Un brutto colpo per il Parlamento italiano. In una sera, infatti, si sono convertiti in carta straccia i più significativi trattati internazionali e un bel pezzo della nostra storia nazionale, quella più civile.
La Camera ha approvato la mozione sulle cosiddette “classi ponte”, sponsorizzata dalla Lega e i 246 voti contrari non possono davvero consolare in uno scenario così fosco.
Si tratta di un atto gravissimo che ci umilia e ci preoccupa, come cittadini da sempre impegnati nella promozione dei principi della non discriminazione e dell’inclusione sociale, per la deriva che un provvedimento come questo potrebbe generare in un momento in cui lo stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, alla presenza di papa Benedetto XVI, ha avvertito la necessità di lanciare un allarme razzismo.
Si torna dunque alle classi differenziali, in un Paese come il nostro che è stato un esempio in tutto il mondo – pur con tutte le criticità del sistema – per il coraggio di una legge che più di trent’anni fa si proponeva l’obiettivo di creare una scuola inclusiva per tutti. In particolare per gli alunni con disabilità fino ad allora segregati in istituti e classi speciali. Gli intenti espressi da quell’emendamento ritornano a separare, nel luogo più deputato alla crescita e al confronto.
Quella dell’onorevole Roberto Cota, il quale ha paradossalmente dichiarato che «le classi di inserimento sono uno strumento per garantire l’integrazione», è una visione rovesciata della storia della lotta all’esclusione, che non ha fatto che testimoniare quanto sia vero il contrario di quanto da lui sostenuto.
Non meno inquietante la dichiarazione dell’onorevole Paolo Romani, secondo il quale la presenza di alunni stranieri in una classe rallenterebbe la didattica degli altri, una considerazione utilizzata anche per gli studenti con disabilità dai fautori del ritorno alle classi speciali.
Il sottosegretario allo Sviluppo Economico dimentica che l’approccio antidiscriminatorio è frutto della cultura liberale che attraversa gli Stati Uniti e che considera il melting pot, il multiculturalismo, un vero e proprio fattore di sviluppo e di sana competizione. In quel Paese è il merito a dominare, non la categorizzazione sociale pregiudizievole al limite del razzismo.
L’auspicio della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap è quello che la maggioranza – nella quale non è mancato chi ha dimostrato la sua avversità a questa mozione – possa sospendere una decisione dai tratti così marcatamente discriminatori, in contrasto con i principi di piena inclusione dei bambini figli di lavoratori migranti in Italia.
Ci auguriamo lo faccia il Parlamento prima che si debbano invocare la Corte Costituzionale e la Corte di Giustizia Europea che non potrebbero che censurare duramente un’eventuale norma di quel tono, come già hanno fatto con disposizioni simili.
*Presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).