Un nuovo risarcimento cosiddetto “adeguato”, per danni da parto, è stato sancito in Liguria nei giorni scorsi, per la terza volta in pochi mesi. Questa volta, infatti, è stato il Tribunale Civile di la Spezia (giudice Alberto Cardino) a disporre un risarcimento parziale di 4.200.000 euro per un errore in sala parto con conseguenze gravissime per la neonata.
Con quest’ultima sentenza, dunque, ammonta a circa 12 milioni di euro il totale dei risarcimenti a carico della Regione, solo parzialmente coperti dalle assicurazioni stipulate dalle ASL.
Nella sentenza di la Spezia – come riferisce la cronaca locale del quotidiano «Il Secolo XIX» del 26 ottobre scorso (articolo intitolato Resa invalida in sala parto, la ASL pagherà 4 milioni di euro) – il giudice ha evidenziato il mancato rilevamento dei dati fondamentali di crescita del feto nelle ben sette ecografie effettuate, la sottovalutazione dei preoccupanti segnali nell’imminenza del parto (mancata effettuazione di un cesareo a fronte di fortissime sofferenze) e la non intubazione della neonata pur in assenza di pianto.
Restando valide tutte le considerazioni già espresse su queste colonne da chi scrive [si veda l’articolo intitolato Quanto «costa» una vita da disabile gravissimo?, disponibile cliccando qui, N.d.R.], in riferimento ad un caso analogo riguardante il Tribunale di Genova, notiamo che il danno quantificato nella sentenza non comprende ancora (ma verrà determinato prossimamente), il profilo patrimoniale; la madre, infatti, fu costretta a lasciare il lavoro per assistere la figlia.
Quest’ultimo aspetto accomuna i casi giudicati a quegli altri – moltissimi – ove la disabilità gravissima è dovuta ad un “atto di Dio” (ad esempio per malattie metaboliche, incidenti senza colpa di terzi ecc.): bello sarebbe se in tali situazioni, al risarcimento ottenuto per vie legali, si sostituisse un maggior impegno della società, con più servizi dedicati e una minore imposizione fiscale sulla famiglia con disabilità.
*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).