Non sono molte le famiglie che conoscono l’esistenza dell’UVM, l’Unità di Valutazione Multidisciplinare (rivolta ai disabili, ma anche ad altre fasce di utenza, quali gli anziani, i minori ecc.) e ancor meno quelle che ricorrono ad essa per ottenere quanto necessario, in termini di servizi, a una persona con disabilità grave. Forse sussiste ancora il pregiudizio che questa commissione si occupi solo di ricoveri in strutture o di erogazione di contributi per la non-autosufficenza, ma non è assolutamente vero.
L’UVM, infatti, è costituita a base distrettuale ed è attivabile direttamente su richiesta dei genitori (come è accaduto nel caso della famiglia di chi scrive) o tramite i servizi sociali o sanitari territoriali.
Il suo staff fisso (direttore medico distrettuale, direttore sociale distrettuale, assistente sociale, medico di base) può essere integrato da altre figure professionali e naturalmente dalla persona con disabilità o dai suoi familiari.
Scopo dell’UVM è quello di valutare situazioni sociosanitarie ad alta complessità, individuando soluzioni per migliorare la salute e la qualità della vita del cittadino con disabilità tramite l’utilizzazione delle risorse disponibili nella rete territoriale.
È ragionevole quindi pensare che le soluzioni meno costose e più efficaci – quale l’assistenza domiciliare integrata – dovrebbero essere privilegiate come intervento almeno di primo approccio alle necessità della persona con disabilità grave.
*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).