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Quel disegno di legge sui sordi va ancora modificato

«Il Consiglio dei Ministri ha approvato oggi in via definitiva il disegno di legge che favorisce la piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva, in attuazione dell’articolo 3 della Costituzione, proposto dal Ministero della Solidarietà Sociale». Lo leggiamo sul settimanale «Vita» del 23 novembre scorso, in un articolo a firma di Gabriella Meroni e il riferimento è ad un provvedimento del cui avvio anche il nostro sito aveva già dato notizia nel mese di settembre (si veda il testo Il ministro Ferrero ascolta i non udenti).

Silvana Baroni, presidente della FIADDA ((Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi)Lo stesso articolo commenta: «Il provvedimento, deliberato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri il 13 settembre, è stato poi sottoposto alla Conferenza Unificata e ora, dopo la deliberazione definitiva, può iniziare l’iter parlamentare. Il disegno di legge intende dare attuazione alle leggi che costituiscono il riferimento fondamentale per l’inserimento sociale, educativo e lavorativo delle persone portatrici di handicap e si inserisce nel quadro della Convenzione Onu sui diritti di persone con disabilità, siglata a New York il 30 marzo 2007. Le persone sorde in Italia sono 70 mila e l’articolato ne prevede l’integrazione attraverso la rimozione delle barriere. Promuove l’uso della lingua dei segni italiana e quella corrispondente al gruppo linguistico tedesco e l’acquisizione della lingua orale e scritta anche attraverso l’impiego di tecnologie per l’informazione e la comunicazione».

A questo punto particolarmente utili e interessanti ci sembrano alcune precisazioni su quanto scritto, rese note da Silvana Baroni, presidente della FIADDA (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi), la quale ha voluto dichiarare innanzitutto che «il Ministro Ferrero ha firmato l’attesa Convenzione ONU e di questo, tutti noi che ci occupiamo del settore disabilità, gliene siamo grati. Altra cosa, però, è il problema del disegno di legge per la piena partecipazione delle persona sorde e per l’inserimento sociale basato sulla lingua dei segni».

Rispetto a quest’ultima, Baroni precisa: «La lingua dei segni, da tempo utilizzata dalle persone sorde che non avevano potuto apprendere la lingua parlata per molte difficoltà territoriali (esistenti purtroppo anche oggi), non è mai stata ostacolata e non aveva bisogno di essere oggetto di un disegno di legge per continuare ad essere utilizzata. Prendiamo comunque atto di questo. Altra cosa, invece, è dire che chi la utilizza sono 70.000 persone e che è la lingua dei sordi, intendendo cosi tutti i sordi. Ciò non corrisponde a realtà. Infatti, un’indagine conoscitiva su chi usi tale modalità comunicativa non è mai stata effettuata ed oggi, con lo screening neonatale, la protesizzazione precoce e l’abilitazione/riabilitazione, la maggioranza delle persone sorde, fra cui giovani e bambini anche piccolissimi, comunica attraverso la lingua parlata. Non a caso il ministro Ferrero, a seguito di richieste da parte della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e della FIADDA, ha modificato il disegno di legge approntato che riguardava solo ed unicamente la lingua dei segni, introducendo anche la lingua orale, parlata e scritta».

Un’azione già svolta, dunque, nei confronti del Ministero della Solidarietà Sociale e un’altra preannunciata dalla stessa presidente della FIADDA: «Tutti noi siamo consci che le leggi vengono deliberate dal Parlamento e che prima di essere emanate vengono effettuate audizioni presso le Commissioni di competenza. In tale sede la FIADDA si riserverà di apportare ancora una piccola ma indispensabile modifica e cioè laddove il disegno di legge recita che si promuove la lingua dei segni per i sordi, si dovrà aggiungere “per le persone sorde che vogliono utilizzare tale modalità comunicativa”. In tal modo saranno rispettate le pari opportunità, ma soprattutto il rispetto per la dignità della persona che non si riconosce in tale modalità comunicativa».

Significativa anche l’annotazione finale di Silvana Baroni, dedicata all’oralismo: «Vorrei riaffermare che la parola è patrimonio indiscutibile dell’uomo e che le persone sorde dovevano e ancor più oggi debbono parlare, come già si disse addirittura nel 1880 al Congresso Internazionale di Milano degli Educatori dei Sordi, ove i maggiori educatori di bambini sordi provenienti da tutti gli Stati Europei e da Oltreoceano, avevano concluso che la migliore metodologia per l’integrazione nella società di tutti, l’istruzione e le competenze linguistiche delle persone sorde fosse raggiungibile proprio attraverso l’oralismo».
(Stefano Borgato)

Sul tema consigliamo anche, nel nostro sito, la lettura del testo di Antonio Cotura intitolato I gesti e le parole e disponibile cliccando qui

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