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Cure e servizi per la salute mentale nei Paesi poveri

Mani di due diverse persone che cercano di congiungersi. Sullo sfondo il cielo«I governi, le istituzioni sanitarie, le agenzie delle Nazioni Unite e gli attori della cooperazione internazionale devono impegnarsi di più affinché, anche nei Paesi a basso reddito, chi soffre di disturbi mentali abbia accesso a cure e servizi adeguati»: questo l’appello che l’associazione non profit riminese Cittadinanza lancia in occasione della Giornata Mondiale per la Salute Mentale, promossa dalla WFMH (World Federation for Mental Health, ovvero la Federazione Mondiale per la Salute Mentale) e celebrata venerdì 10 ottobre dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

Fondata nel 1999, Cittadinanza è una delle poche organizzazioni non governative italiane ad occuparsi esclusivamente di salute mentale, sviluppando e sostenendo progetti di riabilitazione psichiatrica e di intervento psico-sociale nei Paesi a basso reddito. Qui i malati vivono nell’isolamento e non ricevono cure, come dimostrano anche i dati dell’OMS, secondo i quali hanno accesso a servizi sanitari adeguati solo il 9% dei 450 milioni di persone che oggi nel mondo soffrono di disturbi mentali.

«La malattia mentale ha uno stretto legame con la povertà – dichiara Maurizio Focchi, presidente di Cittadinanza – e sebbene i disturbi mentali siano presenti ovunque, si rileva una maggiore incidenza nei paesi a basso reddito, a causa della salute fisica precaria, della mancanza di istruzione, di impiego, della vulnerabilità a conflitti armati e a disastri naturali, dell’assenza di interventi e risorse adeguati. Nella maggior parte dei Paesi a basso reddito, solo l’1% del budget per la salute pubblica è destinato alla salute mentale. Occorre quindi aumentare gli investimenti e soprattutto sviluppare una psichiatria di comunità, passando dagli ospedali e dai grandi manicomi a servizi di cura diffusi sul territorio».

Secondo Cittadinanza, anche la cooperazione internazionale ha finora dedicato poche risorse alla salute mentale.
«Organizzazioni non governative e società civile – continua Focchi – possono fare di più. Bisogna superare certe barriere e dare avvio a nuove collaborazioni tra Paesi, agenzie sanitarie e associazioni nazionali e internazionali. Ma innanzitutto si deve abbandonare un certo modo di fare cooperazione, che non tiene conto degli interessi delle autorità nazionali. Infatti, associazioni e agenzie delle Nazioni Unite a volte si dimenticano di essere ospiti di un altro Paese. Dobbiamo invece cambiare approccio e rendere i Paesi beneficiari i veri protagonisti dei progetti di cooperazione».

Per realizzare in tutti i continenti sistemi di cura adeguati, Cittadinanza, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, promuove anche, dal 2008, il meeting internazionale denominato Rafforzare i sistemi di salute mentale nei Paesi a basso e medio reddito, la cui seconda edizione, in programma nell’aprile del 2009, porterà a Rimini le autorità di dodici Paesi in via di sviluppo, i referenti di organizzazioni non governative e agenzie sanitarie nazionali e internazionali, esperti di salute mentale e potenziali donatori, con l’obiettivo di diffondere buone pratiche e individuare gli strumenti idonei per rafforzare e sostenere i sistemi di salute mentale dei Paesi partecipanti.
(Ufficio Stampa Agenda)

Per ulteriori informazioni:
Cittadinanza ONLUS, tel. 0541 57684, info@cittadinanza.org.
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