterapia (Legge 27/2006, art. 1-septies), una questione che tante proteste suscita da molti mesi a questa parte e che già nella primavera dello scorso anno ha portato in piazza a Roma oltre diecimila fisioterapisti e studenti in fisioterapia.
La più recente presa di posizione sulla questione – che sta ora vivendo ulteriori passaggi nelle sedi istituzionali – arriva da Pietro V. Barbieri, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che in una nota ufficiale inviata in questi giorni al ministro della Salute, a quello dell’Università e della Ricerca, ai capigruppo di Camera e Senato, al presidente e ai componenti della VII Commissione Cultura della Camera, ha dichiarato: «Nel manifestare ancora una volta il nostro disappunto per l’approvazione dell’articolo 1-septies, esprimiamo tutto il nostro rincrescimento per quanto sta avvenendo all’interno della VII Commissione Cultura della Camera. Infatti, sia il parere favorevole allo schema di Decreto Ministeriale sulla disciplina dei corsi di laurea triennale condizionato al riconoscimento di un percorso di studi annuale per i laureati in Scienze Motorie al fine di poter conseguire la laurea in Fisioterapia, sia l’ultima stesura del Disegno di Legge abrogativo dell’articolo 1 septies che di nuovo introduce aperture non condivisibili per i laureati in Scienze Motorie, sono azioni non accettabili».
Alla base di tutto, sottolinea il documento, dev’esserci sempre la tutela della salute dei cittadini e la promozione dell’autonomia delle persone con disabilità, obiettivi che non possono essere vanificati da altre considerazioni: «Non si può – sottolinea infatti Barbieri – dopo aver costruito un sistema ordinamentale sulle professioni sanitarie alla base di un’opportuna tutela della salute del cittadino e in particolare volto a promuovere l’autonomia dei cittadini con disabilità, sovvertire le regole per trovare una soluzione al problema della disoccupazione dei laureati in Scienze Motorie che non sono una professione sanitaria. La FISH e le associazioni ad essa aderenti si preoccupano per la qualità dei percorsi riabilitativi indispensabili all’inclusione sociale delle persone con disabilità e non certo di tutelare inutili corporativismi: siamo certi infatti che con tali atti – degni delle peggiori “sanatorie” – il livello di competenza e capacità professionale in ambito riabilitativo scada verso un crinale pericoloso».
E gli esempi di ciò che può accadere a causa di una formazione scarsa e insufficiente sono sotto agli occhi di tutti: «Basti pensare alla scarsa competenza generata dalla carenza formativa ad esempio degli insegnanti di sostegno. Si rischia di mettere in discussione l’intero impianto dell’integrazione scolastica, come testimonia il recente caso di Ragusa», una vicenda, quest’ultima, denunciata anche dal nostro sito, riguardante la vera e propria “espulsione” di un ragazzo con disabilità intellettiva dalla classe di una scuola media, principalmente a causa di varie inadeguatezze interne all’istituto scolastico.
Quanto mai chiaro, secondo il presidente della FISH, è ciò che si deve fare a questo punto. In generale «è indispensabile elevare il livello di competenza degli operatori, non certo volgerlo verso il basso. È un urgenza sociale, ma anche economica, visto che la coesione sociale è interdipendente allo sviluppo affinché tutti possano godere di diritti e pari opportunità, nessuno escluso».
Nel dettaglio, rispetto all’articolo “incriminato” della Legge 27/2006, «urge il rispetto delle regole legate ai bisogni dei cittadini in condizione di maggior svantaggio di interventi di qualità e l’impegno degli organismi preposti affinché si abroghi, senza esitazioni, l’articolo 1-septies, evitando compromessi che scardinano il sistema di garanzia del diritto».
(S.B.)