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Il rischio delle barriere tecnologiche

«La richiesta non è così complessa», avevamo scritto alla fine del 2007 nell’articolo intitolato Chi ci può rispondere dalle Poste Italiane? (disponibile cliccando qui): tornare cioè a rendere accessibile anche alle persone con disabilità visiva l’utile servizio di ricerca dei Codici di Avviamento Postale (CAP) presenti nel sito internet delle Poste Italiane.
In quell’occasione avevamo anche espresso il timore che il problema, sollevato da un nostro lettore, non avrebbe trovato facilmente risposte positive.
E purtroppo così è stato, come ci scrive lo stesso lettore, del quale ben volentieri proponiamo l’aggiornamento, insieme ad alcune interessanti riflessioni sulla reale accessibilità del web per le persone con disabilità. (S.B.)

Persona non vedente al computer«A proposito della questione riguardante la non accessibilità del servizio di ricerca dei Codici di Avviamento Postale presenti nel sito internet delle Poste Italiane, vorrei innanzitutto segnalare di avere ricevuto un messaggio da parte dell’Osservatorio Siti Internet (OSI) dell’UIC (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), che mi ha confermato di essersi già da tempo fatto carico del problema, interessando anche il CNIPA (Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione), nella persona di Antonio De Vanna, responsabile della segreteria tecnica, al fine di sollecitare un suo intervento sulla questione.
Ad oggi però neppure l’OSI ha ottenuto alcuna risposta da Poste Italiane, cosa che a mio avviso la dice lunga sull’inefficienza della Legge 4/04 (la cosiddetta “Legge Stanca”) che molto evidentemente, dinanzi a un problema del genere, non è in grado di ottenere quanto si prefigge, ovvero l’accessibilità a tutti di un servizio tanto semplice quanto essenziale come la ricerca di un Codice CAP.
C’è da chiedersi da una parte come sia possibile il perdurare di tale “silenzio assordante” da parte di Poste Italiane e dall’altra come mai la Legge Stanca sia stata osannata al punto tale da far sostenere che l’Italia – con tale norma – fosse all’avanguardia nel garantire l’accesso indiscriminato al web da parte delle persone con disabilità, mentre invece in questo, come in tanti altri casi, non è in grado di garantire un bel niente.
Molte volte si è parlato di modifiche della Legge 4/04, ma ad oggi ancora non è stato fatto nulla; la mia speranza è riposta nel fatto che ribattendo su questa palese inefficienza della norma nonché sull’assoluta indifferenza delle Poste Italiane, si possano accelerare i tempi per arrivare ad una legge riveduta e corretta che possa veramente tutelare il diritto d’accesso al web delle persone con disabilità, senza più gettare solo fumo negli occhi, come è troppo spesso accaduto finora.
La Legge 4/04 presenta a mio avviso due grossi limiti, il primo dei quali è quello di essere applicabile solo ai siti costruiti o modificati per mezzo di un contratto con una ditta esterna, fatto che permette alle Pubbliche Amministrazioni di ignorare l’accessibilità quando lo sviluppo dei siti è fatto internamente alle Amministrazioni stesse.
L’altro limite è che la legge si applica unicamente al settore pubblico e a pochi servizi privati di pubblico interesse partecipati da capitale pubblico, paradosso, questo, che esclude sostanzialmente le persone con disabilità dal 90% della rete, dato che essa è composta in prevalenza da siti non istituzionali.
Oggi, ad esempio, i siti dei giornali non sono obbligati ad essere accessibili né lo sono quelli degli istituti bancari; allo stesso modo tutti i siti di intrattenimento o community on line sono liberi di “chiudere le porte del web” in faccia ai disabili che così saranno nuovamente tagliati fuori anche dalla vita sociale in rete.
Chiudo con una semplice riflessione: si pensa forse che internet sarebbe diventato quello che è ora se gli unici siti disponibili fossero stati quelli offerti dalle Pubbliche Amministrazioni? Chi avrebbe mai pagato un abbonamento alla banda larga per visitare unicamente il web della Pubblica Amministrazione? Chissa perché, invece, qualcuno crede che per le persone con disabilità la rete debba essere solo rappresentata dalla Pubblica Amministrazione…».

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