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Thalidomide: i sopravvissuti raccontano

Erwin Wurm, Untitled (Thalidomide), C-Print, 50x50 cm, ©DACS 2006. The UBS Art CollectionCreare una risposta alla carenza culturale e informativa sul problema dei thalidomidici che, pur essendo conosciuti in tutto il mondo, sono stati sin troppo “esonerati” dall’attenzione pubblica nel nostro Paese.
Sono questi, da sempre, gli obiettivi della TAI (Associazione Thalidomidici Italiani), nata in seguito ad un fenomeno che cominciò nel 1956, in seguito all’immissione nel mercato di uno psicofarmaco sedativo contenente il principio attivo chiamato appunto thalidomide (o talidomide) e che vide la nascita di circa 20.000 bambini nati malformati a causa dell’assunzione dl tale farmaco in gravidanza da parte delle madri (solo 10.000 bambini riuscirono a sopravvivere). Nel 1962 furono vietate le vendite in Italia di tali prodotti, con notevole ritardo rispetto ad altri Paesi europei.
Da qualche tempo, poi, il farmaco è stato reimmesso nel mercato per la sua utilità nella cura di malattie come la lebbra, il mieloma multiplo o altre ancora e alla luce della sua storia così socialmente nefasta, urge sempre un’efficace informazione ai cittadini italiani.
Ad oggi si stima che nel nostro Paese i soggetti thalidomidici siano circa duecento, molti dei quali noti e iscritti alla TAI, la quale ultima si occupa anche di altre malformazioni (amelìe, dismelìe) che hanno origini e cause diverse dalla thalidomide.
«Si trattò – spiega Nadia Malavasi, presidente di TAI ONLUS – di un’orrenda catastrofe, compiutasi e celatasi nel pianto di migliaia di madri, ciascuna convinta di una propria singolare sventura, se alcuni medici e legali non l’avessero portata ad evidenza, dimostrandone le cause e denunciandone le responsabilità. A loro e alla parte migliore della stampa si deve se la tragedia del thalidomide ha avuto fine, insegnando, forse, ad evitarne di analoghe».

Ora è imminente la prossima iniziativa di sensibilizzazione proposta da TAI, vale a dire il convegno pubblico denominato Thalidomide: i sopravvissuti raccontano, che si terrà sabato 8 novembre ad Andria, in provincia di Bari (Sala 2, UCI Cinemas Andria, c/o Ipercoop, ore 9.30), organizzato in collaborazione con le istituzioni locali.
Dopo i saluti del sindaco di Andria Vincenzo Zaccaro, aprirà la giornata la già citata Nadia Malavasi, presidente di TAI ONLUS, testimone e vittima del thalidomide, seguita da Benedetto Fucci, primario ospedaliero in Ginecologia e Ostetricia, Pina Marmo, segretario della Commissione Regionale Pugliese delle Politiche Sanitarie, Stefania Colucci, Public Affairs Regional Manager Celgene, gli assessori del Comune di Andria Giovanni Del Mastro (testimone e vittima del thalidomide), Emanuele Sgarra e Paolo Farina – rispettivamente allo Sviluppo Economico, alle Politiche Sociali e alla Pubblica Istruzione – e Vincenzo Tomasso, consigliere di TAI ONLUS.
Chiuderà il convegno la proiezione del film di Andreas Fischer Thalidomide: i genitori, sottotitolato e tradotto a cura di TAI ONLUS. (S.B.)

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