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Vorrei solo viaggiare in treno, come tutti…

Mani sulla faccia per un'espressione di disperazione«Dovendomi recare a Bologna da Foligno (e ritorno) per un ricovero ospedaliero, richiedo prenotazione e servizi per accessibilità con carrozzina elettrica non richiudibile. […] Ho viaggiato su questa linea ripetute volte con alterne vicende e vi prego di segnalare con chiarezza che utilizzo un carrozzina larga 67 centimetri (peso complessivo circa 200 chili, profondità 87 centimetri. Vi allego i treni che avrei individuato, ma sono disponibile ad ogni diversa organizzazione (più o meno nelle stesse fasce orarie) in favore di migliori condizioni di accessibilità».
Una normale richiesta a Trenitalia, quella della nostra lettrice Daniela Zipeto? Un ordinario passaggio burocratico cui sono costrette le persone con disabilità ogniqualvolta siano costrette a viaggiare in treno? Tutt’altro. L’inizio, anzi, di una vera e propria odissea, per la quale cediamo la parola alla lettrice stessa, della quale pubblichiamo quasi integralmente il racconto.

«Poche ore dopo avere inviato il messaggio per posta elettronica, mi telefona l’Ufficio Handicap/Ferrovie di Bologna per “capire la situazione”. Mi comunica che non ci sono convogli attrezzati e che da Arezzo comunque non si può transitare perché il sollevatore è rotto (manca una settimana all’utilizzo del treno da parte mia e per quanto mi risulta si tratta di un’attrezzatura esclusivamente meccanica).
Faccio presente che comunque devo viaggiare e sta a loro trovare una soluzione. Mi informano che da Foligno c’è un solo treno attrezzato in transito per Ancona e però alla sera, con prosecuzione eventuale la mattina dopo verso Bologna. Dichiaro allora che posso anche adattarmi, se le Ferrovie provvedono al pernottamento e che sono ugualmente disponibile a partire da un’altra stazione, sempre se le Ferrovie mi ci accompagnano. Ma nessuna soluzione va bene e in ogni caso chi ha risposto mi comunica che sentirà i superiori e si rifarà vivo.
Nel pomeriggio mi richiamano da Bologna per dirmi che non danno l’autorizzazione a salire sui treni che non sono attrezzati per disabili, a causa di una “nuova legge” [una circolare di Trenitalia del 14 settembre scorso, della quale il nostro sito si è già occupato, N.d.R.] e ribadiscono tutto quanto mi è già stato detto in mattinata.
Chiedo allora di parlare con un superiore e mi viene risposto testualmente che “loro non fanno nomi”!. Mi precisano infine di non potersi assumere alcuna responsabilità, ma che posso provare a interpellare Ancona o Roma, per un’eventuale autorizzazione da parte di tali sedi, rispetto alla tratta Foligno-Ancona o anche Roma-Bologna, dal momento che quest’ultima “sarebbe a posto”.
Chiamo dunque il numero indicato di Roma (06 4881726) e qui mi comunicano che per me l’unico treno da Foligno è a mezzogiorno circa per Roma, da dove poi transitare verso Bologna. Faccio presente che devo essere all’Ospedale di Bologna entro le 14,30 e mi consigliano di partire il giorno prima. Come già avevo comunicato all’ufficio bolognese, sono d’accordo, a patto naturalmente che le Ferrovie provvedono al pernottamento. Chiedo allora di parlare con i superiori e a questo punto mi viene passato un altro addetto che mi dice semplicemente: “Guardi che il collega le ha già dato tutte le informazioni necessarie“»…

Fermiamo per un momento il racconto di Daniela, lasciandola vicina a quel telefono che dalle 10.23 alle 18.30 di quel complicato mercoledì 19 settembre l’ha vista cercare una soluzione praticamente impossibile alla sua necessità.
Lo fermiamo perché la prima riflessione della lettrice coincide quasi perfettamente con quanto da noi scritto nei giorni scorsi, riprendendo le vicende accadute a Luca Faccio, che proprio prendendo spunto da esse ha lanciato nel suo sito l’iniziativa Divieto d’accesso ai mezzi pubblici per disabili, allo scopo di evidenziare nel modo più accurato possibile – e con la collaborazione di tutti – le numerose difficoltà che quotidianamente continuano ad incontrare le persone con disabilità su treni, aerei, autobus, metropolitane e altri mezzi pubblici, per poi proporre le migliori soluzioni possibili agli organi competenti del nostro Paese.
Treno alla stazione ferroviaria«Credo – scrive infatti Daniela Zipeto – che il mio diritto a viaggiare sia uguale a quello di qualsiasi altro cittadino e se per muovermi utilizzo una carrozzina, non penso sia una ragione per impedirmi l’accesso ai treni se questi non sono idonei – per difetto delle Ferrovie e non mio – e dalle Ferrovie stesse dichiarati tali».
Una considerazione che non fa una piega e che testimonia una situazione sempre meno tollerabile, soprattutto dopo la già citata circolare di Trenitalia, prodotta il 14 settembre scorso.
Ma cediamo ancora la parola a Daniela, lasciando spazio alle sue riflessioni e ai suoi quesiti – puntuali e acuti – riguardanti il caso specifico.

«Impedireste ad un viaggiatore che porta il 40 di scarpe di salire su un vostro treno se per una sua qualsiasi ragione quel giorno egli indossasse il 43? E controllate sempre che tutti i viaggiatori indossino un adeguato paio di scarpe?
Mi risulta che i convogli da me individuati e indicati per cercare di risolvere il problema siano tra quelli “omologati” per il trasporto di biciclette. Ebbene, discriminare tra le persone è grave, ma discriminare addirittura tra carrozzine e biciclette mi sembra persino paradossale.
Perché dirmi che ad Arezzo il sollevatore è guasto? E perché Arezzo si è presa la briga di comunicarlo a Bologna e chissà a chi altro, anziché ad un bravo meccanico che magari avrebbe potuto rapidamente ripararlo? E poi perché Bologna (e magari chissà chi altro), sapendolo e usando proprio gli stessi treni, non ha provvisoriamente inviato uno dei suoi sollevatori?
Come qualsiasi altro viaggiatore, sono disponibile ad adattarmi alle condizioni di un convoglio, ad esempio – dico a caso, per sentito dire – alla poca pulizia, ai servizi igienici malfunzionanti, al riscaldamento o al condizionamento guasto, a qualche porta bloccata, ad un viaggio eufemisticamente “un po’ scomodo”, a causa della calca eccessiva. Vorrei solo viaggiare…
Infine mi piacerebbe davvero capire a cosa servono gli “uffici disabili” di Trenitalia. Infatti, i problemi li conosciamo da ben prima che essi fossero istituiti e se non servono per risolverli, allora perché devo contattarli addirittura con dei giorni di anticipo?».

Ineccepibile e difficilmente contestabile. Tanto meno da Trenitalia!
(S.B.)

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