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XXI secolo: l’accessibilità nelle università di Torino

Logo dell’Università di TorinoPer continuare ad indagare lo stato dell’accessibilità – intesa in senso ampio e non limitatamente alle barriere architettoniche – delle università italiane, dopo esserci soffermati nelle scorse settimane sugli atenei di Roma e di Milano, ci spostiamo questa volta a Torino, ove i poli universitari sono quello Statale e il Politecnico.
Ancora una volta la tecnica di analisi utilizzata è quella dell’intervista agli studenti con disabilità.

Molto meglio con il Servizio Disabili
Cominciamo dunque dall’università pubblica e ne parliamo con Annalisa, impegnata a completare la tesi in Lingue e Letterature Straniere, dopo avere sostenuto i venti esami previsti dal suo programma di studi. 

Frequenti ancora l’Università?
«Attualmente non più».

Ti piace il tuo percorso di studi?
«Decisamente sì».

Quali sbocchi occupazionali conti di trovare?
«Potrei insegnare, fare l’interprete, lavorare in aeroporti o agenzie di viaggio. Il mio sogno, però, è certamente quello di lavorare in una casa editrice, come traduttrice di testi».

Come funziona l’ufficio universitario dedicato agli studenti con disabilità?
«Esso offre, a chi lo chiede, servizi innanzitutto di accompagnamento presso le strutture e di assistenza durante i pasti. Se ne occupano gli operatori del servizio civile adeguatamente formati (beh, non sempre, soprattutto agli inizi del servizio…).
Inoltre, viene offerto un tutorato didattico alla pari, consistente principalmente nella compilazione di appunti, nel reperimento di testi e nella produzione di fotocopie. L’incarico è affidato agli studenti che lavorano con il cosiddetto programma delle Centocinquanta Ore.
E ancora, c’è la possibilità di utilizzare postazioni informatiche accessibili ai disabili motori e attrezzate per non vedenti, c’è del personale specializzato nella Lingua dei Segni per gli studenti non udenti e viene infine offerto un sostegno personalizzato attraverso progetti individuali e specifici, rispondenti alle necessità del singolo studente».

L’ufficio ha delle carenze, a tuo avviso?
«Per lo più il fatto che dovrebbe stare in una sede più accessibile: quella attuale, infatti, non lo è per niente. Proprio in questo periodo, per altro, si sta trasferendo e speriamo che la nuova sede sia più comoda!».

Com’era la situazione quando ti sei iscritta, rispetto ad oggi?
«Quand’ero matricola, nell’anno 1999-2000, il Servizio Disabili non era ancora nato. È attivo solo dal gennaio del 2001. Perciò a quel tempo l’accoglienza non era stata certo buona. Oggi non posso dire che la situazione sia eccellente, molte cose andrebbero riviste… di sicuro, però, va meglio rispetto al passato e il merito è anche del Servizio Disabili».

Gli edifici universitari sono accessibili?
«In generale sì, anche se non sempre. In quelli che ho frequentato io, ad esempio, c’erano due ascensori di cui uno accessibile che però, spesso e volentieri, veniva usato come montacarichi dal personale…».

Quali sono le difficoltà principali che hai incontrato nella vita studentesca?
Il Politecnico di Torino«Ne ho incontrate moltissime, soprattutto nei primi anni e anche quando il Servizio Disabili è nato, perché mancava di organizzazione e molto spesso noi persone con disabilità eravamo quasi in balia di noi stesse. Su un altro versante non ritengo però di aver vissuto alcuna limitazione rispetto alla socializzazione».

Quali sono i punti di merito della tua università, rispetto all’accoglienza delle persone con disabilità e come immagini un’offerta completa che consenta a tutti di accedere alle possibilità a disposizione degli studenti?
«Un punto di merito è proprio il Servizio Disabili di cui ho già detto, anche se dovrebbe migliorare nell’organizzazione e nella gestione degli incarichi.
In generale vorrei che i locali fossero accessibili a tutti, metterei dei sensori sonori che indicassero ai non vedenti gli ostacoli nelle varie stanze e un citofono che annunciasse l’arrivo delle persone».

L’accessibilità del Politecnico
Per parlare del Politecnico, ci rivolgiamo invece ad Alessandro, iscritto alla laurea specialistica in Ingegneria Civile, con specializzazione in Geotecnica.

Quanto tempo fa ti sei iscritto al Politecnico?
«Nel 2000-2001, ma nel maggio del 2001 ho avuto l’incidente che mi ha causato la disabilità e che mi ha tenuto lontano dagli studi per più di un anno».

Ti sei laureato recentemente, vero?
«Esattamente nel dicembre del 2006. Oggi sono iscritto al secondo anno di specializzazione e l’anno scorso ho dato quaranta crediti, corrispondenti ad otto esami da cinque crediti».

Ti piace il tuo percorso di studi e quali sbocchi occupazionali conti di trovare?
«Posso dire di avere studiato proprio quello che desideravo. Per il futuro penso o spero di poter viaggiare per lavoro per qualche azienda. In alternativa, di svolgere la libera professione».

Come funziona l’ufficio universitario dedicato agli studenti con disabilità?
Un viaggio a Londra di Alessandro, laureatosi al Politecnico di Torino«L’Ufficio di Orientamento e Tutorato è efficiente: ogni volta che ho un problema mi rivolgo a loro e quasi sempre rispondono positivamente alle mie richieste. Non saprei francamente individuare alcuna carenza e definirei la situazione in questo ambito buona sia quando mi sono iscritto che oggi».

Gli edifici universitari sono accessibili?
«In termini percentuali, direi almeno al novantacinque per cento».

Quali sono le difficoltà principali che hai incontrato nella vita studentesca?
«Principalmente il fatto che, potendo stare seduto per un periodo limitato di ore, non mi è possibile seguire tutte le lezioni. Più in generale, parlando anche di socializzazione, dei limiti certamente ci sono, ma con la buona volontà si possono ottenere grandi risultati».

Quali sono i punti di merito della tua università che credi di voler valorizzare, rispetto all’accoglienza degli studenti con disabilità?
«Se confronto il Politecnico alle altre università che ho avuto modo di vedere, il mio ateneo è decisamente migliore. Il personale è più disponibile e più efficiente, la struttura quasi tutta accessibile».

Come immagini un servizio completo che possa metterti in grado di accedere alle possibilità offerte agli altri studenti della tua facoltà?
«I miei problemi sono legati alla patologia e quindi in questo senso l’università non può fare nulla».

*Testo già apparso nel n. 163 di «DM», giornale nazionale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e qui riprodotto per gentile concessione di tale testata.

Già pubblicati:
XXI secolo: il diritto allo studio nelle università romane,
disponibile cliccando qui.
XXI secolo: il diritto allo studio nelle università di Milano,
disponibile cliccando qui.
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