La vicenda della gara d’appalto della Regione Lazio per la gestione del Servizio ReCup (il centro servizi regionale delle prestazioni sanitarie) – sulla quale avevamo dato spazio anche ad un appello in favore di oltre quattrocento lavoratori con disabilità a rischio di licenziamento – ha alimentato nei mesi scorsi una serie di aspre polemiche riprese con grande risalto dal mondo dell’informazione.
Polemiche che non hanno risparmiato la storia e la realtà di una cooperativa come quella di Capodarco a Roma, che negli ultimi trent’anni ha significato per centinaia e centinaia di persone con disabilità una porta aperta verso una reale occupazione e un’opportunità di indipendenza.
Il fatto che la gara fosse riservata a cooperative sociali – mediante l’impiego di un rilevante numero di persone con disabilità nelle attività – è stato in sostanza attaccato come principio ostativo alla libera concorrenza da alcuni esponenti delle associazioni imprenditoriali, sostenuti da buona parte della stampa: e questo nonostante una normativa nazionale e regionale, rafforzata ulteriormente dal recente Codice degli Appalti, ne affermi invece la piena legittimità e validità.
Sulla questione vi è stato anche un recente intervento da parte dell’Autorità del Garante della Concorrenza sul Mercato, con alcune considerazioni che rischiano di aumentare i dubbi interpretativi e di ridurre ulteriormente il campo di applicazione.
Vale la pena a questo punto riprendere le prime righe del già citato appello: «430 lavoratori con disabilità rischiano di perdere il posto di lavoro. Persone con disabilità motorie vere e prevalentemente gravi sulle quali il mercato del lavoro riversa lo stigma dell’improduttività. Persone che attraverso un impiego adeguato hanno dimostrato a se stessi, alla famiglia in cui vivono e alla collettività di poter competere con chiunque altro se vengono eliminati ostacoli fisici, strumentali e organizzativi. Persone la cui inclusione sociale è la più alta testimonianza della valenza di una società coesa che crea benessere per tutti, nessuno escluso».
Ebbene, è proprio la difesa di tali princìpi fondamentali – indipendentemente dalle stesse questioni legali legate al caso del ReCup laziale e guardando a situazioni analoghe che possano verificarsi in qualunque altra parte zona d’Italia – che ha mosso la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), la Consulta Regionale per la Disabilità e l’Handicap del Lazio e il Forum Regionale sulle Disabilità a convocare l’incontro pubblico denominato Impresa sociale integrata: concorrenza sleale o pari opportunità?, per lunedì 18 giugno a Roma (Centro Congressi Frentani, Via dei Frentani, 4, ore 15-18.30).
All’appuntamento sono stati invitati numerosi rappresentanti delle Istituzioni e delle forze politiche nazionali e regionali, dei sindacati, delle centrali cooperative, di imprese sociali e del movimento associativo delle persone con disabilità e dei familiari, nazionale e regionale.
«L’obiettivo – dichiarano gli organizzatori dell’evento – non è certo quello di sostenere candidature, né modelli superati di lavoro protetto, né tanto meno di accontentarsi di una solidarietà d’accatto e del ruolo marginale sin qui riservato alla cooperazione sociale. Non si vogliono tutelare supposti diritti acquisiti, né creare laboratori protetti: quello che, come associazioni promotrici, si intende riflettere nel quadro delle politiche del lavoro, è l’empowerment [letteralmente “rafforzamento”, N.d.R.] delle persone con disabilità, senza discriminazioni, che possa coniugarsi anche attraverso la cooperazione sociale e le sue migliori esperienze imprenditoriali, per aumentare le opportunità di integrazione e autonomia di persone disabili anche gravi».
(S.B.)
Per ulteriori informazioni:
– Ufficio Stampa Forum Regionale del Lazio sulle Disabilità
(Anna Fabbricotti), tel. 06 9985188 – 06 491340 – 347 3202466
anna.fabbricotti@tiscali.it
– Segreteria Nazionale FISH (Eleonora Caneti)
tel. 06 78851262 – 338 6755122, presidenza@fishonlus.it.