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Tutti devono attivarsi

John Evans (il primo a sinistra) al palco dei relatori, nel corso di un convegno del 2006 a RomaPer cercare di fare il punto sulle politiche europee in ambito di disabilità e sulla situazione del Movimento per la Vita Indipendente nel mondo, abbiamo parlato con John Evans, gallese, per molti anni presidente di ENIL (European Network on Independent Living), autorevole figura del movimento europeo per la Vita Indipendente delle persone con disabilità.

Il Piano d’Azione per la Disabilità per il 2006-2007 – definito dalla Commissione Europea – doveva concentrarsi su diversi ambiti per promuovere la Vita Indipendente: attività economiche, servizi di qualità nella cura e nel sostegno, accessibilità di beni e servizi. Fino a che punto esso ha raggiunto i suoi obiettivi?
«Credo che esista un impegno da parte delle Istituzioni Europee a promuovere la Vita Indipendente e si trova, come da voi indicato, proprio nel Piano d’Azione della Commissione Europea. Inoltre, diversi membri dell’Europarlamento hanno aderito alla causa della Vita Indipendente, nel senso che ne capiscono pienamente l’importanza e il valore per le persone con disabilità e per la società in generale. E ancora, c’è la consapevolezza da parte di una minoranza dei legislatori a livello europeo che la Vita Indipendente costituisca un aspetto cruciale per il raggiungimento e il godimento, da parte delle persone con disabilità, del reale e pieno diritto di cittadinanza, che è poi uno dei “valori centrali” dell’Unione Europea.
Il Piano d’Azione sosteneva che avrebbe promosso la Vita Indipendente favorendo le attività economiche, i servizi di qualità nella cura e nel sostegno e l’accessibilità dei beni e dei servizi, ma per realizzare fino in fondo questi obiettivi c’è ancora molta strada da fare. Senza dubbio c’è stato un incoraggiante sviluppo di tutti questi ambiti, ma con miglioramenti sostanziali minimi. Ora spetta a noi, in qualità di leader del Movimento Europeo per la Disabilità, svolgere un’attività di “lobby” per favorire il cambiamento in questa direzione, che non verrà certamente dai legislatori o dalla retorica dei documenti sulle politiche, bensì attraverso le azioni concrete del Movimento».

E per quanto riguarda il Piano per il 2008-2009? La priorità, in questo caso, dovrebbe essere l’accessibilità, finalizzata alla realizzazione dell’inclusione e dell’accesso ai diritti. Si trova d’accordo con questa scelta?
«Sì, sono convinto che le priorità debbano essere l’accesso e la realizzazione dell’inclusione e dei diritti. In questo momento siamo tutti impegnati nella promozione e affermazione di un modello della disabilità basato sui diritti umani e questa attività ha assunto dimensioni ancora maggiori grazie all’impatto della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Però non possiamo ritenerci soddisfatti e dobbiamo attentamente monitorare tutte queste azioni affinché esse portino al raggiungimento degli obiettivi più adeguati per il rafforzamento delle persone con disabilità, in modo tale che queste ultime possano conseguire l’inclusione e il rispetto dei propri diritti umani. È un processo in cui sono coinvolte molte organizzazioni di persone con disabilità».

Pensa che la Strategia Europea per la Disabilità sia efficace e impostata correttamente?
«Ritengo proprio di sì e questo dipende dal fatto che la Strategia è stata influenzata direttamente da input e stimoli provenienti dalle organizzazioni di persone con disabilità. La sua efficacia dipenderà molto dalle conseguenze e dai risultati che si concretizzeranno nei prossimi anni.
Se sempre più persone con disabilità saranno sostenute e messe nella condizione di vivere in modo indipendente, se ci sarà la crescita di servizi basati sulla comunità invece che sulle istituzioni e sugli enti, se sempre più persone con disabilità saranno economicamente attive, allora si potrà parlare di vere politiche di inclusione sociale, di diritti esigibili da parte di tutti e di meno discriminazione. In quel caso potremo dire che la Strategia sarà stata efficace».

Abbiamo sentito parlare di progetti per la Vita Indipendente realizzati con successo in Svizzera e anche di un movimento crescente in Spagna. Conosce queste realtà?
John Evans è stato a lungo presidente di ENIL (European Network on Independent Living)«Per quanto riguarda la Svizzera, è vero che ci sono stati dei progetti che hanno avuto dei buoni risultati, ma penso si tratti di esperienze limitate a una o due città.
Diverso, invece, il discorso per la Spagna, dove vi è stato, negli ultimi sette anni, un grande sviluppo della Vita Indipendente, guidato dal Foro de Vida Independiente [se ne veda in questo stesso sito l’intervista in esclusiva a Javier Romañach Cabrero, uno dei promotori, testo disponibile cliccando qui, N.d.R.], con il supporto di ENIL, e oggi il movimento spagnolo che promuove questo cambiamento è molto forte. I suoi componenti sono stati politicamente molto attivi, manifestando molto spesso per il loro diritto alla Vita Indipendente, cosicché in molte città e regioni spagnole sono stati istituiti progetti per l’assistenza personale e anche se il loro campo d’azione e le opportunità che offrono sono piuttosto limitate, vi è un enorme potenziale di sviluppo. Io stesso sono stato molto incoraggiato e stimolato dagli sviluppi della Vita Indipendente in Spagna».

Quali pensa saranno i prossimi passi del movimento mondiale per la disabilità?
«Credo che tutto dipenderà dalla piena ratifica della Convenzione ONU e dall’impatto e le conseguenze che questa avrà nei vari Paesi del mondo.
È importantissimo – in qualsiasi Paese viviamo – che ci attiviamo e svolgiamo un’intensa attività di “lobby” verso il nostro Governo affinché ratifichi il documento. Infatti, quando questo passo sarà compiuto, avremo un mezzo potente e uno strumento legale non solo per combattere tutte le discriminazioni ingiustificate, ma anche per sostenere i nostri tentativi di sviluppare la Vita Indipendente nel mondo, al di là della situazione economica e sociale dei singoli Paesi. Inoltre, è importante lavorare per consolidare i progressi fatti fin qui e per mettere in discussione le politiche che vorrebbero ridurli.
Stiamo affrontando un periodo difficile in Europa e nel mondo – a causa della situazione economica che si ripercuote sia localmente sia globalmente – e quindi dovremo combattere duramente per conservare tutto ciò che di buono si è ottenuto». (Crizia Narduzzo)

*Presidente fino al 2007 di ENIL (European Network on Independent Living).
La presente intervista è tratta dal n. 166 (luglio 2008) di «DM», periodico nazionale della
UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e qui riprodotta per gentile concessione.

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